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Waterpolo People

Le prime nove puntate

  Pubblicato il 01 Apr 2120  13:27
LE PRIME QUATTRO PUNTATE
 
DALLA QUINTA ALLA NONA PUNTATA
Al contrario delle previsioni della iena, il trasferimento fino a Torre del Greco fu più tranquillo del previsto. Troppo tranquillo. Donatella Dell'Angelo non superò i 90 neppure in autostrada.
"Che ti è preso? Hai paura che ti tolgano i punti dalla patente?", chiese Noce un paio di chilometri prima del casello di Torre del Greco.
"Ma lei non era quello che si lamentava perchè andavo troppo forte? Come vede, l'ho accontentata".
Ma la risposta non convinse il commissario. C'era qualcosa che non andava. Certo, negli ultimi tempi Donatella Dell'Angelo aveva accusato frequenti sbalzi di umore a causa dell'aborto spontaneo che a fine ottobre gli aveva fatto perdere il bambino, ma l'intuito di Noce gli suggerì che c'era dell'altro. I primi sospetti li aveva avuti quando Donatella era andata a prenderlo sotto casa: particolarmente incline a parlare continuamente di questo e di quello durante la guida, il vice commissario quella mattina era andata avanti a monosillabi per tutto il tragitto da via Consalvo all'autostrada.
Abituato a non farsi gli affari suoi in ogni caso, anche quando non si trattava di faccende d'ufficio, Noce domandò: "C'è qualcosa che non va?".
"Nulla, commissario. E' tutto a posto". Ma il tono era tutt'altro che convincente e la confessione, improvvisa, arrivo dopo che ebbero oltrepassato il casello di Torre del Greco.
"Walter ha un'altra".
"E' impossibile", ribattè Noce. "Possibilissimo", pensò la iena. "Tuo marito, dopo anni di cecità assoluta, finalmente si è reso conto di quanto sei racchia".
Poi cominciò l'interrogatorio: "Cosa ti fa pensare che abbia una relazione?".
"Dettagli, intuito femminile, piccole cose che una moglie capta pur non avendo la benchè minima prova".
"E cioè?", incalzò la iena.
"Vede, commissario, Walter è sempre stato "in quel senso" una persona particolarmente affettuosa. Più di una volta, esasperata fisicamente dai suoi eccessi, sono stata tentata di mettergli le manette. Ma da un paio di settimane amen, nemmeno una carezza, stiamo andando avanti come fratello e sorella. E' questo può avere una sola spiegazione: si è fatto l'amante".
"Ma questa sua freddezza non potrebbe essere stata causata da problemi di lavoro?".
"Ma quali problemi, commissario!", sbottò Donatella. "Mai come in questo periodo il salone di bellezza va a gonfie vele, la clientela è aumentata a vista d'occhio. Ed è proprio questo il punto: secondo me ha perso la testa per una nuova cliente e adesso se la stanno spassando alla faccia mia".
L'immagine del marito e dell'amante intenti a farsi beffe di lei ci mise pochissimo a percorrere il tragitto dal cervello al piede destro di Donatella, che tornò a pigiare sull'acceleratore per le tortuose stradine che dalla sommità di Torre del Greco conducevano alla zona della marina, dove c'era il mobilificio del fu Enrico Ruggiero. Noce si aggrappò con forza alla maniglia sopra il finestrino e cercò disperatamente qualche domanda che potesse avere l'effetto di calmare Donatella, di ripristinare la pachidermica guida che il vice commissario aveva mantenuto fino a quel momento. Ma gli uscì soltanto questa: "Hai provato a parlargli, a chiedere spiegazioni?".
"Non ci penso nemmeno, non voglio metterlo in guardia. Una di queste sere lo pedino e - se lo scopro sul fatto - gli faccio pentire di aver sposato un poliziotto". E con rabbia colpì il cruscotto con un pugno.
Il tentativo del commissario di calmarla era miseramente fallito. Anzi, ebbe l'effetto opposto: aumentarono contemporaneamente i giri del motore e le pulsazioni di Noce, che paradossalmente pensò: "Male che vada, a Ruggiero lo chiederò direttamente lassù il nome dell'assassino".
Lo rincuorò la vista dell'insegna del mobilificio. "Ci siamo, Donatella, parcheggia qui, il resto ce lo facciamo a piedi".
"E perchè mai? Sicuramente c'è il parcheggio all'interno del mobilificio", dove entrò a razzo, infilò la macchina di servizio tra una Panda e una Passat e frenò di botto a pochi centimetri dal portabagli della Volvo che stava davanti.
Avere pochi capelli, per giunta portati all'indietro, aveva garantito al commissario la loro perfetta tenuta. Ma dentro era scombussolato e accetto volentieri il the (con biscotti) che Daniele Gambino gli offrì quando li fece accomodare nel suo ufficio.
Era il direttore del mobilificio e Donatella, condizionata dall'ambiente, si lasciò andare a una battuta con Noce quando Gambino si allontanò per ordinare le bevande: "E' grosso come un armadio".
"E ce lo vedo benissimo stringere la sciarpa intorno al collo di Ruggiero", aggiunse sottovoce la iena.
Alto oltre il metro e ottantacinque, capelli e occhi castani, lineamenti regolari, Gambino viaggiava sulla cinquantina e colpì Donatella per due particolari: la voce calma e suadente e una lunga cicatrice tra il labbro e il mento. Il direttore afferrò lo sguardo del vice commissario e con un sorriso spiegò: "Me la sono fatta sciando, mi è andata bene. Ma credo proprio che non siate venuti per questo e sono pronto a darvi tutti i chiarimenti di cui avete bisogno".
"Dopo la morte di Ruggiero chi si occuperà del mobilificio?", chiese Noce addentando il secondo biscotto.
"Bella domanda, vorrei saperlo anch'io. Attendo disposizioni dagli eredi".
"Tutto il patrimonio, mobilificio compreso, andrà ad una sola persona: Martina Vollero, la compagna di Ruggiero. Lei la conosce?", chiese la iena.
"Certo, è venuta qui più volte assieme ad Enrico. E' un'allenatrice di pallanuoto, giusto?".
"Giusto. Questo la preoccupa?".
"Siamo tutti preoccupati qui dentro per il futuro del mobilificio: Enrico Ruggiero per questa azienda è insostituibile. Un genio. L'ha creata dal nulla e l'ha fatta diventare una delle più importanti realtà imprenditoriali del meridione".
"Come erano i suoi rapporti con Ruggiero?".
Gambino non ci pensò su neppure un attimo prima di rispondere "Pessimi". E immediatamente dopo aggiunse: "Prima che lo venga a sapere da qualcun altro, le dico subito che Ruggiero stava per licenziarmi. Questione di giorni e sarei stato messo fuori dall'azienda?".
"Il motivo?".
"Il più semplice e frequente di questo mondo, commissario: voleva mettere un'altra persona al posto mio: Riccardo Grazioso, il figlio di un politico pugliese. La mia poltrona in cambio di favori, nel mondo imprenditoriale funziona così. La morte di Ruggiero è stato un pessimo affare per il mobilificio, un colpo di fortuna per il sottoscritto. Assolutamente involontario, aggiungo. Non sono stato io ad ucciderlo".

***

Non gli era mai capitato in oltre vent'anni di esercizio. Tavolo numero 8, accanto a quello del commissario.
"Io da qui non mi muovo".
"Ma sono le 15, signore, è orario di chiusura", gli fece notare gentilmente Elio.
"Se è orario di chiusura, lui cosa ci fa ancora qui'", chiese l'ometto indicando Noce.
"Dobbiamo parlare di affari", rispose Elio sempre con la massima gentilezza.
"Affari? Ma se finora ha mangiato per quattro. Se resta lui, rimango anch'io. Mi porti una porzione di tiramisu".
Noce rimase impassibile. Elio cominciò a spazientirsi: "Il ristorante è chiuso, non si accettano più ordinazioni. Paghi il conto e lasci il locale, per cortesia".
"Io non pago proprio nulla se lei non mi porta subito la porzione di tiramisu che ho chiesto".
"E io l'arresto", disse con calma glaciale la iena poggiando sul tavolo n.8 il distintivo.
L'ometto non disse altro. Pagò il conto, si alzò e in fretta e furia lasciò la trattoria.
"Cose da pazzi", commentò Elio.
"E questo è niente", aggiunse Noce e raccontò all'amico-ristoratore "l'alibi più curioso che mi sia capitato di ascoltare in vita mia".
"Questo Gambino, che ha motivi più che validi per aver spedito all'altro mondo Enrico Ruggiero, indovina dov'era mentre lo ammazzavano?".
"Si stava scopando una".
"Come cazzo hai fatto?", chiese la iena con gli occhi da fuori.
"Mi sono buttato ad indovinare. Ma non ci vedo nulla di strano in questo alibi".
"Perchè non conosci il resto. Devi sapere che questo Gambino fa collezione di pastori del presepe e domenica scorsa, secondo quanto lui afferma, è andato a San Gregorio Armeno in cerca di qualche pezzo interessante. Mentre stava guardando le bancarelle, si è avvicinata una turista giapponese per chiedergli un'informazione, Gambino l'ha abbordata, l'ha caricata in macchina, l'ha portata al Parco della Rimembranza e se l'è scopata. Alle 16 l'ha riaccompagnata in centro, si sono salutati e chi s'è visto s'è visto".
"Cioè - aggiunse Elio - non sa il nome della giapponese nè del suo albergo".
"Esatto. E non si sono nemmeno fermati a mangiare in un ristorante. Hanno preso qualcosa in rosticceria e l'hanno consumata in macchina prima di scopare. Ovviamente è quello che sostiene lui, ma non ha alcuna possibilità di dimostrarlo. E nemmeno noi. Di certo c'è soltanto questo: alle 12,45 ha telefonato alla moglie e le ha comunicato che non sarebbe tornato per pranzo. Le ha detto che aveva incontrato un amico e che avrebbe mangiato con lui. Mi ha fatto vedere la telefonata sul display del cellulare, corrisponde. Ma potrebbe essere tutta una messinscena".
"Invece di scoparsi la giapponese al Parco della Rimembranza, è andato al campo Simpatia ad ammazzare Ruggiero", concluse Elio.
 
***
 
Mercoledì 18 marzo - Ore 9,03
"Vuoi un caffè", chiese un giovane poliziotto a Donatella Dell'Angelo davanti alla macchinetta automatica del commissariato di Fuorigrotta.
"Ti ringrazio ma non posso. Sono in ritardo, il commissario mi aspetta per un briefing".
Termine che mai e poi mai si sarebbe sognata di pronunciare davanti a Noce, poco favorevole all'abuso di vocaboli stranieri. L'ultima volta che lo aveva fatto si era presa una cazziata, aveva parlato di brand e la iena le aveva risposto: "Che cazzo è, un liquore? Non lo sai che esiste il termine marca?".
Andavano benissimo, invece, al commissario i neologismi stranieri ormai di uso comune: "Hai mandato la mail al procuratore per l'autorizzazione a controllare il traffico di chiamate sul cellulare di Gambino?".
"Certo. L'ho fatto non appena siamo rientrati dal mobilificio".
"E allora, non appena abbiamo finito, ricordati di sollecitare l'operatore telefonico".
 
***
 
Non ci volle molto per fare il punto della situazione, le indagini finora avevano permesso agli inquirenti di entrare in possesso di informazioni al momento ancora abbastanza limitate, la cui sintesi era la seguente:

- Tre persone potevano avere avuto interesse a che Ruggiero passasse a miglior vita:
1. Martina Vollero, la sua compagna, unica erede di un patrimonio valutato 60 milioni di euro
2. Bruno Gambino, il direttore del mobilificio di Ruggiero in odore di licenziamento
3. Giuseppina Dall'Orso, la moglie dell'uomo che Ruggiero aveva ucciso nel 2007 in un incidente stradale

- Di queste tre persone, valutazioni del commissario e del suo vice avevano portato ad escludere la Dall'Orso, per cui l'elenco dei sospettati si era ridotto a due, la cui posizione era la seguente:
Martina Vollero aveva un alibi, confermato dalla cameriera: all'ora del delitto si trovava a casa.
"Ma la cameriera potrebbe aver mentito - puntualizzò Noce -. Se invece è sincera, nulla esclude per il momento che Martina Vollero abbia commissionato il delitto".
Anche Bruno Gambino possedeva un alibi, ma la giapponese che sarebbe stata con lui al momento del delitto era di fatto irrintracciabile. L'alibi, quindi, era come se non ci fosse.
 
***

Per ottenere i tabulati telefonici il più presto possibile il commissariato di Fuorigrotta si rivolgeva sempre allo stesso operatore.
"Te lo farò avere entro mezzora, non ti preoccupare", disse a Donatella Dell'Angelo.
"Visto che ci sei, puoi farmi avere le telefonate in entrata ed uscita anche di un altro numero?", chiese Donatella.
"C'è la richiesta del procuratore?".
"No, è una questione mia personale, un favore che ti chiedo".
"Vorrei tanto poterti accontentare, Donatella, ma davvero non posso. Rischio il posto".
"Capisco. Vorrà dire che la prossima volta che mi chiederai i biglietti per la partita del Napoli, dovrò risponderti esattamente come hai fatto tu".
Arcangelo Noce, in qualità di commissario, riceveva ogni volta che il Napoli giocava al San Paolo due biglietti-omaggio per le partite e puntualmente li girava al suo vice: "Tienili tu, io non so che farmene". Donatella, pertanto, si serviva dei tagliandi-omaggio per ottenere piccoli favori a destra e a manca, ma sempre per finalità legate a questioni di servizio. Stavolta no: il numero per il quale richiedeva il tabulato delle chiamate era quello di Walter, suo marito, e il problema da risolvere era del tutto personale: scoprire se effettivamente aveva un'amante.
"E allora?", chiese Donatella all'operatore.
"E allora vorrà dire che correrò il rischio. Avrai il tabulato assieme a quello di Gambino. Ma voglio i biglietti anche per la prossima partita di Champions. Prendere o lasciare".
Donatella prese.

***
 
I due tabulati arrivarono contemporaneamente alle 10,25: quello "speciale" richiesto da Donatella sulla posta elettronica del vice commissario, quello di Gambino sulla mail del commissario Noce. "Adesso lo stampo e ce lo guardiamo insieme", disse la iena a Donatella, seduta di fronte a lui dall'altra parte della scrivania.
"Io veramente...".
"Veramente cosa?", chiese Noce visibilmente infastidito dall'obiezione del suo vice.
"Dovrei andare urgentemente in bagno", aggiunse Donatella. Ma in realtà voleva andare di corsa nel suo ufficio, aprire la posta elettronica e guardare l'unico tabulato che le interessava veramente: quello del marito.
"Falla qui", la invitò Noce. "Il bagno sai dov'è, accomodati pure".
Donatella si alzò a malincuore, andò dall'altro capo della stanza, entrò nel bagno e alzò il coperchio del water facendolo sbattere rumorosamente sullo sciacquone affinchè la iena pensasse che stesse espletando un bisogno di cui il vice commissario non aveva il benchè minimo stimolo. Poi premette il pulsante dello sciacquone, si lavò le mani e tornò a sedersi di fronte a Noce ripromettendosi più avanti di trovare una scusa per andar via alla quale Noce non potesse opporsi.
"Io mi prendo marzo, tu guarda le telefonate di gennaio e febbraio", stabilì la iena. I due inquirenti cominciarono a spulciare i rispettivi elenchi.
"Domenica mattina - precisò la iena - c'è soltanto la chiamata fatta alla moglie. Ma potrebbe aver utilizzato una scheda sim per telefonare a Ruggiero al campo Simpatia prima di ucciderlo, anche se è davvero fantascientifico ipotizzare che l'imprenditore abbia dato appuntamento a Gambino durante una partita di calcio. Se avevano qualcosa da darsi, avrebbero potuto tranquillamente farlo il giorno dopo in ufficio".
Donatella obiettò: "Può darsi, tuttavia, che la paura di essere licenziato da un momento all'altro, forse anche il lunedì successivo, abbia indotto Gambino a chiedere un appuntamento urgente a Ruggiero".
"Si, ma sul tabulato questa telefonata non c'è", replicò la iena.
"Faccia vedere un po'...".
Donatella si alzò, andò dall'altro capo della scrivania, si piazzò alle spalle del suo capo e... "Guardi qui: sabato, il giorno prima del delitto, c'è una telefonata di Ruggiero a Gambino, e precisamente alle 13,47, poco dopo l'orario di chiusura del mobilificio. Può darsi che proprio in quell'occasione i due abbiano fissato l'appuntamento per domenica al campo Simpatia".
"Può darsi, ma come è possibile che i due siano finiti nella zona degli spogliatoi? Di certo sappiamo che Ruggiero era la prima volta che metteva piede in quello stadio. Per quanto riguarda Gambino...".
"...non ci resta che chiederglielo", disse Donatella.
 
***
 
6 minuti e 43 secondi la durata della telefonata che sabato 14 marzo, il giorno prima di essere ucciso, Enrico Ruggiero aveva fatto a Bruno Gambino.
"Cosa vi siete detti?", chiese telefonicamente Noce al direttore del mobilificio. Donatella Dell'Angelo era appena uscita dall'ufficio della iena ed era andata di corsa nel suo. "Si è scaricato il cellulare, vado a prendere il caricabatterie", era questa la scusa che si era inventata per poter esaminare in santa pace il tabulato delle telefonate di suo marito che aveva ricevuto via mail e dal quale attendeva una risposta all'interrogativo che più le premeva in quel momento: "Mi ha fatto le corna oppure no?".
La risposta di Gambino a Noce, invece, fu la seguente: "Mi chiamò per questioni d'ufficio, una fornitura di materiale per il mobilificio".
"E se n'è ricordato un quarto d'ora dopo l'orario di chiusura?", osservò la iena.
"Che ci vuol fare? Ogni scusa era buona per rompermi le scatole. Le ho già detto che i nostri rapporti ormai erano ai ferri corti e che attendevo la lettera di licenziamento da un momento all'altro".
"Lei come stava vivendo questo momento di difficoltà?", domandò Noce.
"Mi sta chiedendo se ero incazzato con lui al punto di ucciderlo? No, commissario, me n'ero fatta una ragione. A conti fatti, del resto, avevo tutto da guadagnare: una bella liquidazione e una causa di lavoro da intentargli per tutti quei diritti che nel corso degli anni ho maturato e non mi ha mai riconosciuto. E poi io sono il direttore del mobilificio da oltre dieci anni, in tutto questo tempo ne ho fatte di conoscenze nel settore. Non mi sarebbe stato difficile trovare un altro posto".
"Un'ultima domanda: lei è mai stato al campo Simpatia di Pianura?".
"Mai, nè il giorno del delitto nè in precedenza. Il calcio non mi piace, da ragazzo ho fatto rugby e atletica leggera. Se lo metta in testa, commissario: non sono stato io ad uccidere Enrico Ruggiero".

***
 
Ma Noce era tutt'altro che intenzionato ad abbandonare la pista e fece un colpo di telefono a Martina Vollero, che confermò - ma soltanto in parte - le affermazioni di Gambino: "E' vero, Enrico voleva cacciarlo, ma non per mettere al posto suo qualcuno che gli avevano caldeggiato. Si voleva liberare di lui per un semplice motivo: rubava. Nel corso degli anni aveva sottratto piccole somme di danaro, ma Enrico aveva sempre chiuso un occhio perchè Gambino nel suo lavoro è molto bravo. Poi, però, le somme sono diventate più consistenti e ha deciso di interrompere il rapporto. Venerdì, due giorni prima di essere ucciso, Enrico mi ha detto che lunedì avrebbe fatto partire la lettera di licenziamento, ma non ha avuto il tempo di farlo".
"Le risulta che Ruggiero abbia ricevuto minacce da Gambino?".
"No, altrimenti glielo avrei già detto, commissario". E anticipò la successiva domanda di Noce aggiungendo: "Gambino non lo conosco affatto, l'ho visto quelle rare volte che sono stata al mobilificio, ma Enrico me l'ha sempre dipinto come una persona senza scrupoli, capace di qualsiasi cosa pur di farsi largo nella vita e nel lavoro".
"Chi altri del mobilificio era a conoscenza della situazione che si era creata in azienda?".
"Si riferisce alle ruberie di Gambino o al suo licenziamento?".
"Ad entrambe le cose", precisò la iena.
"Del licenziamento un po' tutti, da quello che mi ha detto Enrico. Delle continue ruberie, non saprei".
"E adesso che lei diventerà la proprietaria, di Gambino che ne sarà?".
"Non lo so, devo consultarmi con lo studio legale che segue gli interessi del mobilificio. Vede, commissario, la morte di Enrico è già stato un colpo durissimo per l'azienda, la perdita di Gambino sarebbe il colpo di grazia".
"E lei? Smetterà di fare l'allenatrice di pallanuoto?".
"Non se ne parla nemmeno. Si guadagna poco, è vero, e anche le gratificazioni sono scarse perchè il nostro sport non è seguito dalla grande massa, ma la pallanuoto ti entra nel sangue... E poi non potrei stare lontano dalle mie ragazze: tra qualche giorno, infatti, riprenderò gli allenamenti".

***

Donatella Dell'Angelo tiro un sospiro di sollievo: "Niente!", commentò ad alta voce. "Qui non c'è niente".
Sul tabulato telefonico del cellulare del marito una quantità innumerevole di telefonate (Walter lo usava anche per gestire la clientela del salone di bellezza) ma quasi tutte non superavano la durata di un minuto, e quelle che sforavano i sessanta secondi appartenevano a numeri a lei familiari, cioè di amici e parenti.
Poi però, riflettendoci, si diede della stupida. "E che cazzo, Donatella, sei un poliziotto! Dovresti sapere benissimo che potrebbe avere usato un'altra scheda telefonica per parlare con quella stronza", dando già per scontato che il marito avesse un'amante.
Perciò decise che lo avrebbe pedinato.

***

Lui uscì dalla macchina alle 22.30, lei lo seguì.
Lui si appoggiò con la schiena al muretto, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Era l'ultima. L'accese, tirò una boccata e respirò il fumo acre a pieni polmoni. Appallottolò il pacchetto, si guardò intorno alla ricerca di un contenitore per l'immondizia ma non lo trovò. Rimise il pacchetto in tasca ripromettendosi di gettarlo alla prima occasione.
Lei lo guardò con aria torva. Non aveva mai approvato la sua decisione di riprendere a fumare. Ma non era il momento, c'erano cose ben più importanti da chiarire.
Lui sorrise, lei pensò: "C'è poco da stare allegri, dovrai assumerti le tue responsabilità".
Lui si chiamava Adriano e aveva 20 anni. Lei Barbara. Ne aveva 19 ed era incinta. Lui non lo sapeva, lei glielo avrebbe detto da lì a qualche minuto.
"Dai, facciamo due passi, Barbie. La serata è bellissima".
"Ok, ma chiudi a chiave la macchina, non sono tranquilla".
"Ma chi vuoi che se la prenda, quella carretta", è indicò la vecchia Tipo amaranto nella quale poco prima avevano fatto l'amore.
Cominciarono a percorrere, l'uno accanto all'altra, mano nella mano, il lungo rettilineo alberato del Parco Virgiliano. Barbara stava aspettando il momento giusto per dirglielo, ma almeno per quella sera, che entrambi non avrebbero dimenticato mai, fu costretta a rimandare il suo proposito. Due occhi spalancati, incollati al vetro, li guardavano dal finestrino anteriore di una Volvo.
 
***
 
Venerdì 20 marzo
Nulla faceva incazzare di più la iena che essere interrotto mentre era a tavola. La telefonata arrivò alle 22,50 tra la seconda porzione di tiramisù, che consumò appena in tempo, e il caffè che Elio stava portando col vassoio. "Questo qui proprio ora doveva farsi ammazzare?", si lamentò mentre apriva la porta a vetri per lasciare la trattoria.
"Questo qui chi?", domandò Elio aspettando una risposta che non arrivò.

***

"Chi hanno ammazzato stavolta?", chiese senza entusiasmo Eva, la moglie di Ferdinando Barbato mentre il medico legale preparava la borsa degli attrezzi.
"Non lo so, non me l'hanno detto. So soltanto che hanno ucciso un tizio al Parco Virgiliano. Chiudi il televisore, la fine del giallo ce la vediamo domani su Rai Play".
"Non se ne parla nemmeno, ho aspettato sei puntate per sapere chi è l'assassino... E non fare tardi, lo sai che non prendo sonno se non ci sei".
 
***

Noce e Barbato arrivarono sul posto contemporaneamente. "Prego, dottore, a lei l'onore", disse il commissario dandogli la precedenza. Pochi passi più in là Donatella Dell'Angelo stava interrogando la coppietta che aveva rinvenuto il cadavere. In realtà stava interrogando soltanto Adriano, Barbara non la smetteva di piangere. Oltre ai nervi della ragazza, l'omicidio aveva fatto saltare anche i piani del vice commissario. Aveva deciso di pedinare il marito proprio quella sera, Walter dopo cena era uscito per andare a giocare a biliardo con gli amici. O almeno così aveva detto. Ma Donatella non avrebbe potuto appurare, almeno per il momento, se era la verità.
Una verità che, per quanto riguarda il "caso Ruggiero" si allontanava sempre più. Arcangelo Noce fu costretto a cancellare dall'elenco degli indiziati Bruno Gambino. C'era lui nella Volvo, o per meglio dire il suo cadavere. "E di certo non è stata la giapponesina", disse ad alta voce la iena destando la curiosità di Barbato. "Quale giapponesina?", chiese il medico legale mentre indossava i guanti.
"Lasci perdere. Piuttosto vorrei sapere al più presto con esattezza come è morto".
"Se mi dà almeno il tempo di guardare il cadavere, forse potrò accontentarla. Ma avrà visto anche lei gli schizzi di sangue sul finestrino e sul parabrezza... dubito fortemente che sia stato strangolato o avvelenato".
 
***
 
L'assassino gli aveva spaccato il cranio colpendolo alla nuca con qualcosa di pesante che non fu rinvenuto all'interno della Volvo. "Il che ci fa pensare che l'omicidio sia premeditato", disse Noce a Donatella mentre rientravano a bordo dell'auto del vice commissario. Erano da poco passate le 2.
"Un modo piuttosto rischioso di uccidere", fece notare il vice commissario. "Inevitabilmente anche l'assassino è stato colpito dagli schizzi di sangue".
"Certo - assentì Noce -, ma chi vuoi che l'abbia visto mentre usciva dalla Volvo? In zona c'erano soltanto lui, il fu Gambino e i due ragazzi. Che non ci hanno detto praticamente un cazzo".
"Lei crede che i due delitti siano collegati?", chiese Donatella mentre percorreva via Posillipo ad una velocità che costrinse Noce ad aggrapparsi alla maniglia sopra il finestrino.
"Credo che le vittime saliranno a quattro se non rallenti. Non so tu, ma io ci tengo particolarmente a rimanere vivo per risolvere questo caso".
"Non ha risposto alla mia domanda", incalzò Donatella.
"Non ho i presupposti per farlo", replicò Noce. "Nulla ci assicura che l'omicidio di Ruggiero e quello di Gambino siano collegati, nulla smentisce il contrario. Per il momento abbiamo una sola certezza: Bruno Gambino conosceva il suo assassino. E sappiamo anche che costui, o costei, è arrivato al Parco Virgiliano con la propria autovettura. Se il delitto era premeditato, e di questo siamo certi, non era tanto folle da giungere sul posto in taxi o a piedi. In questo momento spero in un colpo di fortuna: che la vettura dell'assassino, al rientro a casa, sia incappata in qualche telecamera. Nella zona di Posillipo ce ne sono molte in funzione".
"Dove la lascio?", chiese Donatella.
"Portami in commissariato, dormo là. Tu vai pure a casa, ci vediamo domattina presto".
 
***
 
Walter l'aveva aspettata. Al rientro a casa, Donatella lo trovò seduto al tavolo della cucina. Davanti a lui un bicchiere di latte. "Che c'è, è andata male a poker e ti stai disintossicando?".
"Lo sai che perdo raramente". E, prendendole dalla tasca destra dei pantaloni, mise sul tavolo una banconota da 50 euro e una da 20.
"Bravo", disse Donatella. Ma non sapeva se doveva complimentarsi per la fortuna del marito al tavolo verde o per la sua sceneggiata qualora, invece che andare a giocare a poker, avesse passato la serata in tutt'altra compagnia. Di indagare ulteriormente per cercare di appurarlo non aveva voglia. "Sono distrutta, io vado a letto".
Walter si alzò e la seguì. Donatella, pur stanca morta, sperò ugualmente in uno degli "assalti" che avevano fatto di Walter un marito più che ligio ai doveri coniugali. Ma anche stavolta niente, ebbe soltanto la buonanotte.
"Non la passerai liscia", disse in un sussurro, sempre più convinta del tradimento.
"Cosa hai detto?", chiese Walter.
"Non la passerà liscia. L'assassino, intendevo dire. I delitti sono diventati due e, al contrario di quello pensa Noce, io me lo sento che sono collegati".
 
***
 
Ferdinando Barbato, il medico legale, diede assoluta precedenza al "caso Gambino", eseguì l'autopsia di prima mattina e alle 16 di sabato 21 marzo era già nell'ufficio di Noce, con largo anticipo rispetto alle ottimistiche previsioni del commissario. La primavera, invece, quel giorno non aveva brillato per puntualità: "Fa un cazzo di freddo qui dentro. Non li accendete mai i termosifoni in questo commissariato?", chiese Barbato mentre consegnava il referto.
Niente risposta. La iena non lo degnò neppure di un grazie per la premura con la quale il medico legale aveva effettuato l'autopsia. Nè Barbato se l'aspettava conoscendo quale fosse la familiarità tra Arcangelo Noce e le più semplici regole di cortesia: nessuna, perfetti sconosciuti.
Anche i referti non erano nell'elenco delle cose che il commissario prediligeva, quindi il medico legale passò direttamente all'esposizione verbale: "E' stato ucciso dalle 21 alle 22. L'assassino lo ha colpito tre volte alla nuca, ma la morte è stata immediata, è sopraggiunta già dopo il primo colpo. La vittima non ha avuto rapporti sessuali recenti, nello stomaco abbiamo trovato i resti di un tramezzino consumato presumibilmente poco prima del delitto".
Lo aveva mangiato da solo o in compagnia del suo assassino? Per dare una risposta all'interrogativo Noce aveva bisogno dei rilievi effettuati dalla scientifica, che non era stata al passo dei tempi sostenuti da Barbato. I risultati li avrebbe avuti sul suo tavolo non prima di lunedì pomeriggio e la iena maledisse la domenica: un giorno in più di vantaggio concesso all'assassino.

***

Uscendo dal Parco Virgiliano dopo aver ammazzato Bruno Gambino, l'assassino poteva aver effettuato in macchina i seguenti percorsi:

a) via Boccaccio, e poi via Petrarca per andare al centro, o via Manzoni per proseguire verso il Vomero
b) via Posillipo in direzione Mergellina o nella direzione opposta verso Bagnoli e Fuorigrotta

Qualsiasi direzione avesse preso, per forza di cose avrebbe dovuto lasciare il Parco Virgiliano dalla strada d'accesso principale, viale Virgilio. L'altra strada d'accesso era interrotta per lavori stradali a metà di via Tito Lucrezio Caro. "Siamo stati fortunati", aveva detto Donatella Dell'Angelo quando era venuta a conoscenza che proprio di fronte a viale Virgilio c'era uno chalet che, per i numerosi furti subiti, aveva piazzato all'ingresso una telecamera in funzione 24 ore su 24. Cambiò completamente idea, però, dopo aver visto la registrazione: due sole macchine avevano lasciato viale Virgilio dalle 21 alle 22, entrambe con a bordo giovani coppiette che nulla avevano a che vedere con l'omicidio di Bruno Gambino.

***

Sabato 21 marzo - Ore 23,15
"Dove cazzo è andato a finire? Come ha fatto a dileguarsi?", esclamò la iena sferrando un pugno sul tavolo ma usando l'accortenza di farlo prima che Elio vi avesse depositato il vassoio con il caffè.
Gli ultimi clienti della trattoria avevano lasciato il locale alle 23. Nei quindici minuti successivi Noce aveva provveduto ad aggiornare Elio sugli sviluppi del caso, la cui biforcazione (delitto di Ruggiero + delitto di Gambino) aveva generato nel commissario un fenomeno che si verificava soltanto quando le indagini si piazzavano in posizione di stallo: improvvisa inappetenza. Quella sera Noce aveva lasciato nel piatto addirittura mezza porzione di sartù di riso, cosa mai accaduta da quando la iena frequentava la trattoria di via Lepanto.
Elio aveva provato a far resuscitare l'appetito del commissario con una frittura di triglie non conteplata dal menu, ma il tentativo non ebbe l'esito desiderato e il ristoratore passo direttamente al caffè, che servì accompagnandolo con la seguente considerazione: "Se io fossi stato l'assassino e avessi avuto il timore d'incappare in qualche telecamera, avrei passato la notte in macchina da qualche parte all'interno del Parco Virgiliano e me ne sarei andato il giorno dopo in un momento di maggiore traffico".
"Se tu fossi stato l'assassino, ti avremmo già preso", lo informò Noce. "Venerdì sera abbiamo setacciato il parco da cima a fondo, l'unico risultato che abbiamo ottenuto sono le bestemmie delle coppiette. L'assassino se n'è andato subito dopo aver ammazzato Gambino, su questo non c'è il minimo dubbio. Ma come abbia fatto non si sa: non può essere uscito da viale Virgilio altrimenti sarebbe stato ripreso dalla telecamera dello chalet, non può aver lasciato il Parco da via Tito Lucrezio Caro perchè la strada ad un certo punto è chiusa al traffico".
"Ma chiusa in che modo?", chiese Elio.
"Mi stai chiedendo forse se poteva passarci qualche mezzo a due ruote? Se è così, ti dico subito che ovviamente abbiamo esaminato anche questa ipotesi. La strada è completamente sbarrata, nessuno avrebbe potuto portare dall'altra parte neppure un ciclomotore, neanche una bicicletta".
"E a piedi?", chiese Elio.
"A piedi sì, salendo il muretto che costeggia tutta la strada, ma abbiamo già scartato questa ipotesi. Lassassino non può essersi allontanato a piedi dal luogo del delitto, che dista oltre un chilometro dall'interruzione di via Tito Lucrezio Caro: imbrattato di sangue, non poteva correre il rischio di essere notato dalle tante coppiette che a quell'ora stazionano in macchina nella zona".
"Però - obiettò Elio - può aver percorso il tratto con un mezzo a due ruote. Giunto nei pressi dell'interruzione, lo ha abbandonato da qualche parte, è salito sul muretto, ha aggirato l'ostacolo e si è dileguato".
"Dimentichi due cose fondamentali - gli fece notare Noce - nei pressi dell'interruzione non abbiamo trovato alcun ciclomotore abbandonato e comunque, in ogni caso, dall'altra parte dell'interruzione avrebbe dovuto proseguire a piedi, con i rischi che abbiamo esaminato".
"A meno che - disse Elio - dall'altra parte della strada interrotta non ci fosse una macchina ad aspettarlo".
 

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