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Ecco la quinta puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 21 Giu 2117  10:41
Lunedì 27 febbraio - Ore 10
 
"Un uomo sulla cinquantina? No, tutti i soci del club hanno dai 40 anni in giù. Soltanto io ne ho qualcuno in più", disse Federico Lamatita, il presidente del "22 ottobre".
"Angela non mi ha mai parlato di quest'uomo, altrimenti lo avrei messo nell'elenco", fu la risposta di Paola Spezzafierro, l'amica del cuore di Angela Salviati che aveva consegnato al commissario la lista di coloro che avevano avuto recentemente rapporti amorosi o pseudo tali con la ragazza.
Noce posò il telefono. Inutile chiamare anche il padre di Angela. Figuriamoci se la ragazza gli aveva parlato della relazione con un uomo che poteva avere la sua stessa età.
Ma si trattava di una relazione vera e propria o l'uomo del McDonald's era uno dei tanti rapporti "usa e getta" di Angela Salviati?
In ogni caso il commissario intendeva trovarlo al più presto. Ormai era certo che non fosse lui l'assassino, ma poteva essere in possesso di informazioni importanti.
"Avanti!".
Le nocche che bussarono alla porta dell'ufficio della iena erano quelle della mano sinistra di Ferdinando Barbato, il medico legale. Era mancino.
A proposito, nulla finora nelle indagini aveva potuto chiarire se l'assassino Angela Salviati e Nicola Abruzzese era mancino o destro. Se è per questo, non si sapeva nemmeno se era uomo o donna.
"Di certo ha dato una bella botta al cranio di Abruzzese", disse il medico legale. Era lì per informare il commissario dei risultati dell'autopsia e ne avrebbe fatto volentieri a meno: le sedie dell'ufficio di Noce erano quanto di più scomodo potesse esserci per un peso massimo come Ferdinando Barbato (Peggio per te che ti abboffi come un maiale, pensò la iena).
"Vuol sapere una cosa buffa? Anche Nicola Abruzzese prima di essere ucciso è andato a mangiare da McDonald's".
La iena non ci trovava alcunchè di comico. "La prego, dottore, stavolta mi risparmi il menu. Salvo che non ci siano informazioni particolarmente interessanti".
"D'interessante c'è che il nostro Abruzzese era dedito ad ogni tipo di stupefacente. Pasticche soprattutto. Potrà trovare l'elenco completo nella documentazione. Adesso, se non ha altro da chiedermi, la lascio: devo andare a squartare qualche topo all'Università per i miei studenti".  L'aveva detto a bella posta, era a conoscenza dell'avversione del commissario per i ratti.
"Le auguro una buona vivisezione", lo congedò la iena suscitando lo sdegno del medico legale. Era a conoscenza dell'avversione di Barbato per coloro che usano il bisturi sugli animali vivi.
"Dissezione, commissario, si dice dissezione".
 
***
 
Lunedì 27 febbraio - Ore 19
 
"Cosa li pagano a fare? Si mettono la loro bella tuta bianca che li fa sembrare dei marziani, arrivano con quella valigetta del cazzo, si danno un sacco di arie, occupano la scena del delitto per un paio d'ore tenendo tutti alla larga e poi non scoprono mai niente", disse ad alta voce il commissario mentre esaminava il referto della scientifica sull'omicidio di Nicola Abruzzese.
La iena esagerava, ed era il primo a riconoscerlo. E' vero, gli uomini della scientifica non erano onnipotenti come quelli delle fiction che risolvono un paio di casi ogni settimana facendo fare agli investigatori la figura dei polli, ma in tante occasioni erano stati di grande aiuto a Noce nella risoluzione di casi anche particolarmente intricati.
Stavolta no, però. Stavolta effettivamente non avevano "scoperto un cazzo!", ribadì il commissario facendo sobbalzare con un pugno la cartellina sulla scrivania. Dentro c'era soltanto un misero foglio, una ventina di righe a sessanta battute nelle quali il commissario trovò soltanto aria fritta. "Potevano almeno complimentarsi con l'assassino, ci avrebbero fatto miglior figura".
Non era certo colpa degli uomini della scientifica se colui (o colei) che aveva ammazzato l'ex fidanzato di Angela Salviati aveva scelto come luogo del delitto un parcheggio polveroso nel quale tracce di scarpe e pneumatici si confondevano in un miscuglio indecifrabile. Ovviamente anche stavolta l'assassino (o l'assassina) aveva indossato guanti per evitare di lasciare impronte sull'arma del delitto, un comunissimo tubo di ferro che probabilmente aveva portato con sè in una borsa. Noce, quindi, aveva inviato i suoi uomini sul posto nella speranza che qualche telecamera avesse ripreso l'assassino mentre si avviava verso il parcheggio, ma il risultato era stato desolante.
"Ci troviamo davanti a un individuo particolarmente attento e furbo", confidò Noce ad Elio mentre il ristoratore abbassava la serranda della trattoria di via Lepanto. Elio Parlato era a conti fatti l'unico amico che Arcangelo Noce potesse annoverare. La cifra 1 corrispondeva anche al numero dei consanguinei del commissario: Antonio, il fratello maggiore, viveva da oltre vent'anni in America e da anni non si sentivano più. A Sulmona, la cittadina dell'Abruzzo dove Noce era nato e aveva mosso i primi passi come poliziotto, ormai non aveva più nessuno. Una iena solitaria.
"Questa sera mi hai fatto mangiare uno schifo, Elio. La bistecca non era al sangue, le patate bruciacchiate... Sto valutando seriamente l'ipotesi di cambiare trattoria".
"Faccia pure, commissario. Per lei non so, ma per me sicuramente sarà un vantaggio: sei volte la settimana, due volte al giorno, lei occupa da solo un tavolo che potrei riempire con quattro persone. Fatti i debiti conti, mi ha fatto perdere circa 1800 coperti l'anno. Quindi, se si toglie dai piedi, guadagnerò almeno 20.000 euro in più".
Quanti ne aveva sborsati l'assassino prima di chiudere la bocca ad Angela Salviati e Nicola Abruzzese? Neanche quello finora Noce era riuscito ad appurare. Sul conto corrente delle due vittime (ma Noce se l'aspettava) non c'erano tracce di somme rilevanti in entrata. Che fine avevano fatto quei soldi?
"Probabilmente la ragazza li ha spesi per comprare la 500", azzardò Elio mentre i due s'incamminavano verso le rispettive abitazioni".
"Non è da escludere, la macchina era stata acquistata da poco più di un mese. E forse - aggiunse il commissario - proprio per questo l'assassino l'ha ammazzata là dentro. Si è voluto togliere un altro sfizio oltre quello di sfigurarle il volto".
Soltanto ipotesi, poche certezze. E tutte negative finora. Noce aveva fatto esaminare anche il conto corrente di chi, ragionevolmente, avrebbe potuto essere l'autore del duplice omicidio. Un altro buco nell'acqua. E anche l'ispezione in casa di Nicola Abruzzese non aveva dato gli esiti sperati: nessuna traccia dei documenti grazie ai quali l'ex fidanzato di Angela Salviati era subentrato nel ricatto dopo l'uccisione della ragazza.
 
***
 
Martedì 28 febbraio - Ore 10
 
Giulio Baldini, allenatore della Rari Nantes Vomero, il n. 3 della lista che Paola Spezzafierro aveva consegnato ad Arcangelo Noce, era conosciuto come uno dei tecnici più bravi quando c'erano da risolvere nel corso di una partita situazioni particolarmente delicate. Dai suoi time out scaturivano quasi sempre scelte indovinate e ne avrebbe chiesto uno molto volentieri anche in quel momento. Ma non era seduto in panchina, era nell'ufficio di Arcangelo Noce e nel regolamento della Polizia le interruzioni non sono previste. In ogni caso la iena non aveva alcuna intenzione di dargli tregua.
"Io sono certo che lei non c'entra nulla con l'omicidio di Angela Salviati, mancano i presupposti: noi cerchiamo una persona che la ragazza ricattava e lei invece è pieno di debiti. Però lei si ostina a sottrarci informazioni che potrebbero esserci preziose per le indagini. Mi vuol dire una buona volta dov'era lunedì 20 febbraio quando hanno ammazzato Angela?".
"Glie l'ho già detto, commissario. Perchè non vuole credermi?".
"Perchè quello che mi ha raccontato finora sono tutte puttanate. Le conviene collaborare, signor Baldini.
Vuole che convochi in commissariato anche sua moglie per aiutarla a ricordare?".
Un lampo di odio attraversò gli incredibili occhi azzurri di Baldini (Sicuramente è con quelli che si è portato a letto Angela, pensò il commissario), ma lo sguardo magnetico non era l'unica dote particolare del 42enne biondo allenatore. Il coach della Rari Nantes Vomero possedeva una memoria fuori dal comune, però  davanti a Noce continuava a fare concorrenza allo smemorato di Collegno: "Non ricordo il cognome di quella donna, commissario, probabilmente non me l'ha neppure detto".
"Ricapitoliamo: secondo quanto lei sostiene, lunedì 20 febbraio alle ore 20,30 è uscito dalla piscina Scandone, ha incontrato una signora bruna che non riusciva a cambiare la gomma della sua auto, le ha prestato soccorso e siete finiti a letto a casa sua. E di questa donna, che sarebbe stata assieme a lei fino alle 7 del mattino successivo, lei sa soltanto che si chiama Anna. Mi ha forse pigliato per fesso, signor Baldini?".
"Commissario, glielo giuro, è la verità".
"E, guarda caso, lei non conosce neppure l'indirizzo della casa dove questa signora l'ha portato".
"Glie l'ho già detto. Era una villetta al mare dalle parti di Licola, una come ce ne sono tante. Come faccio a ricordarla?".
"Mi racconti tutto daccapo, magari la memoria le torna...".
"Al termine dell'allenamento  sono salito in macchina in direzione viale Kennedy e, davanti alla caserma dei Vigili del Fuoco, ho visto questa signora che stava cercando di svitare i bulloni della ruota posteriore sinistra della sua Golf. Ho accostato, mi sono offerto di prestarle aiuto, ho cambiato la gomma e lei mi ha chiesto: "Come posso sdebitarmi?". Non era bella, ma aveva la voce più sensuale che avessi sentito in vita mia e allora le ho risposto "Mi permetta di invitarla a cena". Lei ha rilanciato con "Io avrei un'idea decisamente migliore" e così l'ho seguita in macchina fino a Castelvol...".
"Prima mi ha detto che si trattava di Licola, signor Baldini. Ha intenzione di proseguire a lungo con queste stronzate? Io no, perciò favorisca immediatamente il numero di cellulare di sua moglie".
"D'accordo, commissario, le dirò la verità. Quella sera ero a casa del presidente della Rari Nantes Vomero, a letto con sua moglie. Il marito ogni tanto parte per lavoro e... La prego, commissario, se si viene a sapere perdo tutto: lavoro, famiglia e reputazione" (E bravo Baldini!, pensò Noce. Non pago della relazione con Angela Salviati, si faceva pure la moglie del presidente).
"Facciamo così: io dimentico questa storia della presidentessa e lei mi dice tutto quello che sa di Angela Salviati".
"Non c'è molto da dire, commissario. Sono stato con Angela soltanto una volta, è successo un mese fa durante una trasferta della squadra in Sardegna. E' venuta con noi assieme ad altri tifosi del club e la sera della partita siamo stati in camera mia. E' stata lei stessa, il giorno dopo, a dirmi che non ci sarebbe stata una seconda volta".
"Le ha parlato per caso di un uomo sulla cinquantina che Angela frequentava?".
"Si, commissario. Quando le ho chiesto spiegazioni circa la sua decisione di troncare immediatamente il nostro rapporto, le ho domandato se c'entrava il fatto che io avevo quasi il doppio dei suoi anni. "Ma guarda che non sei mica il solo - mi ha risposto -: io vado a letto con uomini anche più vecchi di te".
 
***

Martedì 28 febbraio - Ore 12

"Uomini anche più vecchi di te". Angela ne aveva parlato al plurale, ma in senso generico. E dunque poteva trattarsi anche di una persona sola. L'uomo del McDonald's.
Non si trattava sicuramente di Stefano Sardo, il giovane portiere della Rari Nantes Vomero, il quarto ed ultimo nome della lista di Paola Spezzafierro.
Questo qui non ha più di vent'anni, pensò Noce, e non sbagliò di molto. "Ho fatto 21 anni il 9 gennaio e proprio quel giorno Angela mi ha fatto il più bel regalo della mia vita. Il club "22 ottobre" aveva organizzato la festa per il mio compleanno nella sede e, prima che finisse la serata, Angela mise un bigliettino nella tasca della mia giacca. "Dopo non andare via, ci ritroviamo qui alle 23,30". Non era uno scherzo: dopo che tutti furono andati via, tornai nella sede e c'era lei ad aspettarmi. Facemmo l'amore per terra, non c'erano nè letti nè divani, e anche se ci fossero stati non credo sarebbero andati bene per le mie misure".
Stefano Sardo era alto 199 centimetri. Un gigante biondo con il volto da adolescente. "Ma vuoi toglierti dalla porta della nostra squadra che sei ancora un ragazzino! Ad Angela piaceva prendermi in giro, e più lo faceva più io paravo bene. Commissario, la prego, prenda quel verme che l'ha ammazzata".
"Quanto è durato il vostro rapporto?".
"Purtroppo non molto. Siamo stati insieme soltanto un'altra volta, ed è stato ancora più emozionante. Quella pazza, dopo aver chiuso il negozio del corso Umberto assieme al proprietario, è tornata indietro, mi ha fatto entrare e abbiamo fatto l'amore nel sottoscala. Nella foga abbiamo fatto cadere una fila di abiti, non le dico le risate. Quella sera stessa, però, mi ha dato il benservito".
Lo disse abbassando lo sguardo. "E lei c'è rimasto talmente male da cominciare a tempestarla di telefonate e di messaggi". E mostrò a Sardo il tabulato telefonico.
"Avevo perso la testa per lei, commissario, ma non sono stato io ad ammazzarla, glielo giuro".
"Non c'è bisogno che me lo dica lei, giovanotto. Lo so benissimo. Però può aiutarmi a prendere il suo assassino".
"In che modo? Sono a sua completa disposizione".
"Noi siamo certi che Angela aveva una relazione anche con un uomo molto più grande di lei, un uomo sui cinquant'anni. Non credo sia lui l'assassino, ma poichè finora non si è fatto vivo, sicuramente ha qualcosa da nascondere. Per caso Angela le ha parlato di quest'uomo?".
"Lei noi, però l'ho visto. Non conosco il suo nome, ma se lo rivedessi sicuramente lo riconoscerei".
La iena ebbe un sussulto. "Mi racconti tutto", e - benchè avesse un udito da elefante - istintivamente abbandonò lo schienale della poltrona e si sporse avanti appoggiandosi sulla scrivania.
"Mi vergogno a dirlo, ho pedinato Angela. Poichè non rispondeva nè al cellulare nè ai miei messaggi, una sera l'ho seguita in macchina dopo la chiusura del negozio. Ha preso la tangenziale a Fuorigrotta, è uscita a Pozzuoli e poi si è diretta verso il porto. Si è fermata nel parcheggio della biglietteria dei traghetti, dieci minuti dopo è arrivata una macchina blu, il guidatore è sceso e si è avvicinato alla 500 di Angela. Lei ha abbassato il finestrino, lui si è sporto verso di lei, hanno scambiato poche parole, poi Angela è scesa e insieme sono saliti sulla macchina dell'uomo. Li ho seguiti per un tratto, hanno preso la strada che da Pozzuoli porta a Lucrino. Poi, temendo di essere visto da Angela, ho smesso di pedinarli".
"E' in grado di descrivere l'uomo?".
"Era abbastanza più alto di Angela, non come me, ma sicuramente superava il metro e ottanta. Poteva avere cinquant'anni, forse anche qualcuno di più. Aveva i capelli brizzolati e indossava un giaccone imbottito grigio, uno di quelli che si usano sulle piste di sci".
"Lei è sicuro che i capelli fossero brizzolati?".
"Certo. Anzi, tendevano più verso il bianco".
Non era l'uomo del McDonald's.
Mario Corcione
 
FINE DELLA QUINTA PUNTATA
 
La sesta sarà pubblicata martedì 27 giugno
 
 
LA QUARTA PURTATA

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