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Ecco la quarta puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 13 Giu 2017  11:15
Venerdì 24 febbraio - Ore 11
 
Arcangelo Noce usava un cellulare Nokia di vecchia generazione, quelli che non si rompono mai, che servono soltanto a telefonare, che stanno comodamente in qualsiasi tipo di tasca. Costo 27 euro. Non lo avrebbe ceduto neppure per un Lamborghini TL700, che costa cento volte tanto. Anche perchè non lo avrebbe saputo usare.
Le iena detestava la tecnologia perchè aveva tolto la parola alla gente ("Non fanno altro che smanettare da mattina a sera, 'sti 'mbecilli"), ma l'amava più di ogni altra cosa al mondo quando si schierava dalla sua parte per aiutarlo a risolvere un caso. Dei cellulari di nuova generazione, ad esempio, il commissario apprezzava la facilità con la quale consentono alla Polizia di sapere dove sei stato in quel giorno e a quella data ora. A meno che, ovviamente, tu non tolga la scheda dal cellulare.
Lunedì 20 febbraio, prima di essere uccisa, Angela Salviati aveva cenato al "McDonald's" di viale Augusto, a duecento metri dal commissariato di Fuorigrotta.
"Ma lo sa quanta gente viene qui la sera, commissario? Come vuole che qualcuno ricordi di aver servito questa ragazza quattro giorni fa?!". Mauro D'Avino, il direttore del McDonald's di Fuorigrotta, guardò nuovamente la foto di Angela Salviati e scosse la testa.
"Non si sa mai, lei provi lo stesso. Faccia vedere la foto a tutto il personale e mi faccia sapere".
 
***
 
Venerdì 24 febbraio - Ore 12
 
Quando entrò nel suo ufficio, per poco al commissario non venne un colpo.
"Lo so a cosa sta pensando", disse Paola Spezzafierro dopo le presentazioni. "Tutti ci scambiavano per sorelle, ma eravamo soltanto grandi amiche".
La bionda che sedeva di fronte alla iena era la copia mal riuscita di Angela Salviati: stessa altezza e corporatura, stesso colore e taglio di capelli, ma decisamente meno avvenente. Paola Spezzafierro ne era consapevole: "Mi manca solo la sua bellezza, e non è poco, mi creda. Angela era bella anche dentro, una ragazza dal cuore d'oro".
Un assist che la iena  sfruttò immediatamente per vedere la reazione di Paola: "Lo sa che la sua amica, la ragazza dal cuore d'oro, ricattava qualcuno?".
Paola Spezzafierro non lo sapeva oppure era una grande attrice. La notizia le oscurò il volto e le mozzò il fiato: "Lei sta scherzando, vero?", disse con un filo di voce.
La iena scherzava di rado, e sicuramente non su queste cose. "E' proprio questo il motivo per cui Angela Salviati e Nicola Abruzzese sono stati uccisi".
"Nicola? E lui cosa c'entra? Erano tre mesi che Angela non lo vedeva più".
Noce continuò a giocare a carte scoperte: "Dopo la morte di Angela, Abruzzese è subentrato nel ricatto ed ha fatto la stessa fine. Lei dov'era la sera in cui la sua amica è stata uccisa?".
La Spezzafierro, proprio come Angela, era di carnagione chiarissima. Farla impallidire ulteriormente era praticamente impossibile, ma la iena ci riuscì.
"Non penserà che sono stata io?".
"Non lo penso minimamente", rispose Noce. "Per commettere due delitti del genere ci vogliono attributi che lei sicuramente non possiede". Come dire: non ti ci vedo proprio ad avvelenare una donna in una macchina e a spaccare il cranio ad un uomo in un parcheggio.
"Le ho fatto la domanda - proseguì Noce - per un altro motivo: prima di essere uccisa, Angela ha cenato in un McDonald's con qualcuno di cui non conosciamo il nome. Era lei questa persona?".
"No, commissario. Angela non la vedevo da qualche giorno, l'ultima volta che ci siamo sentite è stato sabato 18 febbraio".
La chiamata, infatti, risultava dal tabulato delle telefonate del cellulare di Angela. Lunedì 20 febbraio, il giorno del delitto, le chiamate erano state invece quattro: tre in uscita, una soltanto in entrata.
Ore 7,54: telefonata di Angela Salviati a Nicola Abruzzese. Durata 48 minuti (probabilmente parlarono del ricatto).
Ore 13,32: telefonata di Angela Salviati a Federico Lamatita, il presidente del club. Durata 47 secondi ("Mi disse che quella sera non sarebbe venuta al club", precisò poi Lamatita).
Ore 14,07: altra telefonata di Nicola Abruzzese ad Angela Salviati. Durata 11 minuti.
Ore 19,37: telefonata di Angela Salviati al padre. Durata 22 secondi ("Mi disse che non avrebbe cenato a casa", precisò Carmine Salviati).
"Soltanto quattro telefonate in un'intera giornata... come lo spiega?", chiese il commissario a Paola Spezzafierro".
"Possibilissimo. Il suo datore di lavoro non le permetteva di usare il cellulare durante gli orari di apertura. Ad Angela, inoltre, non piaceva stare al telefono, la considerava una perdita di tempo. E detestava Facebook e ogni tipo di messaggi. Questo lo sapevano tutti".
Per il giorno in cui è stata uccisa, infatti, il tabulato riportava un solo sms: sempre di Nicola Abruzzese. Ore 20,12.
Il nome di chi era andato a cena con Angela da McDonald's. Era quello che cercava la iena.
"Potrebbe essere stato chiunque", disse la Spezzafierro. "Le posso dire con certezza che in questo periodo Angela non aveva relazioni sentimentali serie. Voleva solo divertirsi e passava da un letto all'altro con una facilità impressionante. Si tratta per lo più di pallanuotisti, ma nella lista c'è anche un allenatore".
Noce passò ad Angela foglio di carta e penna: "Scriva qui nome, cognome e squadra di appartenenza".
 
***
 
Venerdì 24 febbraio - Ore 17

Come tutti i commissari di questo mondo, ad Arcangelo Noce detto "la iena" piacevano i casi nei quali l'assassino era talmente maldestro da lasciare la propria firma sul luogo del delitto. Magari un bel mozzicone di sigaretta con tanto di dna. Ma l'assassino di Angela Salviati evidentemente non fumava o era sufficientemente educato da non fumare in macchina, o più semplicemente era stato molto attento. La scientifica, infatti, nell'abitacolo della 500 nulla trovò di talmente utile da permettere a Noce di spiccare un bel mandato di arresto. Per il momento, quindi, il commissario doveva andare avanti con gli interrogatori sperando di ottenere qualche informazione utile.
Il primo nome sulla lista che gli aveva fornito Paola Spezzafierro non era italiano. Moreno Vicente, attaccante spagnolo della Rari Nantes Vomero, era un bel giovanotto bruno. Altezza e corporatura media, sguardo intelligente. Era raro che alla iena qualcuno riuscisse simpatico a prima vista, lo spagnolo fu un'eccezione. E il commissario - incredibile per una iena ma vero - sperò che non fosse lui l'assassino.
"Moreno Vicente, giusto? Oppure è il contrario?".
"Commissario, mi chiami come vuole. Ormai ci sono abituato allo scambio di nome e cognome". Parlava benissimo l'italiano.
"Ai genitori - aggiunse il pallanuotista - dovrebbe essere vietato dare ai figli nomi che inducono all'equivoco e che ti condannano per tutta la vita a rifare documenti perchè ogni tanto c'è qualcuno che inverte nome e cognome. Comunque, il mio nome di battesimo è Moreno".
Poichè Moreno Vicente gli andava a genio, la iena non sparò subito "Dov'era quando hanno ammazzato Angela". Optò per una domanda più soft: "Dove ha conosciuto Angela Salviati?".
"Al Circolo della Rari Nantes Vomero, circa un mese fa. Durante una festa si è avvicinata e mi ha portato un "Margarita". Io non sopporto l'alcool, mi fa venire immediatamente mal di pancia, ma Angela era talmente bella che l'ho bevuto tutto. Pur di piacerle, avrei ingoiato anche l'ombrellino del cocktail! La sera stessa siamo andati a letto a casa sua, il padre era fuori Napoli per lavoro. Ci siamo rivisti un paio di volte, poi mi ha scaricato: "Sei molto dolce e carino, con te sono stata bene, ma le relazioni durature non fanno per me".
"E lei come l'ha presa?".
"Benissimo, commissario. Per me è stato un sollievo. A Barcellona ho una fidanzata, è una cosa seria, in ogni caso Angela sarebbe stata soltanto un incidente di percorso".
"Le piace il cibo di McDonalds?".
"Non è proprio il massimo, preferisco roba più tradizionale. Ma perchè mi fa questa domanda?".
"La sera in cui è stata uccisa, Angela è stata al McDonald's con qualcuno. E noi non sappiamo di chi si tratta".
"Non ero io. L'ultima volta che siamo usciti assieme è stato agli inizi di giugno, siamo andati al cinema. E non so davvero chi possa essere questa persona", aggiunse Moreno Vicente anticipando la domanda del commissario.
 
***
 
Venerdì 24 febbraio - Ore 18,30

"Ci vedevamo ogni tanto a casa mia e la cosa finiva lì. Quello che faceva Angela quando non stavamo insieme non mi riguardava nè m'interessava. Quindi non so assolutamente chi possa essere andato con lei quella sera da McDonald's".
Il n. 2 della lista, al contrario dello spagnolo, alla iena stava cordialmente sulle palle ("Probabilmente - pensò il commissario - un tatuaggio ce l'ha pure lì, quest'imbecille").
Di sicuro uno bello grande ricopriva il lato sinistro del collo: una scimmia azzurra con in testa un berretto con la scritta "I dream". Ad Arcangelo Noce le scimmie facevano schifo quasi quanto i topi e i serpenti. Quanto ai tatuaggi, non riusciva proprio a comprendere perchè la gente si faceva dipingere la pelle. Aveva letto da qualche parte che faceva anche un male boia.
Sorrideva la scimmia che Roberto Marrone aveva sul collo. Il suo "padrone" invece se ne stava lì, di fronte a Noce, con l'aria strafottente sul volto tappezzato da efelidi. I lunghi capelli rossi scendevano sul collo e accarezzavano la scimmia e il bel giaccone blu del gigantesco difensore centrale della Partenope, unica formazione napoletana del campionato di A2.
"Insomma, lei mi sta dicendo che il suo rapporto con Angela Salviati era del tipo usa e getta". Espressione tipicamente da iena. "Quando vi siete visti l'ultima volta?".
"Domenica sera. A casa mia".
Il giorno dopo sarebbe stata uccisa. "Angela le è sembrata preoccupata?".
"No, soltanto particolarmente arrapata. Abbiano passato tutta la notte insieme". E sorrise come per dire: "Sono cose che tu puoi soltanto immaginare, sbirro di merda". L'antipatia era reciproca.
La iena passò all'attacco: "Lei dov'era lunedì 20 febbraio alle 22?".
Marrone non si fece sorprendere: "Vuol dire quando Angela è stata uccisa? Ero al cinema con un mio compagno di squadra, Giulio Talamonte. Può controllare subito se vuole. Le scrivo qui il suo numero di cellulare".
Suonò il telefono sulla scrivania di Noce: "Maledizione, vi avevo detto di non disturbarmi per nessun motivo!... D'accordo, passamelo...", e con la mano fece segno a Marrone che poteva andare. "Ok, direttore, me lo mandi immediatamente".
 
***

Dieci minuti dopo il ragazzo era seduto davanti a Noce. Sotto il giaccone la maglietta rossa con la "M" di McDonald's.
"Certo che la ricordo! Come si fa a dimenticare una così... Era seduta a pochi metri dal mio posto di lavoro, io sto alle friggitrici. Per poco non ho fatto bruciare tutte le patate. "Guarda quella!", ho detto ad un mio collega. "Che cazzo ci fa qui una del genere? Dovrebbe essere ad un concorso di bellezza".
"C'era qualcuno con lei?".
"Un uomo sulla cinquantina. Mi ha fatto perdere la scommessa".
"Cioè?".
"Mi sono giocato una birra col mio collega: lui diceva che stavano insieme, io sostenevo che era il padre. Ha vinto lui: a un certo punto lei lo ha baciato sulla bocca".
"Cos'altro mi puoi dire di quell'uomo? ".
"Non molto, commissario. Ricordo che era bruno e ben vestito".
"Se lo vedessi nuovamente, saresti in grado di riconoscerlo?".
"Non credo proprio, commissario. Io guardavo soltanto lei".
Mario Corcione
 
FINE DELLA QUARTA PUNTATA
 
La quinta sarà pubblicata martedì 20 giugno

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