Attendere prego...

Archivio News

Waterpolo People

Le prime quattro puntate del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 24 Nov 2017  19:40
"Non può essere entrata. Non è possibile!".
L'uomo pigiò disperatamente il pulsante sul braccio destro della sedia a rotelle. Nessuno venne in suo aiuto.
"La pistola! Devo riuscire a prenderla".
Spinse la sedia a rotelle verso l'armadio che occupava gran parte della piccola stanza e aprì l'anta di destra. "Deve essere in uno di questi cassetti".
Tirò fuori il primo e frugò tra le carte. Non trovò la pistola.
Passo al secondo cassetto... niente.
Guardò nel terzo, nel quarto... soltanto documenti. "L'avevo messa qui, maledizione!".
Poi ricordò: "Nel comodino, certo! L'ho spostata là. Adesso la prendo e...".
La porta della stanza si spalancò. Una donna alta, bionda, vestita con un impermeabile nero, piombò nella stanza con una rapidità che gli sembrò irreale. "E' inutile che la cerchi, la tua pistola ce l'ho io".
Con la mano sinistra la bionda prese dalla tasca dell'impermeabile l'arma e l'uomo le disse: "Sei mancina, devo ricordarmelo quando comincerò le indagini sul mio assassinio".
La bionda premette il grilletto e Arcangelo Noce, spalancando gli occhi, si ripromise: "La devo smettere di mangiare troppo la sera".
Guardò l'orologio. Erano le 4,35. Il commissario passò l'ora successiva a cercare di riaddormentarsi, cambiando continuamente lato: niente da fare. Alle 5,40 si arrese, andò a farsi una doccia, si mise addosso una t-shirt bianca e un paio di pantaloncini corti blu.
Era il 13 settembre.
Entrò nel soggiorno-cucina e si versò un caffè, quello della sera prima. La mattina lo preferiva freddo e amaro. Aprì la porta d'ingresso per andare in giardino e, ancora mezzo assonnato, andò a sbattere con il fianco destro contro lo spigolo del lungo tavolo di legno che occupava la veranda. Invece di prendersela con la sua sbadataggine, sacramentò nei confronti di chi gli aveva fittato la villetta: "Cazzo, perchè lo hanno lasciato qui! Non mi servono dieci posti per mangiare, io sono solo!".
Nello scontro il caffè si era miracolosamente salvato. Noce scese in giardino e andò a sedersi su una poltrona di vimini. Attorno al tavolo ce n'erano altre due, ma lui sceglieva sempre la stessa, quella spalle alla casa che gli permetteva di ammirare tutto il giardino: tre palme, un acero, un glicine e anche un albero di fichi. Sdraiò le gambe sul tavolo e cominciò a sorseggiare il caffè.
"Anche oggi di buon'ora, commissario...".
Immerso nella contemplazione (“Vorrei averlo a Napoli un giardino così”) Noce non si era accorto della presenza del suo vicino.
"Buongiorno, professore. Non l'avevo vista. Per poco non mi ha fatto prendere un colpo".
Michele Sirago, napoletano, insegnante di lettere in pensione.
Capelli grigi, ricci, volto giovanile, Sirago dimostrava almeno dieci anni in meno dei suoi 67, buona parte dei quali trascorsi dietro una cattedra a dispensare il suo sapere agli alunni di un di liceo di Cantù.
"Prepari la carbonella", annunciò il professore.
Quella sera avrebbero mangiato pesce alla brace. Appassionato di pesca subacquea, Sirago raramente tornava a mani vuote quando s'immergeva nelle acque che abbracciavano la spiaggia del Pozzillo e gli scogli circostanti.
A S.Marco di Castellabate, un'ora e mezza di macchina da Napoli, il professore trascorreva buona parte del periodo estivo. Arcangelo Noce, invece, non c'era mai stato. Nè volontariamente nè per caso. Si trovava là per cause di forza maggiore.
 
"Quando ha intenzione di andare in vacanza, commissario?".
"Mai, signor questore. Lo sa benissimo che le ferie io non le prendo".
"Non è una buona abitudine la sua, caro Noce. Ogni tanto fa bene staccarsi dal lavoro. Fa bene a se stesso e anche agli altri. Noi abbiamo bisogno di gente fresca e riposata per combattere i delinquenti".
"E' un discorso valido per gli altri poliziotti, signor questore, ma non per me. Non ho bisogno nè di riposo nè di ferie. E adesso, col suo permesso, vado in ufficio perchè...".
"Rimanga seduto, commissario, e mi stia bene a sentire. Lei "deve" andare in ferie. Il mio non è un consiglio, è un ordine. Perciò mi faccia sapere quando ha intenzione di prendersele".
"Un ordine, signor questore?".
"Esatto. E se non ha capito, mi spiegherò meglio:  "Sono anni che dal commissariato di Fuorigrotta arrivano lamentele nei suoi confronti. Lo sa come la chiamano?".
Noce lo sapeva benissimo. "La chiamano la iena. Non sono mai intervenuto perchè commissari bravi come lei non ce ne sono, ma stavolta non posso farne a meno. I suoi subalterni non la sopportano più, è venuta da me una delegazione e ha detto chiaro e tondo: "O se ne va lui o ce ne andiamo noi". Ovviamente si tratta di una presa di posizione assurda, e io non sono certo il tipo da sottostare a ricatti del genere, ma nello stesso tempo non posso ignorare che nel suo commissariato esiste una situazione di generale insoddisfazione. Perciò ho deciso che lei si prenderà un mese ininterrotto di vacanza. Mi faccia sapere al più presto il suo piano-ferie".
"Anche la dottoressa Dell'Angelo si è lamentata di me?".
"No, è  l'unica che l'ha difeso. Sarà lei a dirigere il commissariato in sua assenza".
 
Era stata proprio Donatella Dell'Angelo, il suo vice, a consigliargli di trascorrere il mese di vacanza a Castellabate: "Il Cilento è tutto da vedere, ma Castellabate e una perla".

"Ma si accomodi, professore. Vuole del caffè? Però l'avverto, è di ieri sera".
"No, grazie. Se non è fatto al momento mi fa schifo".
Sirago gli piaceva. Dritto al sodo, senza fronzoli e cerimonie.
"Proprio prima di svegliarmi ho fatto un sogno strano, professore. Ero su una sedie a rotelle e...".
Noce raccontò a Sirago il poco piacevole incontro con la bionda vestita di nero.
"Io sono soltanto un professore di lettere, commissario, ma non c'è bisogno di una laurea in psicologia per dare una motivazione al suo sogno. Lei mi ha detto che è gay... Questa scarso interesse verso l'altro sesso spiega la sorpresa quando la donna è entrata in casa sua".
"E la pistola?".
"Beh, forse si spiega con il mestiere che fa, commissario. Non vedo altre motivazioni. Anzi no, un'altra spiegazione potrebbe esserci. Lei mi ha detto che è una donna a dirigere il commissariato in sua assenza... Prendendo il suo posto, è come se l'avesse disarmata. Infatti nel sogno la donna dice chiaramente "E' inutile che la cerchi, la tua pistola ce l'ho io". Quanto alla sedia a rotelle, credo proprio che simboleggi il momento di smarrimento che lei sta attraversando: qui a S.Marco, senza il suo lavoro, si sente bloccato, paralizzato. Si compri una bella muta e venga a pesca con me, ci penso io a rivitalizzarla. Il fucile non è un problema, ne ho uno di riserva".
"No, grazie, mi basta dividere con lei il suo bottino, visto che è tanto gentile da invitarmi a cena dopo ogni immersione".
"Non è gentilezza, commissario, è opportunismo. Sono io ad approfittare della sua presenza per avere un po' di compagnia".
"E allora, prima di andare a caccia di branzini, venga a fare una passeggiata sulla spiaggia con me. Tutte le mattine io vado fino a S.Maria di Castellabate e mi fermo per un'oretta in uno dei bar sul lungomare. Caffè e cornetto, così posso in parte sdebitarmi".
Si erano fatte quasi le 7. Chiacchierando del più e del meno, Noce e Sirago raggiunsero la spiaggia del Pozzillo. Non c'era anima viva. "Che spettacolo, commissario! Castellabate è un sogno anche piena di villeggianti, ma di questi tempi è un paradiso".
"Sottoscritto e approvato, professore".
Non dissero altro per buoni dieci minuti. Non sentivano il bisogno di disturbare con le parole la meravigliosa quiete che stavano godendo con il sottofondo del rumore del mare.
Giunti a metà strada tra S.Marco e S.Maria, Noce si bloccò improvvisamente.
"Cosa c'è?", chiese Sirago.
"C'è qualcosa più avanti. Mi aspetti qui, per favore".
Il commissario si tolse i sandali e si spostò a sinistra sulla battigia. Percorse una trentina di metri, risalì sulla spiaggia e si rivolse a Sirago: "Si tolga i sandali e faccia lo stesso percorso che ho fatto io".
"Ma perchè, commissario, che cosa c'è?".
"Non voglio che inquini la scena del delitto. C'è un uomo morto ammazzato".
 
***

Venerdì 13 settembre - Ore 16
La sede del commissariato di Polizia di Castellabate era a S.Maria, nella piazza principale del paese, la stessa che durante il mese di agosto ospitava rappresentazioni teatrali, canore, sagre e i soliti concorsi di bellezza locali. La grande confusione che accompagnava quei giorni era stata sostituita dalla piacevole tranquillità del mese di settembre, turbata da un evento assolutamente fuori programma.
"A Castellabate non siamo abituati a trattare con i delitti, è merce rara da queste parti", spiegò Alberto Ragozzino, il vice commissario incaricato delle indagini.
Fece subito un'ottima impressione a Noce, soprattutto quando disse: "Speravo in una sua visita". Il top del gradimento, poi, lo raggiunse aggiungendo: "Mi spiace disturbare le sue ferie, ma ho intenzione di approfittare spudoratamente della sua collaborazione e della sua grande esperienza per questo caso. Se lei è d'accordo, ovviamente".
“E me lo chiede? Sono dieci giorni che mi sto rompendo i coglioni tra passeggiate e bevute al bar”, pensò la iena e rispose: "Lieto di darle una mano. Devo avvertirla, però: io mi porto dietro la fama di rompicoglioni, e lo sono davvero".
"Bene, allora siamo in due", e spalancò la bocca in un ampio sorriso. Bruno, altezza media, fisico asciutto, il 42enne Ragozzino non faceva discriminazioni: cordiale con tutti. Noce, al contrario, riservava la parte positiva di sè, peraltro molto scarsa, soltanto a pochi eletti. Per l'esattezza soltanto ad Elio, il proprietario dell'omonima trattoria di Fuorigrotta dove Noce mangiava tutti i giorni, l'unico amico che la iena potesse vantare sulla faccia della terra. Gli mancava, ma soprattutto gli mancava la sua cucina. A Castellabate si stava arrangiando con una trattoria non lontana dal porto di S.Marco, "ma non è la stessa cosa", si era lamentato più volte col professor Sirago.
"Le dico subito, commissario, che non siamo ancora riusciti a scoprire di chi si tratta", precisò Ragozzino. Addosso all'uomo non erano stati trovati nè documenti nè cellulare, e finora nessuno si era presentato in commissariato per identificarlo. Fino a quel momento la polizia sapeva che:
 
- L'uomo era molto giovane, non più di 25 anni.
- Era stato ucciso per soffocamento. L'assassino lo aveva ucciso premendogli la faccia sulla sabbia.
- L'omicidio era stato commesso tra le 22,30 e le 23 della sera prima.

Chi era quel ragazzo? La risposta arrivò quel giorno stesso dal commissariato di Acciaroli: "Poco fa si è presentato da noi tale Remy Dussolier, è un allenatore di pallanuoto. Ci ha detto che il suo vice, David Bertan, è scomparso. Ha lasciato una foto, non ci sono dubbi: è la stessa persona che avete trovato morto sulla spiaggia del Pozzillo".
 
***

Venerdì 13 settembre - Ore 17
Noce rimase senza fiato per la bellezza del panorama e per... la spericolata guida di Ragozzino sulla sinuosa strada regionale 267 che da S.Maria di Castellabate porta ad Acciaroli passando per S.Marco, Case del Conte, Agnone. Venti chilometri che servirono ai due investigatori per fare il punto della situazione.
"Se stanotte non ci fosse stato tutto quel vento - disse Ragozzino tra un tornante e l'altro - avremmo potuto avere qualche impronta utile sulla spiaggia, almeno per tentare di ricostruire gli spostamenti di David Bertan. Lo sa soltanto il Padreterno cosa ci faceva a quell'ora sulla spiaggia del Pozzillo. E l'assassino, ovviamente".
"Ci sono baby gang a Castellabate?", chiese la iena.
"Sta pensando ad un aggressione, commissario? Si, non è da escludere, addosso a Bertan non abbiamo trovato nemmeno un euro... ma queste bande di teppistelli da noi non esistono, Castellabate è una zona tranquilla".
Che ci faceva il giovane francese sulla spiaggia del Pozzillo? Era il primo interrogativo al quale gli inquirenti dovevano dare una risposta. "Mi auguro - disse Noce - che quel Dussolier possa darci una mano a capire cosa è successo".
 
***
 
Remy Dussolier, 42enne allenatore del Racing Tolosa, parlava benissimo l'italiano: "Ho giocato in Italia in molte squadre liguri e anche in una formazione siciliana".
L'espressione di stupore di Noce e Ragozzino non sfuggì al tecnico francese, che a stento raggiungeva il metro e settanta: "Ma guardate che nella pallanuoto non tutti sono dei colossi. Si, quando giocavo io di normodotati ce n'erano di più, si privilegiava la tecnica e la velocità, ma anche nella pallanuoto di oggi, prevalentemente impostata sulla potenza e sulla forza fisica, ci sono atleti di corporatura normale. Pochi, ma ci sono".
"Anche David Bertan ha giocato a pallanuoto?", chiese Ragozzino.
"Fino a 18 anni, poi un incidente stradale gli ha mandato in frantumi un ginocchio e ha dovuto giocoforza cominciare a fare l'allenatore. Da due anni era il mio vice. Povero ragazzo, aveva soltanto 24 anni".
"Il suo ginocchio malandato - chiese Noce - gli impediva di correre?".  La iena voleva sapere se aveva una menomazione tale da impedirgli di fuggire sulla spiaggia.
"Bertan camminava regolarmente, ma di certo non poteva correre come un tempo", intervenne Laurent Grignon, il 44enne dirigente accompagnatore del Racing Tolosa. Più alto e massiccio di Dussolier, ai suoi tempi era stato un discreto portiere, ma non aveva mai giocato in Italia. "Parlo la vostra lingua perchè mia mamma è italiana, fa di cognome Mosetti".
I quattro erano seduti attorno a un tavolino sulla terrazza dell'Hotel Le Rose, dalla quale si vedeva tutta la bellezza di Acciaroli, rimessa a nuovo da una sapiente ristrutturazione che aveva dato un look più accattivante alla zona antistante il porticciolo, oggi sottratta al traffico.
"Noi - spiegò Dussolier - siamo qui per fare un torneo. Siamo arrivati giovedì, andremo via domenica al termine della manifestazione. Dopo le partite di ieri pomeriggio David mi ha detto: "Nulla in contrario se stasera vado a Castellabate? Ho un appuntamento".
"Le ha detto con chi?", chiese Noce.
"No, ma è chiaro che si trattava di una donna. Sicuramente l'ha incontrata qui ad Acciaroli. Era un bel ragazzo, piaceva molto soprattutto alle donne più grandi di lui, e anche David le prediligeva. Senza esagerare, però: diciamo che il suo target erano quelle sulla quarantina".
"A lei ha detto qualcosa di più su questo appuntamento?", chiese Ragozzino a Grignon.
"Non sapevo neppure che lo avesse, ma se volete posso chiedere ai giocatori: può darsi che si sia confidato con qualcuno di loro".
"Si, grazie, le saremmo molto grati. Lei sa, Dussolier, in che modo Bertan ha raggiunto Castellabate?".
"Ha noleggiato un auto, mi sembra una Renault. Ma non avrete difficoltà a saperlo con certezza: l'ha presa a noleggio proprio qui in albergo".
 
***
 
"Si, è una Renault Clio, l'ha noleggiata per due giorni", confermò il direttore dell'albergo. "A proposito, per la macchina devo fare qualche denuncia?".
"Per il momento no", rispose Noce. "Vedrà che la ritroveremo al più presto".
Tutto si aspettava la iena, ma non di ritrovare la Renault proprio sotto casa sua. Era parcheggiata accanto al muro di cinta, un paio di metri dopo il cancello d'ingresso della villetta di S.Marco.
Una rapida perquisizione appurò che David Bertan non aveva lasciato il cellulare in macchina. Ben presto, tuttavia, Ragozzino avrebbe avuto il tabulato delle telefonate fatte e ricevute dalla vittima.
Il ritrovamento dell'auto, intanto, contribuì a fare luce sugli ultimi spostamenti del giovane francese prima di essere ucciso. "Ha posteggiato la macchina sotto casa sua, si è incamminato per la spiaggia del Pozzillo e là è stato aggredito", ipotizzò Ragozzino.
"Forse non è andata proprio così - obiettò Noce -. Non dimentichiamo che Bertan è stato ucciso tra le 22,30 e le 23. Forse è proprio sulla spiaggia che aveva appuntamento con la donna. Dussolier ci ha detto che è partito da Acciaroli alle 18,30 circa, quindi deve essere giunto sotto casa mia intorno alle 19. Ha parcheggiato la Renault, è sceso sulla spiaggia, si è incontrato con la donna e sono stati insieme fino alle 22 o poco più. Durante il tragitto di ritorno, che Bertan ha compiuto da solo, è stato ucciso".
Ragozzino annuì convinto. "Si spiega così - aggiunse il vice commissario - anche la reticenza della donna: benchè l'omicidio sia di dominio pubblico da varie ore, non si è presentata in commissariato. Evidentemente è sposata. Ha dato appuntamento a Bertan sulla spiaggia perchè non voleva farsi vedere in giro per Castellabate assieme a lui. Inoltre, è probabile che la donna abiti a S.Maria o nei paraggi: se la sua abitazione fosse a S.Marco, avrebbe fatto il tragitto di ritorno assieme a Bertan e la stessa fine".
"A meno che - aggiunse la iena - non sia riuscita a scappare. In ogni caso è da escludere che la donna abiti ad Acciaroli, altrimenti Bertan non avrebbe noleggiato la macchina per due giorni. Nei suoi programmi c'era l'intenzione di rivederla anche il giorno dopo".
Soltanto ipotesi finora e un solo punto fermo: dovevano assolutamente trovare quella donna.
 
***
 
Venerdì 13 settembre - Ore 22
"Ma lo sa, commissario, che ieri sera ho fatto caso a quella Renault? Mi sono detto: ecco un altro che dovrà sborsare 41 euro. Qui sotto casa c'è il divieto di sosta per i non residenti. Ma altro che multa! Quel povero ragazzo ha perso la vita".
Scosso dal ritrovamento del cadavere, il professor Sirago aveva rinunciato all'immersione, ma non alla cena con Noce. Aveva preso un polpo in pescheria e lo aveva fatto metà all'insalata come antipasto e metà "alla luciana" come secondo, utilizzando il sugo anche per gli spaghetti. La iena li definì "celestiali".
Entrambi amanti del vino rosso, trasgredirono la regola che vuole sia un bianco, possibilmente gelato, ad accompagnare gli antipasti di mare, e bagnarono tutta la cena con un Aglianico del Cilento.
"In vino veritas, commissario. Se sapessimo chi è quella bella signora che si è vista con il povero Bertan, l'avrei invitata a cena e ci avrebbe detto tutto quello che è successo sulla spiaggia".
"Temo proprio che non sarà facile scovarla, professore. Dubito, comunque, che la donna possa aiutarci a scoprire l'assassino".
"O gli assassini", precisò Sirago.
"Si, certo, ad ammazzarlo potrebbe essere stata più di una persona. Soltanto la donna può dircelo, a patto che ovviamente abbia visto qualcosa".
E qui Sirago fece un ragionamento che ottenne i complimenti del commissario: "Se la donna ha visto tutto, ed è riuscita a scappare, sicuramente l'assassino ha agito da solo. Dal luogo del delitto fino alle prime abitazioni ci sono almeno 200 metri: se gli assassini erano almeno due, l'avrebbero inseguita ed uccisa. In ogni caso, io penso che Bertan fosse solo quando è stato ammazzato: se ci fosse stata anche la donna, avrebbe cominciato ad urlare e certamente qualcuno l'avrebbe sentita. Invece, da quel che lei mi ha detto, nessuno di coloro che abitano nella case vicine alla spiaggia ha sentito qualcosa".
 
***
 
Sabato 14 settembre - Ore 10
Laurent Grignon, il dirigente accompagnatore del Racing Tolosa, fece sapere a Ragozzino che nessuno dei giocatori era a conoscenza dell'appuntamento di David Bertan. Anche il tabulato delle telefonate fatte e ricevute dalla vittima non riuscì a dare un nome alla donna con la quale il giovane allenatore si era incontrato. Tutte le chiamate del 12 settembre corrispondevano a numeri di telefono francesi, che furono però ugualmente controllati. Nulla escludeva, infatti, che fosse francese anche la donna che gli inquirenti cercavano.
L'assenza di telefonate e di messaggi tra Bertan e la sua amante, tuttavia, confermava la certezza alla quale i due investigatori erano giunti: la donna voleva che nessuno venisse a conoscenza, sia pure casualmente, dei suoi incontri con il giovane francese.
Il primo di questi incontri, non c'erano dubbi, era avvenuto giovedì 12 settembre ad Acciaroli. Ragozzino telefonò a Dussolier: "Secondo lei è possibile che la donna sia giunta da Castellabate appositamente per assistere al torneo di pallanuoto?".
"Tutto può essere - fu la risposta - ma ne dubito fortemente. Anche in Italia, purtroppo, il numero degli appassionati che seguono il nostro sport negli ultimi anni è notevolmente diminuito".
"Sa dirmi con esattezza cosa ha fatto David Bertan giovedì dopo il vostro arrivo ad Acciaroli?".
"Siamo arrivati a mezzogiorno e la squadra è andata subito a pranzo: nel pomeriggio c'era la prima partita. Alle 13,30 siamo andati a riposare, Bertan era con me: come sempre dividevamo la camera. Ho ordinato alla reception di svegliare tutti alle 15,30 e quando è suonato il telefono David in camera non c'era. L'ho rivisto un quarto d'ora dopo alla reception per il consueto colloquio pre-partita con la squadra".
Un "buco" di circa due ore. Noce, che aveva ascoltato la telefonata in viva voce, disse: "E' ovvio che Bertan ha incontrato la donna in questo lasso di tempo, ma dove? Mettiamo per ipotesi che il giovane francese sia uscito dall'albergo appositamente per trovare compagnia: se fosse stato al suo posto - chiese a Ragozzino - dove sarebbe andato?".
"A farmi una bella pennichella", e strappò a Noce (cosa tutt'altro che facile) una risata. "Diciamo che il luogo ideale per incontrare qualcuno ad Acciaroli è la stradina alle spalle di questo albergo, piena di negozi e di punti di ritrovo. Ma siamo a metà settembre, nel primo pomeriggio sono tutti chiusi. Se fossi stato al suo posto, quindi, sarei andato sulla spiaggia grande, subito dopo l'Hotel Plaza, all'ingresso del paese. In questo periodo non è affollata, quindi è più facile avvicinare qualcuno che sta prendendo il sole".
"La spiaggia è libera?"
"No, l'intero litorale è occupato da stabilimenti. Ma la legge prevede l'accesso gratuito per chi vuole sostare sul bagnasciuga. Non è detto, quindi, che David abbia pagato l'ingresso, se è a questo che stava pensando nella speranza che qualcuno avesse registrato la sua presenza. Piuttosto, se la donna che cerchiamo abita a Castellabate, deve pur essere arrivata in qualche modo ad Acciaroli".
"Già, e quindi le faccio un'altra domanda".
"Sta diventando un terzo grado, commissario. Vuole che accenda la lampada?".
La iena sorrise: "No, ma stavolta le chiedo di mettersi nei panni della bella signora sposata che ha incontrato Bertan. Lei come ci sarebbe andato ad Acciaroli?".
"Decisamente in macchina, sicuramente in compagnia. Non del marito, ovviamente, nè dei figli se ne possiede. Non ce la vedo proprio una donna che prende la macchina e se ne va tutta sola ad Acciaroli a fare il bagno. Tanto vale rimanere a Castellabate".
"Sta pensando ad un'amica, giusto?".
"Si, ma fidata e complice di quel piccolo segreto: l'appuntamento che Bertan ha dato alla donna per la sera stessa a Castellabate".
 
***
 
Arcangelo Noce non adoperava il computer e utilizzava per telefonare un antiquato Nokia C1-01 di cui andava orgoglioso: "Non si rompe mai". Lungi dallo sfruttare direttamente i progressi della tecnologia, ne apprezzava tuttavia l'utilità e ad essa attribuiva una discreta percentuale di merito nella risoluzione dei casi: "Per un'indagine che abbia sufficienti possibilità di andare a buon fine - diceva sempre al suo amico Elio - occorrono perseveranza, intuito, l'aiuto della tecnologia e un'abbondante dose di culo".
Componenti che si rivelarono indispensabili anche per scoprire la donna con la quale si era incontrato David Bertan ad Acciaroli e poi a Castellabate prima di essere ucciso.
L'aiuto della tecnologia arrivò lunedì 16 settembre sotto il nome di "Scout Speed", dispositivo in dotazione sulle macchine della polizia municipale. Piazzato al centro del parabrezza, permette di effettuare rilevazioni automatiche sulla velocità delle auto. Il "colpo di culo", invece, furono i 93 km/h che sulla strada regionale 267 toccò alle 16,52 di giovedì 12 settembre  la Ford Kuga intestata alla signora Mariella Nardi.
 
***

Lunedì 16 settembre - Ore 11,00
Benchè fosse una iena, Arcangelo Noce mai si era augurato la morte di qualcuno. Ma non poteva negare che l'omicidio di David Bertan era arrivato al momento giusto. "Altrimenti sarei morto di noia. Non me ne voglia professore, io adoro la sua compagnia e soprattutto la sua cucina però...".
"...però - lo interruppe Sirago - il suo pane quotidiano sono i delitti. La capisco perfettamente, commissario, e le dirò di più: quest'omicidio ha svegliato dal torpore anche me, mi sto appassionando alla vicenda e, mi creda, è per me una sorpresa, una rivelazione. I delitti prima d'ora non mi avevano mai interessato, nè quelli letterari nè tantomeno quelli veri".
"Ho capito, professore, vuole sapere gli ultimi sviluppi del caso. Non c'era bisogno di tutto quello sproloquio, glie l'avrei detto ugualmente".
Seduto nel giardino della villetta di S.Marco di Castellabate, Noce illustrò  a Sirago i progressi fatti dall'indagine "soprattutto per merito di Ragozzino.  E' stato in gamba. Si è ricordato che in alcuni comuni del Cilento è stato montato l'autovelox sulle auto della polizia municipale per ridurre il numero degli incidenti stradali".
"Semmai per riempire le casse comunali con gli introiti delle multe", corresse Sirago.
"Può darsi, ma in ogni caso a noi ha fatto gioco. Sono state esaminate tutte le foto scattate giovedì 12 settembre dalle varie pattuglie sulla strada regionale 267 e, tra queste, una ha attirato la nostra attenzione: a bordo c'erano due donne.
"Però - obiettò Sirago - non è detto che una delle due sia proprio quella che si è incontrata con Bertan ad Acciaroli e poi a Castellabate".
"Certo, ma può darsi che Ragozzino oltre che bravo sia anche fortunato. Non resta che appurarlo. La proprietaria della macchina è stata convocata in commissariato a mezzogiorno e...".
"...e lei non vede l'ora di andarci, vero commissario?".
"Si, e se non alzo le chiappe mi sa tanto che arriverò in ritardo. Ci vediamo questa sera".
"Alle nove precise, commissario. La mia parmigiana di melenzane non può aspettare i suoi comodi".
 
***
 
Mariella Nardi non era la donna che cercavano. Ma Noce e Ragozzino lo avevano messo in preventivo.
"Allora, si decide a dirci il nome della donna con la quale è andata giovedì scorso ad Acciaroli?".
"Ci sono andata da sola, come ve lo devo dire?".
"E questa qui allora chi è?".
Ragozzino spinse verso la Nardi l'immagine scattata dall'autovelox della polizia municipale di Acciaroli. In agguato in una rientranza della strada regionale 267, i poliziotti avevano fotografato di lato la Ford Kuga della Nardi. Nell'immagine si vedevano chiaramente il vetro anteriore destro e la nuca di una donna bionda.
Mariella Nardi era bruna, sulla cinquantina, decisamente poco attraente e, in quel momento, intenta a cercare di prendere per il culo i due poliziotti: "E' un'autostoppista. L'ho caricata poco fuori Acciaroli e l'ho lasciata ad Agnone. Non mi ricordo neppure come si chiamava... ah sì, Valeria... o Valentina... un nome del genere".
La sceneggiata non fece incazzare la iena. Noce e Ragozzino erano tutt'altro che contrariati: le bugie di Mariella Nardi confermavano che la polizia aveva imboccato la strada giusta. Se le due donne fotografate dall'autovelox non avevano nulla a che fare con David Bertan, la Nardi avrebbe fatto immediatamente nome e cognome della donna con la quale era in macchina.
"Ha saputo dell'omicidio di quel giovane francese sulla spiaggia del Pozzillo?", chiese Ragozzino.
"Certo, in paese non si parla d'altro. Ma io cosa c'entro?".
"Lei nulla, ma l'amica che vuole proteggere si. E se non si decide a dirci chi è, lei passerà un bel guaio. La incrimineremo per intralcio alle indagini. E poichè si tratta di un caso di omicidio...".
Le minacce di Ragozzino non ammorbidirono la faccia tosta della Nardi: "Poichè si tratta di un omicidio, fareste bene a cercare i colpevoli. Per quanto mi riguarda, sappiate che informerò chi di dovere di questo assurdo interrogatorio. Mio marito...".
Il marito, Giuseppe Maviglia, oltre ad essere il proprietario di quattro alberghi nel Cilento, di cui uno a S.Maria di Castellabate (l'Hotel Armonia), vantava trascorsi parlamentari nel centro-destra.
"Suo marito - intervenne Ragozzino - in passato è entrato più volte nel registro degli indagati, ma non siamo qui per parlare di lui. Quello che vorremmo capisse, signora Nardi, è che questa sua ostinazione a non collaborare è controproducente sia per lei sia per la sua amica, alla quale farebbe bene a consigliare di presentarsi al più presto da noi".
 
 
***
 
Lunedì 16 settembre - Ore 16,30
Mentre, accompagnata dai genitori, la salma di David Bertan volava verso la Francia, arrivò sulla scrivania di Ragozzino il referto dell'autopsia.
"Cazzo, ci hanno messo quattro giorni". Se fosse stato a Napoli, la iena avrebbe fatto tremare le mura dell'Istituto di Medicina Legale del Primo Policlinico, ma stava giocando in trasferta e prudentemente preferì tenere per sè quell'osservazione.
"L'orario della morte è confermato, dalle 22,30 alle 23. Ma c'è una novità interessante - disse Ragozzino passando il referto a Noce -: il corpo presenta un ematoma tra capo e collo che evidentemente era sfuggito al primo esame del medico legale a causa della lunga capigliatura di Bertan".
"Semmai gli è sfuggito perchè è un coglione", pensò la iena rimpiangendo Ferdinando Barbato, il medico legale che lavorava per la Questura di Napoli. "Lui se ne sarebbe accorto immediatamente".
"Altri segni di colluttazione sul corpo del ragazzo non sono stati rivenuti. Questo ci dice - aggiunse Ragozzino - che l'assassino lo ha colpito alle spalle per tramortirlo e poi lo ucciso premendogli la faccia sulla sabbia".
"Il che - aggiunse a sua volta Noce - potrebbe significare due cose:
1. L'assassino lo ha colto di sorpresa perchè non era certo di avere la meglio in una colluttazione.
2. Chi lo ha ucciso voleva evitare che Bertan gridasse richiamando l'attenzione di coloro che abitano nei paraggi della spiaggia del Pozzillo.
Nel referto del medico legale era descritto dettagliatamente anche l'ultimo pasto di Bertan, consumato alle 21 circa di giovedì 12 settembre: tramezzini al salmone e vino.
 
***

In attesa che Mariella Nardi cambiasse idea e si decidesse a collaborare, Ragozzino nulla tralasciò affinchè la polizia potesse dare finalmente un nome e un volto all'amica che stava proteggendo. Con i social fu un buco nell'acqua (la Nardi non possedeva un profilo Facebook), ma il vice commissario era certo che il tabulato delle telefonate fatte e ricevute dalla donna gli avrebbe dato una mano: se decidi di andare in macchina con un'amica a fare il bagno ad Acciaroli dovrai pure prendere appuntamento. Ragozzino attendeva il tabulato per martedì mattina e invece lunedì sera alle 21, mentre era ancora al lavoro in commissariato, arrivò una telefonata del questore di Salerno.
"Si è fatto vivo con me il senatore Di Stefano, mio buon amico ed ex compagno di partito di Giuseppe Maviglia. Il senatore era amareggiato, pare che la moglie di Maviglia sia stata sottoposta a un vero e proprio interrogatorio per l'omicidio di quel giovane francese. E non è tutto: il procuratore mi ha detto che sarà esaminato il suo tabulato telefonico. Ora, caro Ragozzino, non glielo devo certo insegnare io che per avere questo tipo d'informazioni non c'è bisogno di percorrere strade ufficiali che mi costringerebbero a ricevere un'altra telefonata da quello scassacazzo del senatore Di Stefano. Quindi agisca di conseguenza".
I guai non arrivano mai da soli, e neppure le cazziate. Alle 21,30 il cellulare di Ragozzino suonò nuovamente. Non era il questore, e neppure il senatore Di Stefano. Peggio. Era la moglie del vice commissario: "Alberto, dove cazzo stai?".
Caterina  Breccia in Ragozzino sapeva benissimo che tra capo e collo del marito era capitato un omicidio, ma era anche a conoscenza della unica "scappatella" che in undici anni di matrimonio il vice commissario si era permesso con tale Paula Jane Steel, una procace inglese di 32 anni che nel luglio del 2015 si era presentata al commissariato per una denuncia di smarrimento. Lei aveva perso la patente, che fu ritrovata pochi giorni dopo, Ragozzino perse la testa e la ritrovò soltanto un mese dopo quando la bella inglese lasciò Castellabate per tornare a Bristol.
Nonostante la particolare prudenza che il vice commissario adoperò nella gestione di quel "caso", fu beccato ugualmente dalla consorte, evidentemente  anch'ella abile investigatrice, e per un bel po' finì "al confino" sul divano del soggiorno, estromesso dall'alcova domestica.
Mentre il vice commissario era impegnato con le beghe familiari, Noce si godeva la sua indipendenza di single nel giardino del professor Sirago. Dopo aver fatto fuori tre porzioni di parmigiana di melenzane a testa, i due stavano cercando di mandarle giù con l'aiuto di un dose abbondante di limoncello appoggiati alla ringhiera che separava il giardino dalla stradina sottostante, la stessa che conduceva alla spiaggia del Pozzillo dove era stato ucciso Bertan.
Durante la cena Noce aveva aggiornato Sirago sugli ultimi sviluppi del caso, adesso Sirago stava spiegando a Noce la differenza tra la parmigiana che la iena mangiava in trattoria da Elio e quella che avevano polverizzato pochi minuti prima. "Io la faccio indorata e fritta, è più pesante ma anche più saporita. Piuttosto, commissario, mi tolga una curiosità: ma lei dove la mette tutta la roba che mangia?".
"Questione di metabolismo".
Pur incamerando quotidianamente una quantità di calorie notevolmente superiore al suo fabbisogno, Arcangelo Noce era magro come un chiodo. Alto non più di un metro e settanta, bruno in quei pochi capelli che gli erano rimasti, occhi castani su un naso non propriamente regolare, con i poliziotti bellocci della tv aveva in comune soltanto la bravura. Ed era, inoltre, uno scassacazzo di proporzioni cosmiche.
Vittima designata della iena era il vice commissario Donatella Dell'Angelo. Facente funzioni di dirigente del commissariato di Fuorigrotta in assenza di Noce, alle 22 di lunedì 16 settembre era intenta a svolgere tutt'altro tipo di funzioni. Maestra nell'effettuare perquisizioni, in quel momento ne stava subendo una particolarmente accurata nella sua camera da letto dal fidanzato Walter Di Maio, titolare di un salone di bellezza di Fuorigrotta. Chi lo ha detto che tutti i parrucchieri sono froci?
Era amore vero quello che il Di Maio provava per la Dell'Angelo. Non poteva essere interessato nè alla sua bellezza (non ne aveva) nè tantomeno alla sua ricchezza: Donatella si manteneva esclusivamente con lo stipendio di poliziotto ed era in fitto l'appartamento dove stava subendo un'aggressione per la quale non aveva la minima intenzione di arrestare l'autore.
Ci pensò la iena.
"Ciao, Donatella. Disturbo? Ti sento affannare".
"No, commissario. Sono entrata in questo momento a casa. Ho fatto le scale, sono cinque piani, l'ascensore era guasto".
"Non ti faccio perdere molto tempo. Hai sentito parlare dell'omicidio di quel giovane francese a Castellabate?".
"Certo, commissario ("E sono certa che ci stai mettendo il naso, brutto stronzo"). Posso esserle utile?".
"Mi hai capito al volo, come sempre. Mi servirebbe il tabulato delle telefonate fatte e ricevute da... segnati questo numero: 339.8761715. E' intestato alla signora Mariella Nardi".
("E non potevi aspettare domani mattina, pezzo di animale?"). "Ok, commissario, me lo sono segnato.  Le faccio avere il tabulato al più presto".
"Come vanno le cose a Napoli?".
"Bene" ("Meravigliosamente bene fino a cinque minuti fa, brutto frocio").
 
***
 
Mercoledì 18 settembre - Ore 10
"Non sono io la persona in questa foto".
"Ne è sicura, signora?". Alberto Ragozzino la invitò a guardare nuovamente l'immagine scattata dal'autovelox.
"Sicurissima".
Grazia Salzano, seduta di fronte a Ragozzino e Noce nel commissariato di S.Maria di Castellabate, indossava un vestito di lino azzurro che dava risalto ai capelli biondi ondulati. Azzurra anche la piccola farfalla tatuata sulla caviglia sinistra. Sulla pelle abbronzata, oltre all'orologio, soltanto una sottile catenina d'oro al collo e un profumo leggero e gradevole. Il tempo aveva rispettato i suoi 44 anni, ne dimostrava molti di meno. Non era molto alta, ma il corpo slanciato aggiungeva agli occhi di chi la guardava quei centimetri che le impedivano di raggiungere il metro e settanta. Il suo bel viso, nel quale spiccavano un naso regolare e grandi occhi castani con il taglio leggermente all'insù, era sufficiente a spiegare perchè giovedì 12 settembre l'attenzione di David Bertan era caduta su di lei.
Ma la donna continuava a negare di essere stata quel giorno ad Acciaroli assieme a Mariella Nardi nonostante il tabulato telefonico di quest'ultima evidenziasse due chiamate della Salzano all'amica alle 8,32 e alle 8,44.
"Le ho telefonato la prima volta per avere la ricetta del suo tiramisù. Nessuno lo fa come lei. E l'ho richiamata pochi minuti dopo per chiederle ulteriori chiarimenti".
Inutile verificare con la Nardi. Chiaramente si erano messe d'accordo anche su quei piccoli dettagli. Inutile chiedere alla Salzano degli incontri con Bertan prima ad Acciaroli e poi a Castellabate: avrebbe negato tutto. E per un motivo che si chiamava Fausto Corsi, il 67enne marito di Grazia Salzano, proprietario di una delle più note aziende vinicole del meridione. Otto anni prima aveva diviso con lei, sposandola, un patrimonio di svariati milioni di euro alla quale Grazia Salzano non aveva alcuna intenzione di rinunciare. Titolare di un negozio di articoli sportivi a S.Maria di Castellabate, la Salzano aveva conosciuto Corsi durante un ricevimento e "le confesso che di vini non me ne intendo, però mi piace bere un bicchiere con gli amici, è il modo migliore per cominciare una serata". "Mi permetterà allora - disse Corsi - di farle pervenire a scopo puramente didattico alcuni dei mie prodotti. Anzi, sarei estremamente lieto se uno di questi giorni volesse farmi l'onore di venirmi a trovare in azienda".
Ci andò due giorni dopo e, tempo tre mesi, i due finirono sull'altare tra le maledizioni di Antonello Corsi, anni 27, e di sua sorella Virginia, anni 24, che videro dirottare così parte del cospicuo patrimonio di famiglia verso la bella negoziante di Castellabate. Anzi ex negoziante: perchè continuare a vendere articoli sportivi quando si ha un marito facoltoso?
I 23 anni di differenza tra i due cominciarono a fare sentire il loro peso qualche anno dopo. E tra le braccia di Grazia Salzano finirono molti David Bertan nei suoi frequenti raid a Napoli. "Vado a fare compere, caro. Stai tranquillo, non dimentico le tue sfogliatelle di Pintauro". E nemmeno i cornetti.
Fino a giovedì 12 settembre aveva tradito il marito soltanto in trasferta, la prudenza le suggeriva di non provarci a Castellabate e dintorni. Ma quel francesino...
"Excusez-moi, ce qui est écrit ici?".
"Spaghetti con alici alla cilentana", rispose Mariella Nardi. "Sono buonissimi, li assaggi".
David Bertan aveva già pranzato in albergo. L'unica cosa che voleva assaggiare era la bionda seduta accanto all'amica nel grazioso "Il covo di Cesare", un ristorante all'aperto nel porticciolo di Acciaroli. Cinque minuti dopo aver individuato la preda, Bertan era già seduto al tavolo delle due amiche.
 
"E alle 20,30 di quella sera?" chiese Ragozzino alla Salzano?
"Ero a cena a casa di Mariella Nardi. Le ho portato il tiramisù. Mi ha fatto i complimenti, era venuto bene".
La iena, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, intervenne: "Signora Salzano, noi comprendiamo benissimo i motivi che la inducono a non dire la verità. Io per primo sono un bugiardo inveterato, e lo è anche il vice commissario Ragozzino. Ogni giorno diciamo fesserie in quantità industriale ai giornalisti che ci assalgono per avere notizie. Non le dico quante telefonate arrivano in commissariato da quando David Bertan è stato ucciso, e non si tratta soltanto di giornalisti locali: chiamano da tutta Italia. Pensi un po' cosa darebbero per sapere che due signore della buona borghesia di Castellabate si sono incontrate con Bertan proprio nel giorno in cui è stato ucciso. Vedo già i titoli sui principali quotidiani italiani. Chiaramente noi non abbiamo alcun interesse a che queste indiscrezioni diventino di pubblico dominio, continueremo a dire alla stampa una valanga di fesserie. Ma i giornalisti sono una brutta razza, non mollano mai la presa e quindi non possiamo assicurarle che non arrivino ugualmente alla notizia. Le possiamo, invece, promettere il massimo riserbo qualora voglia dirci cosa è accaduto veramente giovedì 12 settembre".
Grazia Salzano guardò negli occhi la iena e Ragozzino cercando una risposta alla domanda: mi posso fidare di queste persone? Poi abbasso lo sguardo e disse: "D'accordo, vi dirò tutto".
 
***

"Si, è vero, quella sera mi sono vista con David Bertan sulla spiaggia del Pozzillo. Ma quando sono andata via era ancora vivo".
Il muro tra le domande degli inquirenti e la reticenza di Grazia Salzano non c'era più. Spazzato via dalle assicurazioni di Ragozzino e Noce: "Ci dica pure tutto quello che ha combinato, bella signora: da noi quel cornuto di suo marito non lo verrà mai a sapere".
"Ci siamo dati appuntamento alle 20,30 al "Lido Roberta", a metà strada tra San Marco e Santa Maria. Ho portato un cestino con le vivande e una bottiglia di vino. Non mi piace fare l'amore a stomaco vuoto".
"Chissà se la bottiglia proveniva dall'azienda del marito", pensò Noce con la sua cattiveria da iena. La Salzano non lo specificò, lui ovviamente non lo chiese.
"David voleva mangiare in riva al mare, io avevo troppa paura che qualcuno ci vedesse. E poi c'era vento, sentivo freddo. A gesti l'ho convinto ad andare sullo stabilimento, è stato molto divertente: io non conosco il francese, lui sapeva  pochissime parole d'italiano. Nella parte posteriore del Lido Roberta c'è uno spazio che il gestore utilizza come zona ristorante, con i tavolini e le sedie. Il vino era forte, ci ha dato subito alla testa: dopo un quarto d'ora siamo finiti sulle assi di legno dello stabilimento. Il resto lo potete immaginare".
"Mentre eravate là, è successo qualcosa di particolare?", chiese Ragozzino.
La donna sorrise per l'involontario doppio senso della domanda e maliziosamente rispose: "Dipende da cosa vuole sapere".
Il vice commissario, leggermente imbarazzato, sorrise a sua volta e specificò: "Sulla spiaggia è passato qualcuno?".
"Si, una giovane coppia".
"Ha sentito quello che dicevano?".
"Non appena ci siamo accorti che stavano arrivando, abbiamo interrotto quello che stavamo facendo: avevamo paura che potessero appartarsi anche loro sullo stabilimento. Parlavano di pallavolo, il silenzio amplificava le voci. Il ragazzo le stava dicendo che ad agosto, proprio in quel tratto di spiaggia, montano un campo dove giocano fino al tramonto".
"Che età potevano avere?".
"Non lo so, ma le voci erano giovanili, soprattutto quella della ragazza. Improvvisamente si sono fermati e lei ha detto: "Ho sentito un rumore, c'è qualcuno. Dai, Marcello, andiamo via. Ho paura". E si sono allontanati".
"In che direzione?", chiese Ragozzino.
"Verso S.Marco".
"Ed è sicura che il ragazzo si chiamasse Marcello?".
"Si, lo ricordo bene perchè mio nipote, il figlio di mia sorella, si chiama così".
"Il rumore che la ragazza ha sentito?".
"Io non ci ho fatto caso, di certo non siamo stati noi".
"Poi cosa è successo?"
"Abbiamo ripreso quello che avevamo interrotto".
"A che ora avete lasciato lo stabilimento?".
"Alle 22,30. Io sono andata verso S.Maria, lui si è diretto a S.Marco: è là che David aveva lasciato la sua macchina".
"E non si è mai voltata indietro?".
"No. Dopo pochi passi ho preso le scalette che dalla spiaggia portano alla statale. Sono salita in macchina e sono tornata a casa".
"E suo marito?".
"Mi aveva detto che avrebbe fatto molto tardi per motivi di lavoro. Infatti non era a casa quando sono rientrata".
 
***

Mercoledì 18 settembre - Ore 21
Noce e Ragozzino condussero la Salzano sul luogo del delitto per un sopralluogo. Scelsero quell'ora non solo per riproporre la stessa situazione ambientale, ma per salvaguardare gli interessi "coniugali" della teste: col buio erano completamente azzerate le possibilità che Grazia Salzano fosse riconosciuta da qualcuno, anche perchè la polizia aveva "blindato" il tratto di spiaggia interessato chiudendo ogni accesso. La stampa ovviamente non fu informata del sopralluogo.
Per evitare sorprese, tuttavia, la Salzano si presentò con occhiali scuri, un foulard per nascondere i capelli biondi, camicetta blu, pantaloni grigio scuro e scarpe nere. Praticamente un'altra persona. La donna indicò agli inquirenti con estrema esattezza il posto dove si era incontrata con Bertan, il luogo dove avevano fatto l'amore, il posto dove i due si erano congedati con la promessa di rivedersi il giorno dopo.
 
***
 
"Se la donna ha detto la verità, se non ha nascosto nulla, siamo in un bel vicolo cieco, caro professore".
Cattivo umore, emicrania, scarso appetito i sintomi che la iena accusava quando era in difficoltà nelle indagini. Quella sera, invece, fece fuori sotto gli occhi di Sirago un piatto abbondante di tortellini al ragù, un numero considerevole di polpette, insalata mista, mezzo albero di albicocche del giardino del professore e un sorbetto al limone. Adesso stavano prendendo il caffè. Erano passate abbondantemente le 23, ma "tanto dormo lo stesso. Su di me - spiegò Noce al professore - la caffeina ha l'effetto completamente opposto: mi anestetizza".
"La prego, commissario, non si abbiocchi proprio adesso - lo esortò Sirago -. Lei mi serve sveglio, non ha ancora detto come intendete procedere per le indagini".
"Innanzitutto dobbiamo verificare se il marito di Grazia Salzano possiede un alibi: è l'unico che aveva un motivo valido per uccidere Bertan. Dobbiamo farlo con discrezione, abbiamo promesso alla Salzano il massimo riserbo su quello che è successo il 12 settembre. Era l'unico modo per convincerla a parlare".
"Il marito, lei dice? Mi sembra improbabile - osservò Sirago - che sia venuto a conoscenza dell'incontro tra la moglie e il francese: tutto si è svolto nel giro di poche ore".
"Non si può mai dire. Mettiamo per ipotesi che il marito sospettasse dell'infedeltà della Salzano e abbia cominciato a pedinarla, personalmente oppure con l'aiuto di un'agenzia investigativa. Le cose potrebbero essere andate così: Corsi viene a sapere del primo incontro ad Acciaroli e decide di seguire la moglie sulla spiaggia. I due fanno l'amore, potrebbe intervenire subito, ma l'odio nei confronti del giovane francese è talmente forte che decide di ucciderlo. Attende pazientemente nel suo nascondiglio che i due facciano i loro comodi, ma inavvertitamente urta qualcosa e il rumore mette in allarme i due giovani che stanno passando sulla spiaggia. Più tardi, dopo che la moglie si è allontanata, prende un sasso o qualcosa del genere, piomba alle spalle di Bertan, lo tramortisce e lo uccide. Infine gli toglie documenti, cellulare e soldi per simulare una rapina".
"Quel rumore sulla spiaggia... Provo a indovinare:  state cercando i due giovani per appurare da dove proveniva".
"Esatto. Complimenti, professore. Si merita un bel limoncello. Lo vada a prendere, please".
Tempo due minuti e Sirago tornò con due bicchierini e un'altra domanda: "Perchè, pur sapendo che quella sera era avvenuto un delitto, i due giovani non si sono presentati alla polizia?".
La risposta arrivò il giorno dopo. Il vice commissario Ragozzino rintracciò telefonicamente il Marcello della spiaggia. Marcello Tozza. Non fu difficile arrivare a lui, "al Pozzillo mi conoscono tutti, è da oltre vent'anni che frequento quella spiaggia. Ma in questo momento sono in Spagna, vivo e lavoro qui. Sono partito venerdì mattina e soltanto qualche ora fa ho saputo del delitto. Mi ha telefonato da San Marco Virginia, la ragazza che quella sera era sulla spiaggia con me. Mi ha chiesto cosa doveva fare, io le ho consigliato di presentarsi immediatamente in commissariato".
"Cosa mi può dire di quella sera?".
"Saranno state le nove e mezza, stavo accompagnando Virginia a San Marco. Purtroppo non le posso essere d'aiuto, non ho visto assolutamente nulla".
"Ad un certo punto, però, vi siete fermati. Perchè?".
"Come fate a saperlo?".
"Lasci perdere e risponda alla mia domanda, per favore".
"Virginia ha sentito un rumore, si è spaventata e siamo andati via". E anticipò la successiva domanda di Ragozzino dicendo: "Io però non ho sentito nulla".
 
***
 
"Era un rumore metallico".
Virginia Lamanna, commessa in un negozio di abbigliamento di San Marco, aveva un'aria terribilmente spaventata.
"Non si preoccupi, signorina, non ha nulla da temere".
Le assicurazioni di Ragozzino non fecero effetto: la paura rimase sul grazioso volto della ragazza, nei suoi grandi occhi marroni.
Intervenne Noce: "Nessuno verrà a conoscenza di questo colloquio, quello che dirà rimarrà in questa stanza. Da che direzione proveniva quel rumore?".
"Dal Lido Roberta".
"Ne è sicura? Alle spalle del Lido ci sono numerose abitazioni", osservò la iena.
"Si, ma sono tutte case di villeggiatura, a settembre sono chiuse. In ogni caso, sono certa che il rumore proveniva dallo stabilimento: Marcello ed io eravamo a pochi metri dal lido".
"Lui però - intervenne Ragozzino - ci ha detto di non aver sentito nulla".
"Marcello in quel momento stava parlando, evidentemente non ci ha fatto caso. Io, invece, ero concentrata ad ascoltare quello che diceva e sono certa di aver sentito quel rumore. Mi sono spaventata, sullo stabilimento c'era qualcuno, e certamente non era il proprietario: lo conosco bene, si chiama Aldo. Ogni sera chiude lo stabilimento alle otto e va a cenare a casa".
La polizia, infatti, lo aveva già interrogato: "Quando hanno commesso il delitto, lo stabilimento era chiuso. E io non c'ero".
 
***
 
La polizia setacciò lo stabilimento. Nessuna traccia utile. Ma le varie testimonianze avevano permesso una ricostruzione attendibile dei fatti:
Ore 20,10: David Bertan arriva a S.Marco e parcheggia la Renault presa a noleggio sotto la villetta che ospita il commissario Noce, a 150 metri dalla spiaggia del Pozzillo.
Ore 20,30: dopo aver percorso circa 500 metri di spiaggia, il francese si incontra con Grazia Salzano all'altezza dello stabilimento balneare "Lido Roberta".
Ore 20,35: i due amanti raggiungono la parte posteriore dello stabilimento, alla quale si accede direttamente dalla spiaggia.
Ore 20,50: dopo aver cenato, Bertan e la Salzano fanno l'amore sulle assi di legno dello stabilimento, in un luogo non visibile dalla spiaggia.
Ore 21,30: Marcello Tozza e Virginia Lamanna transitano sulla spiaggia diretti a S.Marco. All'altezza del "Lido Roberta" la ragazza sente un rumore, i due giovani si fermano e poi, dopo qualche attimo, riprendono il cammino.
Ore 22,30: David Bertan e Grazia Salzano si salutano per raggiungere le rispettive autovetture.
Ore 22,35: mentre la donna sale le scalette che dalla spiaggia conducono alla statale, l'assassino esce dal suo nascondiglio, raggiunge Bertan che nel frattempo ha percorso poco più di 50 metri, lo tramortisce con un corpo contundente e lo uccide.
Alla ricostruzione, però, manca ancora la cosa più importante: il nome dell'assassino.
 
***
 
Venerdì 20 settembre - Ore 10
"E' il commissario Noce!".
La iena, abilissimo nell'evitare gli assalti dei giornalisti, stavolta fu preso in contropiede. Non se l'aspettava. Tempo dieci secondi e una ventina di microfoni piombarono sotto il suo naso davanti al commissariato di S.Maria di Castellabate. "E' stata la signora Nardi ad ammazzare Bertan, commissario?" - "Da quanto tempo conosceva il francese?" - "Farete una conferenza stampa?".
Se l'assalto fosse avvenuto sotto il commissariato di Fuorigrotta, la iena avrebbe dato a tutte quelle domande un'unica risposta: "Toglietevi dai coglioni o vi faccio arrestare".
Ma non voleva mettere in difficoltà Ragozzino. Si fece largo in silenzio tra la folla di cronisti chiedendosi "Che cazzo è successo?", raggiunse l'ufficio del vice commissario e trovò sulla scrivania la risposta al suo interrogativo.
 
La moglie dell'ex deputato Maviglia
implicata nel delitto di Castellabate?

 
Sotto il titolo la foto di David Bertan, Mariella Nardi e Grazia Salzano seduti al tavolo del ristorante "Il Covo di Cesare" ad Acciaroli.
Articolo breve, 30 righe tutte in prima pagina che aggiungevano poco o nulla al titolo. "Questo qui - disse Noce riferendosi all'autore del pezzo - non sa un cazzo di quello che è successo la sera sulla spiaggia".
"E come un coglione ha fatto il titolo sulla Nardi che nulla c'entra con il delitto", aggiunse Ragozzino ignorando che la titolazione è un compito che spetta al caporedattore, il quale aveva fatto molto bene il suo mestiere inserendo nel titolo tre parole forti e di sicuro effetto: deputato, moglie e implicata, il tutto ammorbidito da un punto interrogativo aggiunto esclusivamente per pararsi il culo da querele.
L'unico fondoschiena in pericolo adesso era quello di Ragozzino. "E ora chi lo sente il Questore?", furono le uniche parole che ebbe il tempo di pronunciare prima che suonasse il suo cellulare.
"Siamo nella merda, Ragozzino. E lo saremo fino al collo alle 13,30 quando i telegiornali di tutta Italia daranno la notizia. C'è una sola cosa da fare - disse il Questore -: organizzi immediatamente una conferenza stampa e spieghi ai giornalisti che la moglie di Maviglia non c'entra un cazzo in tutta questa storia".
Nulla di più facile. Bastava fare accomodare i giornalisti che stavano fuori.
 
***
 
L'autore dell'articolo di "Salerno Day", un giovanotto alto e occhialuto, si pavoneggiava in prima fila nella sala della conferenza stampa. La copia del quotidiano spuntava dalla sua giacca come a voler ricordare a tutti: "Lo scoop l'ho fatto io". Fu sua la prima domanda: "Che ci facevano Mariella Nardi e Grazia Salzano ad Acciaroli assieme alla vittima?".
"Io speravo che la risposta fosse nel suo articolo", rispose Ragozzino guadagnando le simpatie di tutti gli altri giornalisti presenti, che ovviamente non avevano digerito lo scoop del collega. "Se lei non è in grado di dircelo, lo appureremo. Ma posso garantirvi con certezza che le due donne nulla hanno a che vedere con il delitto".
"Come fa ad esserne così sicuro?", chiese una giovane giornalista di una televisione privata.
"Abbiamo i nostri buoni motivi, dei quali per il momento non possiamo farvi partecipi".
"E allora perchè avete convocato questa conferenza stampa? Sono arrivate pressioni dall'alto?", domandò un anziano cronista.
"No, lo abbiamo fatto per permettere a tutti coloro che oggi non sono usciti con questa notizia - e mostrò la prima pagina di Salerno Day - di darci una mano come ha fatto il vostro collega".
Un ghigno apparve sul volto della iena, in piedi accanto al tavolo da dove Ragozzino dirigeva le operazioni. Noce approvava in pieno la linea di condotta del vice commissario: "Li sta prendendo per il culo questi quattro stronzi, io non avrei potuto fare meglio".
"Siamo venuti a conoscenza - proseguì Ragozzino - di alcuni particolari importanti sulla dinamica del delitto. Prima di essere ucciso, David Bertan è stato colpito alla nuca con un corpo contundente. L'assassino probabilmente si è nascosto nello stabilimento "Lido Roberta", ha atteso il momento più opportuno, è arrivato alle spalle del francese e lo ha tramortito".
"Ritenete, quindi, che il delitto fosse premeditato?", chiese l'occhialuto giornalista di Salerno Day.
"Non è da escludere. Ovviamente era premeditata l'aggressione. Bertan potrebbe essere stato vittima di un tentativo di rapina finito tragicamente: il francese ha reagito e l'aggressore lo ha ucciso. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi".
"Avete appurato cosa ci faceva Bertan sulla spiaggia a quell'ora?, chiese la giornalista di uno dei più diffusi quotidiani napoletani.
"La vittima, dopo aver lasciato a S.Marco una Renault noleggiata ad Acciaroli, probabilmente aveva intenzione di raggiungere S.Maria passando per la spiaggia, ma non ne ha avuto il tempo", mentì spudoratamente Ragozzino eseguendo gli ordini del questore: "Spari  tutte le balle che vuole, dica pure che Bertan era una spia e che è stato fatto fuori dai servizi segreti russi, ma tiri fuori la moglie di Maviglia da questa storia".
 

Inviaci un tuo commento!

(la tua email email non verrà pubblicata nel sito)
I dati personali trasmessi saranno trattati direttamente da A.S.D. WATERPOLO PEOPLE quale titolare del trattamento ed esclusivamente per lo scopo richiesto garantendo la riservatezza e la sicurezza dei dati.

I dati personali saranno conservati solo il tempo esclusivamente necessario. Ogni interessato può esercitare il diritto di avere informazioni sui propri dati ai sensi dell'art. 7 dlgs 196/2003.

La preghiamo quindi di fornire il suo consenso al trattamento dei dati cliccando sull'apposito riquadro.

* campi obbligatori
Attendere prego...

Grazie della collaborazione!
Il tuo commento è stato registrato in archivio e sarà visibile nel sito dopo l'approvazione amministrativa.

Ok