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Editoriale

Perlomeno diamoci da fare per sfruttare la loro bellezza

  Pubblicato il 25 Mar 2015  12:06
Riprendiamo un discorso affrontato solo in parte in un precedente editoriale: l'incapacità del mondo della pallanuoto di sfruttare mediaticamente i suoi campioni.
In un'epoca nella quale non si bada più alla sostanza, ma soltanto all'apparenza (il mondo va così, purtroppo, dobbiamo rassegnarci) l'immagine è tutto. Un concetto che il mondo della pallanuoto non riesce proprio a comprendere.
I nostri campioni, fatte rarissime eccezioni, non li conosce nessuno. Perchè non sappiamo farli conoscere, non sappiamo raccontare le loro storie, non siamo capaci d'imporli all'attenzione generale.
Eppure ne ha, il nostro sport, di campioni che meriterebbero di essere conosciuti, apprezzati, ammirati. Prendiamo Stefano Tempesti, ad esempio: lui non ha nulla da invidiare ad uno come Buffon. Ma in quanti sanno che ha fatto vincere un Mondiale all'Italia parando praticamente tutto, in quanti sanno che in una finale di Coppa Italia ha parato ben tre rigori, di cui uno di piede?
Ed è mai possibile che nel 2015, a più di dieci anni dal titolo olimpico, continuino a chiamare Formigoni l'unico allenatore di sport di squadra italiano che sia riuscito a vincere un'Olimpiade con una squadra femminile?
Ma allora, visto che non siamo capaci, e forse non lo saremo mai, di sfruttare mediaticamente i grandi talenti che possediamo, perlomeno adoperiamoci per far conoscere al mondo i giocatori e le giocatrici che si lasciano guardare non solo per le loro doti tecniche.
Mario Corcione