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Le prime cinque puntate

  Pubblicato il 29 Lug 2120  18:44
LA QUINTA PUNTATA
Avrebbe potuto tranquillamente sbrigarsela da solo. Invece da brava iena Arcangelo Noce telefonò a Donatella Dell'Angelo proprio mentre il vice commissario si stava infilando tra le lenzuola pregustando il giallo che le aveva prestato un'amica e che l'aspettava sul comodino: "Morte di un commissario di Polizia".
"Quella fine devi fare!", augurò in cuor suo a Noce mentre gli diceva "ha fatto bene a chiamarmi. Tempo un quarto d'ora e sarò in commissariato".
Dove Giuseppe Adinolfi, il tassista, pregustava il suo momento di celebrità: "Vedrai che finirò sui giornali", stava dicendo alla moglie al cellulare mentre Noce faceva il suo ingresso in commissariato. Di lì a poco arrivò, tutta trafelata, anche Donatella Dell'Angelo.
Altezza media, sulla quarantina, oltre alla voglia di celebrità Adinolfi ne aveva un'altra bella grossa alla sinistra del pomo di Adamo: di caffè. "Ho visto che il bar qui sotto è ancora aperto", disse la iena rivolgendosi a Donatella. "Oltre al caffè, fatti portare anche qualche pizzetta, se è rimasta".
La prospettiva di poter fare un passo avanti nell'inchiesta, grazie alla testimonianza del tassista, gli aveva fatto tornare l'appetito. "Hanno soltanto degli arancini. Vanno bene lo stesso?", chiese Donatella.
"Vanno benone. E fatti portare anche una birra. Bella fredda, mi raccomando". Poi si rivolse al tassista: "Dica tutto quello che sa".
"Mercoledì, il giorno in cui è stato ammazzato quel tizio a via Scarfoglio, ho lasciato una cliente proprio sotto la sua abitazione. Saranno state le 19,30".
"Ha visto se è entrata?", chiese Noce.
"Certo. Ha bussato al cancello della villetta e le hanno aperto dopo qualche secondo".
"Come fa ad esserne così sicuro?".
"Sono rimasto appositamente per guardarla, commissario. Uno schianto di femmina", e lanciò verso Donatella un'occhiata significativa quasi a voler sottolinerare impietosamente la differenza.
"Mi descriva quella donna", chiese Noce.
"Bruna, capelli corti, non molto alta ma con un corpo eccezionale. Davvero una bellezza, commissario. Indossava un paio di jeans aderenti e una giacca nera sopra una camicetta bianca scollata. Non dovrei dirglielo perchè lei è della polizia, ma un paio di volte quella sera sono passato col rosso per distrazione: non riuscivo a staccare gli occhi dallo specchietto retrovisore".
Noce chiamò a sè Donatella e le sussurrò in un orecchio: "Vai su Facebook e vedi se riesci a trovare una foto di Stefania Bartolucci, la segretaria della Rari Nantes Agnano".
Poi, rivolgendosi nuovamente al tassista, chiese: "Come mai si è deciso soltanto adesso a rivolgersi alla polizia? Dal delitto sono trascorsi due giorni".
"Soltanto stasera - si giustificò Adinolfi - sono venuto a conoscenza dell'omicidio. Raramente leggo i giornali e la sera, quando torno a casa dal lavoro, non guardo mai il telegiornale: sono troppo stanco, preferisco distrarmi cambiando un canale dopo l'altro. Ma stasera, facendo zapping, sono capitato per caso su una televisione privata che parlava del delitto e ho telefonato immediatamente in commissariato".
"Eccola!", intervenne Donatella consegnando a Noce la foto di Stefania Bartolucci.
"E' questa la donna che ha lasciato mercoledì sera sul luogo del delitto?", chiese la iena.
"E' lei! E' lei! E' proprio lei!", esclamò il tassista al colmo dell'eccitazione.
"Ne è proprio sicuro?", chiese Noce.
"Certo, commissario. E' lei, non posso sbagliarmi".
"Dove l'ha caricata?", intervenne Donatella.
"A via Diocleziano, proprio dove sta il mercatino".
Arrivò il ragazzo del bar con il caffè e gli arancini. Dopo aver congedato Adinolfi, Noce li divorò in cinque minuti.

***

Sabato 24 settembre - Ore 9
"Lei è in un mare di guai, signorina", esordì la iena e aggiunse: "E' sempre dell'idea di non voler chiamare il suo avvocato?".
"Sono certa di potermela cavare da sola", rispose con sicurezza Stefania Bartolucci. Indossava un maglioncino a girocollo grigio su un pantalone nero, ma la sobrietà del vestiario non era riuscita a impedire che al suo ingresso in commissariato gli occhi di tutti gli agenti presenti si spostassero immediatamente su di lei.
"Perchè non mi ha detto che la sera del delitto era stata a casa di Palmentieri?".
"Avevo paura che la Polizia potesse sospettare di me".
Una frase dietro la quale si potevano celare due ipotesi:

1. Se era stata la Bartolucci ad uccidere Palmentieri, la paura era più che giustificata
2. Se non era stata lei, la paura era ugualmente giustificata se la donna non aveva un solido alibi

Stefania Bartolucci cercò di chiarire così la sua posizione: "A casa di Palmentieri mi sono trattenuta soltanto dieci minuti: il tempo di consegnargli il portafogli, lo aveva dimenticato nella sede della Rari Nantes Agnano".
"E stato lui a chiederle di riportarglielo?".
"Si. Quel giorno, come le ho già detto, Palmentieri è stato al club fino alle 18. Dieci minuti dopo mi sono accorta che aveva lasciato il portafogli in sede e gli ho telefonato. Ecco, se vuole può controllare", e porse il cellulare al commissario.
"Quando gli ho telefonato - continuò la Bartolucci - Palmentieri mi ha detto che non aveva il tempo di tornare indietro e mi ha pregato di portarglielo a casa. Alle 19,30 sono arrivata davanti alla villetta, sono entrata, mi ha offerto un caffè e alle 19,45 ha insistito per accompagnarmi a casa".
"Quando siete montati in macchina, vi ha visto qualcuno?".
"No, commissario, e neppure quando Palmentieri mi ha lasciato sotto casa. Altrimenti glielo avrei detto, non crede?".
Noce acconsentì con la testa e si diede dell'idiota per quella domanda superflua.
"Palmentieri le ha detto nulla di particolare durante il tragitto?".
"Mi ci faccia pensare... No, commissario, le solite cose: abbiamo parlato della squadra dei suoi progetti per la stagione agonistica che sarebbe cominciata a gennaio. Rispetto ai campionati di serie A, la serie B comincia molto più tardi e...".
Noce le fece cenno con la mano di lasciare perdere i dettagli pallanuotistici, non era quello che voleva sapere da lei. "Quando è stata a casa di Palmentieri quella sera, è successo qualcosa di particolare?".
"Cosa intende per particolare?".
"Qualcosa d'insolito, di strano".
"No, commissario. Tutto perfettamente normale. A meno che lei non voglia considerare strano il fatto che Palmentieri si stesse preparando per ricevere a cena qualcuno. Ma questo ovviamente lei lo sa già, visto il modo in cui è stato ucciso".
"Di che umore era Palmentieri?".
"Ottimo, commissario. Come sempre. Da quando lo conosco, del resto, raramente l'ho visto preoccupato o in ansia per qualcosa".
Noce si alzò, raggiunse il centro della stanza e - mani dietro la schiena e testa china - cominciò a gironzolare seguito dallo sguardo di Stefania Bartolucci, che si era voltata verso di lui. Al terzo giro la iena si bloccò improvvisamente e, col dito puntato verso la donna, disse: "C'è qualcosa che non quadra nel suo racconto, signorina. Lei ha detto che Palmentieri non è voluto tornare in ufficio a riprendere il portafogli perchè aveva una fretta del diavolo. Però, poi, un'ora e mezza dopo ha trovato il tempo per riaccompagnarla a casa. Non crede sia una contraddizione?".
"Non so che dirle, commissario, ma è andata proprio così. Del resto io abito a viale Kennedy, da casa di Palmentieri non ci vogliono più di dieci minuti di macchina".
Noce tornò a sedersi, prese una penna dalla scrivania e cominciò a picchiettarla nervosamente sul vetro del ripiano.
"Si rende conto, signorina, che la sua posizione è quantomeno delicata? Ci ha mentito, non ha un alibi, è stata a casa della vittima la sera stessa dell'omicidio e ci sono palesi incongruenze nel suo racconto. Mi dica una buona ragione perchè io debba escludere che ci fosse lei di fronte a Palmentieri quella sera a cena".
"Perchè a me piacciono le donne, commissario".

***

"Lesbica?".
"Esatto. Ecco perchè, pur non avendo un alibi, pur essendo in una situazione molto delicata, ha rifiutato l'assistenza del suo avvocato. Sapeva che, se si fosse messa male per lei, avrebbe tirato fuori il suo jolly".
"Ha una foto di questa Bartolucci?", chiese Elio.
Noce lo guardò stupefatto: "Secondo te io vado in giro con le foto degli indiziati? Ma poi a cosa ti serve?".
"Voglio farmi un'idea di chi sto parlando".
"Ok. Ce l'hai i giornali di oggi?".
"Certo, commissario, come tutti i giorni".
"E allora, se non ricordo male, ci deve essere una foto della Bartolucci assieme a Palmentieri".
Erano le 22.45, quella sera Elio aveva messo il cartello "chiuso" alla porta a vetri della trattoria con un quarto d'ora d'anticipo. Pochi clienti, colpa di una festa rionale. Il ristoratore si tolse il grembiale e raggiunse il tavolo dove ogni mattina sistemava la mazzetta dei giornali. Una decina di euro ben spesi, ai clienti faceva piacere consultarli tra un'ordinazione e l'altra.
"Su quale giornale sta la foto?", chiese Elio.
"Come cazzo vuoi che mi ricordi!", rispose la iena. "Di certo non sta su quelli sportivi, sfoglia gli altri e la troverai".
"E questa grandissima gnocca sarebbe lesbica?!", esclamò Elio dopo aver trovato la foto. "Madonna Santa, che spreco!", aggiunse mettendo il giornale sotto il naso della iena.
"E obiettivamente dal vivo è ancora meglio", commentò Noce. Poi, tirando l'acqua al suo mulino, aggiunse: "Ti vedo scombussolato, ti ci vuole qualcosa di forte per riprenderti. C'è ancora quella tua Sambuca speciale o te la sei scolata tutta?".
"C'è, commissario, c'è", e andò a prenderla in cucina scuotendo la testa: "Lesbica quel ben di Dio, cose da pazzi".
"Invece di lamentarti inutilmente, fai presto che ti devo chiedere una cosa importante".
Elio tornò rapidamente con la Sambuca e i bicchierini e versò una dose abbondante ad entrambi. "Dica pure commissario".
"Quanto tempo ci vuole per preparare una calamarata, un filetto e un'insalata mista per due persone?"
"Cos'è, un quiz a premi?".
"No, è il menu che Palmentieri ha cucinato per la sera del delitto".
"Dipende commissario. Se fai tutto in una volta, un'ora e un quarto sono più che sufficienti".
"Noi sappiamo che Palmentieri ha lasciato la sede del club alle 18 e che, presumibilmente, ha raggiunto casa intorno alle 18,30. Un'ora dopo è arrivata la Bartolucci e alle 19,45 - secondo quanto sostiene la donna - lui l'ha riaccompagnata in macchina a viale Kennedy, dove abita la segretaria, per poi ritornare a via Scarfoglio presumibilmente intorno alle 20,10. I tempi sono molto stretti se hai un invito a cena, non credi?".
"Dipende. Se in quell'oretta dalle 18 alle 19 hai preparato la salsa per la calamarata e tagliato le patate, praticamente hai già fatto tutto. Non ti resta che gettare la pasta e portare a tavola. Il filetto lo fai al momento, le patate pure. Quindi ci può stare che Palmentieri abbia perso una mezzoretta per accompagnare a casa la segretaria".
 
***
 
LA QUARTA PUNTATA
Venerdì 23 settembre - Ore 15
Due vani e servizi. La sede della Rari Nantes Agnano, la società presieduta dal fu Vittorio Palmentieri, era tutta qui. In totale 55 metri quadri. "Siamo una squadra di B, non abbiamo bisogno d'altro", puntualizzò Stefania Bartolucci, la 38enne segretaria del club. Se non fosse stato gay, Noce sicuramente l'avrebbe ascoltata rimanendo con gli occhi incollati sul sinuoso metro e settanta della donna, le cui curve minacciavano di esplodere da un momento all'altro, trattenute a fatica da un maglione a collo alto bianco e da una gonna grigia, entrambi troppo stretti. Se avesse avuto un minimo interesse non professionale, la iena perlomeno avrebbe apprezzato gli splendidi occhi neri della donna, esaltati dal taglio "a maschietto" dei suoi capelli corvini. Invece ascoltò la Bartolucci dandole le spalle, affacciandosi ai vetri dell'unico balcone dell'appartamento, i cui infissi in cattivo stato non riuscivano a soffocare il vociare proveniente dal sottostante mercatino di via Diocleziano, nel cuore del quartiere Fuorigrotta.
Al commissario, tuttavia, non sfuggì la seguente equazione: segreteria avvenente = relazione col presidente = invito a cena con delitto. Ma in quel momento non gli conveniva irrigidire la Bartolucci rivolgendole la domanda "All'ora del delitto lei dove si trovava?". Se avesse un alibi oppure no, lo avrebbe appurato ugualmente dando l'incarico a Donatella Dell'Angelo. Intanto le chiese: "Conosce qualcuno che potrebbe avere avuto interesse ad uccidere Palmentieri?".
La risposta della segretaria fu rapida, secca e precisa. Le sue labbra carnose spararono un convintissimo "No" sul muso della iena, che le domandò il perchè della sua convinzione: "Vede, commissario, raramente nella mia vita ho incontrato una persona perbene e corretta come Vittorio Palmentieri. Andava d'accordo con tutti, non alzava mai la voce, non l'ho mai visto litigare con qualcuno". E anticipò la successiva domanda di Noce aggiungendo: "Nell'entourage della Rari Nantes Agnano tutti gli volevano un gran bene: dirigenti, tecnici, staff, tifosi. E' stato lui, partendo da zero, con pochi soldi e grandi idee, a portare la squadra dalla serie D alla serie B nel giro di soli tre anni. Palmentieri lascerà un vuoto incolmabile, glielo posso assicurare".

***

Ma era desolatamente vuoto anche il cassetto degli indizi a disposizione della polizia, fatta eccezione per il gattino di cristallo. "Se l'assassina lo ha fatto sparire - argomentò Donatella Dell'Angelo - significa che quel gattino ci avrebbe potuto portare dritti dritti a lei. Chissà, forse si trattava di un regalo".
"E c'era bisogno di precisarlo?", pensò Noce, giudicando inutile e superfluo l'intervento del suo vice. Volle comunque, con un gesto che non apparteneva alla sua indole, dare ugualmente soddisfazione a Donatella aggiungendo: "Sono d'accordo con te, ma nello stesso tempo mi chiedo: perchè mai l'assassina ha ritenuto così pericoloso per lei quell'oggetto? E' a dir poco dozzinale, in circolazione ce ne sono centinaia, risalire all'acquirente è praticamente impossibile".
"Forse di quel regalo, se regalo si tratta, era a conoscenza anche qualcun altro. Perciò ha deciso di portarlo via", disse Donatella.
"Forse, ma chi? La sorella no, e neppure il giardiniere. Il fatto è che questo Palmentieri non aveva nemici ma neppure amici fidati, altrimenti qualcuno si sarebbe presentato da noi. Anche la Bartolucci, la segretaria della Rari Nantes Agnano, ha detto di conoscere poco o nulla della vita privata di Palmentieri e non mi ha saputo nemmeno indicare qualcuno della squadra che potesse fornirci informazioni a riguardo".

***

Le informazioni che Ferdinando Barbato, il medico legale, diede a Noce dopo aver effettuato l'autopsia di Palmentieri non fecero spostare neppure di un centimetro il cammino dell'inchiesta: "L'assassino lo ha ammazzato con una dose di cianuro talmente abbondante da evitare che soffrisse: la morte è stata istantanea. Se qualcuno non avesse deciso di spedirlo all'altro mondo, probabilmente Palmentieri avrebbe potuto campare a lungo: salute perfetta, cuore in ottime condizioni, nessun problema fisico di alcun genere. E ci vedeva benissimo".
Notizie che confermavano quello che Anna Palmentieri aveva detto sul conto del fratello: "L'unico vizio che aveva, se può essere considerato tale, è il caffè: ne prendeva come minimo 5-6 al giorno. Non ha mai fumato una sigaretta in vita sua".
Forse non fumava neppure colei che lo aveva ucciso, stando almeno alle informazioni fornite dalla Scientifica a Noce: "In casa non abbiamo trovato mozziconi di sigaretta, e i posacenere presenti non erano stati utilizzati. L'assassino ha provveduto a cancellare le proprie impronte dalle posate e dai bicchieri: tutto pulito accuratamente. Ma il particolare più rilevante è un altro: su tovaglia e tovaglioli abbiamo trovato residui dei capelli della vittima, non dell'assassino. Evidentemente ha pulito con grande cura tutto ciò che avrebbe potuto permettere alla polizia di risalire in qualche modo all'autore del delitto".

***

In serata la iena convocò nuovamente Donatella Dell'Angelo nel suo ufficio. "Tira fuori taccuino e penna".
Era giunto il momento di fare il punto della situazione.
Noce dettò: "Dell'omicidio sappiamo:
- E' senza dubbio premeditato
- A commetterlo è stata una donna
- Ha usato il cianuro per spedire all'altro mondo Palmentieri
- Prima di lasciare il luogo del delitto ha trafugato dalla mensola del camino un gattino di cristallo

Della vittima sappiamo:
- Era benvoluto da tutti ma non aveva amici
- Non era incline alle relazioni sentimentali stabili
- Forse frequentava prostitute
- Faceva una vita particolarmente regolare

"In altre parole, movente zero, indizi quasi nessuno. Siamo in una posizione di stallo totale", confessò Noce ad Elio non appena gli ultimi clienti lasciarono la trattoria. Erano da poco trascorse le 23.
"E mai nella mia carriere - aggiunse Noce desolato - ho incontrato un assassino così prudente e meticoloso. Ad eccezione di quel gattino di cristallo, non ha lasciato dietro di sè il benchè minimo indizio".
La iena, al contrario, ne aveva disseminati tanti sul tavolo n.7 della trattoria:

-  Aveva lasciato a metà l'antipasto all'italiana
- Non aveva fatto il bis della frittura di calamari
- Aveva rimandato indietro, quasi intatta, la porzione di tiramisu

Indizi inequivocabili: succedeva soltanto quando Noce si trovava in difficoltà. Un calo di appetito abbinato al cattivo umore e alla poca voglia di parlare, che Elio cercò di stimolare tirando fuori la bottiglia di rum dedicata alle occasioni speciali. "Costa un occhio della testa. Mi raccomando, commissario".
Come non detto. La iena infilò tre bicchierini uno dietro l'altro. Elio, tuttavia, raggiunse lo scopo desiderato: la loquacità di Noce aumentò progressivamente e al terzo bicchierino tirò fuori dal cassetto dei ricordi "un caso che, al pari di questo, mi fece impazzire quando facevo il commissario a San Benedetto del Tronto. Una giovane attrice di una compagnia amatoriale fu trovata morta nel suo camerino prima dello spettacolo, che ovviamente fu annullato. Era stata strangolata e...".
Non riuscì a terminare la frase. Suonò il cellulare, era il commissariato di Fuorigrotta: "C'è qui un tassista. Dice che ha portato l'assassino sul luogo del delitto".
 
***
 
LA TERZA PUNTATA
"Ne è sicura, signora?", chiese Noce, chiamato immediatamente in causa da Donatella Dell'Angelo.
"Certo, commissario. E' incredibile che non ci abbia fatto caso prima", sottolineò Anna Palmentieri spalancando gli occhi azzurri. Era l'unico tratto del volto, assieme ai capelli biondi, in comune col fratello. "Chiaramente eterozigoti", pensò la iena, sorpreso dalla statura non eccelsa della gemella di Vittorio Palmentieri, più alto di lei di abbondanti quindici centimetri. Ma non erano le fattezze della donna in quel momento a interessarlo particolarmente, bensì quelle del gattino di cristallo scomparso".
"Come mai si stupisce di non essersi accorta immediatamente della sua sparizione? Si tratta di un oggetto di grande valore?".
"Macchè, non costa nemmeno 50 euro".
"Allora il valore deve essere affettivo", giunse alla conclusione la iena. "E' stata lei a regalarglielo?".
"No, commissario. Mi sarei guardata bene dal donare a mio fratello un orrore del genere". E non aggiunse altro facendo perdere la pazienza del commissario. In altre circostanze l'avrebbe sbranata con un "Ma si vuole decidere una buona volta a dirmi perchè è così rilevante la sparizione di questo stramaledetto gatto?". Invece, considerato il momento particolare, optò per un più morbido "Vuol essere così gentile da spiegarmi il motivo del suo stupore".
"Quel gatto di cristallo glie l'ho comprato io?".
"MI faccia capire, signora: glielo ha regalato lei oppure no?", esclamò Noce con le mani che tremavano per il nervosismo e che avrebbe volentieri stretto intorno al collo della donna.
"Più esattamente l'ho ricomprato. Un mese fa, durante la mia ultima visita a Napoli, nello spolverare la mensola del cammino ho fatto cadere il gatto, che è andato in mille pezzi. Quando Vittorio è tornato a casa dal lavoro e gli ho confessato il piccolo incidente, mio fratello è apparso particolarmente dispiaciuto. E così ho deciso di ricomprarglielo su Amazon: perfettamente identico a quello di prima".
"Come se identico non bastasse", pensò Donatella Dell'Angelo, che si rifece viva chiedendo: "Suo fratello le ha spiegato il motivo del suo disappunto?".
"No, ma mi ha ringraziato calorosamente per telefono quando è arrivata la consegna di Amazon. Evidentemente a quel gattino di cristallo ci teneva parecchio".
"Quel ci non ci vuole", le avrebbe detto volentieri Donatella. Era laureata in lettere, aveva fatto anche qualche supplenza in una scuola media prima di entrare in Polizia. Perciò quell'evidentemente scandito da Anna Palmentieri le fece capire che la sorella gemella della vittima non aveva la più pallida idea della provenienza del primo gattino, quello che la donna aveva mandato in mille pezzi.
Noce, invece, non ci fece caso e chiese ugualmente informazioni alla Palmentieri beccandosi per risposta un "Mi spiace, commissario, non le so dire chi possa averglielo regalato. Di certo non l'ha comperato lui, mio fratello aveva gusti ben più raffinati".
Il commissario incaricò Donatella Dell'Angelo di fare un colpo di telefono a Serracchio, il giardiniere, per chiedergli se sapeva che fine poteva aver fatto quel gattino di cristallo. Intanto disse ad Anna Palmentieri: "Suo fratello sicuramente è stato ucciso dalla persona che ieri sera era a cena con lui. Lei ha un'idea di chi possa essere?".
"Mi spiace, commissario, non posso esserle d'aiuto. Della sua vita privata, delle sue amicizie, mio fratello non parlava mai. Era una persona molto riservata, e scoppiò nuovamente in lacrime. Donatella Dell'Angelo tornò giusto in tempo per consegnarle l'ultimo fazzolettino di carta del suo pacchetto.
"E allora?", chiese Noce al suo vice.
"E allora può facilmente immaginare la fatica che ho fatto per fare capire al giardiniere quello che volevamo sapere da lui. Alla fine mi ha detto che lui quel gattino di cristallo non sapeva nemmeno che esistesse".

***

Nel tabulato telefonico di Vittorio Palmentieri gli unici due numeri presenti con una particolare frequenza erano quella della sorella e quello dell'abitazione del giardiniere. Benchè quest'ultimo avesse detto alla Polizia "Io credo che Palmentieri andasse a puttane", Donatella Dell'Angelo sul tabulato non trovò numeri telefonici di possibili case di appuntamento. Ad escluderlo fu la Buoncostume, alla quale il vice commissario avrebbe volentieri chiesto: "Ma se siete a conoscenza dell'esistenza di queste case di appuntamento, perchè non le chiudete?".
Donatella era particolarmente sensibile all'argomento: "Mio marito? L'ho cacciato di casa perchè l'ho sorpreso con una troia", raccontava in commissariato senza il benchè minimo imbarazzo. Annabella, così si chiamava la donna in questione, in realtà faceva l'assistente sociale. "Ma proprio mio marito doveva assistere, quella zoccola?", aggiungeva ai colleghi che le chiedevano spiegazioni. Lo scopo dei suoi sfoghi era perfettamente in linea con l'argomento: voleva sputtanare il marito, ma a conti fatti era lei ad uscirne con le ossa rotte. "Brutta com'è, è il minimo che le potesse capitare", ridacchiavano alle sue spalle i colleghi. Donatella Dell'Angelo, infatti, era tutto fuorchè una Venere e anche Noce, informando Elio dell'accaduto, aveva detto: "L'ho sempre detto che il marito ci vedeva poco. Evidentemente ha cambiato oculista".
Quando Donatella riferì al commissario l'esito delle sue indagini ("Nessuna traccia di case di appuntamento"), la iena commento: "Te l'avevo detto che non era una pista utilizzabile. Evidentemente il giardiniere se l'è sognato", ma una conferma dell'interessamento di Vittorio Palmentieri per le donne a pagamento giunse la mattina dopo quando Noce andò al Centro Direzionale a parlare con Salvatore Arezzo, il direttore amministrativo della "Doriana", l'azienda alimentare per la quale lavorava la vittima. Dopo essersi profuso in sperticati elogi nei confronti del defunto ("Persona amabile, ottimo avvocato"), alla domanda "Le risulta che Palmentieri avesse avuto relazioni sentimentali con qualche vostra dipendente", Arezzo rispose: "Lo escludo categoricamente. Corretto com'era, Vittorio non si sarebbe mai impegolato in rapporti particolari col personale dell'ufficio. E poi queste cose si vengono sempre a sapere, quindi la mia risposta è no. Piuttosto, mi viene in mente una domanda che mi ha fatto non molto tempo fa: mi ha chiesto se conoscevo qualche casa di appuntamento. Gli ho risposto di no. Ma perchè esistono ancora?".
Uscendo dalla sede della "Doriana", guardando i grattacieli del Centro direzionale e quell'ammasso di cemento, Noce si chiese chi avesse potuto autorizzare la costruzione di un simile orrore e pensò che avrebbe messo volentieri in una robusta cella, gettando la chiave, colui che aveva progettato tale nefandezza. Ma il pensiero volò via subito, annullato dallo stimolo della fame: si era fatta quasi ora di pranzo. Noce prese la metropolitana e tornò a Fuorigrotta. Non passò in ufficio, andò direttamente in trattoria.

***

"Li vede quei due?", disse Elio a bassa voce indicando con la testa al commissario una donna sulla trentina alta e bruna e un uomo grosso sulla cinquantina con i baffi. Erano seduti al tavolo 2 e stavano consultando il menu. "Lei è una puttana e lui è il suo protettore".
"E allora?", ribattè la iena.
"Lei mi ha detto che per il caso Palmentieri state seguendo la pista della prostituzione, quei due magari possono esserle utili. Che so, Palmentieri potrebbe essere stato cliente abituale della ragazza, forse lei ha visto la sua foto sui giornali e l'ha riconosciuto. Oppure il protettore potrebbe aver sentito in giro qualcosa sul conto di Palmentieri".
Noce lo guardò con aria perplessa, poi disse: "Prendi penna e taccuino e segna quanto sto per dirti:

- a) è più facile che tu diventi un grande cuoco che quei due diano qualche informazione a me, che sono un commissario di Polizia, su una persona che è stata uccisa".
- b) quella che tu chiami una pista non lo è affatto. Non credo assolutamente che Palmentieri sia stato ucciso da una prostituta. Non ho mai visto in vita mia un cliente che invita a cena una puttana a casa sua e che, per giunta, piazza una candela al centro della tavola.
- c) il fatto che Palmentieri abbia domandato a più di una persona se era a conoscenza dell'esistenza di qualche casa d'appuntamento, non significa che poi lui ci sia andato per davvero.
- d) invece di sparare cazzate, portami la frittura di calamari che ti ho ordinato ben quindici minuti fa. Lo sai che detesto aspettare tanto tra una portata e l'altra".


***
 
LA SECONDA PUNTATA
In attesa dell'arrivo della sorella di Palmentieri da Parigi, la iena convocò in commissariato il giardiniere. Noce si chiedeva perchè Donatella Dell'Angelo lo avesse interrogato soltanto sommariamente la sera prima sul luogo del delitto. Lo capì non appena il 64enne Gaetano Serracchio si sedette di fronte a lui per rispondere alle domande.
Era sordo.
E, per giunta, rientrava nel novero di coloro che rifiutano di accettare questa particolare situazione di handicap: io sordo? Ma se ci sento benissimo!
Quindi niente apparecchio.
Quindi sforzo sovrumano da parte di chi è costretto a parlare con loro.
Quindi altra frase classica: "Ma perchè urla? Non sono mica sordo", disse Serracchio a Noce mentre il commissario si spolmonava nel disperato tentativo di stabilire un colloquio decente.
La iena innanzitutto avrebbe voluto chiedergli: "Se non senti un cazzo, come hai fatto ieri sera a rispondere alla chiamata della sorella di Palmentieri?".
Invece optò per un più stringato: "Mi racconti tutto".
"Ieri sera, mentre stavamo guardando la televisione, ha chiamato la signora Anna, la sorella dell'avvocato. E' stata mia moglie a rispondere, potevano essere le 21,30. Era preoccupata perchè non riusciva a parlare con il fratello, il cellulare era staccato, e mi ha pregato di andare a vedere se gli era successo qualcosa. Io ho provato a tranquillizzarla, le ho spiegato che non era il caso di allarmarsi, ma lei si è messa a piangere e non me la sono sentita di dirle di no, anche perchè non abito lontano, ci vogliono cinque minuti di macchina. Ho bussato il citofono più volte e, non avendo ricevuto risposta, sono entrato. Ho le chiavi, Palmentieri si fidava completamente di me. Sono dieci anni che lavoro per lui, non gli curo soltanto il giardino, ogni tanto faccio anche qualche lavoretto in casa".
Se Serracchio non fosse stato duro d'orecchie, Noce lo avrebbe interrotto per dirgli "Lasci perdere i dettagli", ma per evitare ulteriori complicazioni e fraintendimenti fu costretto ad ascoltare fino in fondo: "Una volta gli ho ridipinto completamente la casa facendogli risparmiare un bel po' di quattrini. E gli ho rifatto anche il terrazzo. Una tromba d'aria aveva portato via una decina di tegole e, visto che c'ero, gli ho messo a posto anche l'antenna perchè non era orientata in maniera corretta. Lei si chiederà come ho imparato a fare tutte queste cose... è stato mio padre, ed a mia volta ho trasmesso tutti i suoi insegnamenti a mio figlio. Ma non credo che queste cose possano interessarle. Cos'altro vuol sapere?".
"Che cosa ha visto ieri sera?", chiese Noce superando ampiamente i decibel previsti dalla legge.
"Quello che avete visto voi: Palmentieri con la faccia nel piatto. Ho capito subito che era morto, quindi non ho fatto alcun tentativo di soccorrerlo. Ho telefonato alla sorella e lei mi ha detto di chiamare la polizia. Tutto qui".
"Che mi può dire su Palmentieri?".
"Faceva l'avvocato per un'azienda alimentare, la Doriana. Hanno sede al Centro Direzionale. Tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, usciva alle 7,45 e prendeva la tangenziale di Agnano. Tornava a casa alle 17, si faceva una doccia e andava nella sede della sua società di pallanuoto, che si chiama Rari Nantes Agnano. E' a un quarto d'ora di macchina da qui, in via Diocleziano".
"Che persona era?".
"Un uomo tranquillo, gioviale, cordiale con tutti, molto pacato: non alzava mai la voce e...
"...allora come cazzo facevi a sentirlo?", pensò Noce.
"... con me si è sempre comportato correttamente. Mai un rimprovero, pagamenti puntuali e precisi, che di questi tempi è già tanto. Per il resto, non saprei cosa dirle".
"Donne?", chiese la iena.
"Mai vista una femmina in quella casa, commissario. Però, se mi è consentito avanzare un'ipotesi, io credo che Palmentieri andasse a puttane. Qualche anno fa mi ha chiesto se conoscevo qualche casa di appuntamento sicura, di quelle dove non si corrono rischi. Ma non sono stato in grado di aiutarlo, non sapevo neppure che quei posti ci fossero ancora".

***

"Io non credo che questa storia delle puttane possa avere a che fare con l'omicidio, ma non si sa mai".
Noce, pertanto, incaricò Donatella Dell'Angelo di setacciare il tabulato telefonico di Palmentieri alla ricerca di qualche numero che potesse portarli su questa pista.
Intanto una serie di telefonate consentirono agli inquirenti di appurare che:

- Palmentieri non aveva stipulato alcuna assicurazione sulla vita
- Non aveva fatto testamento, l'unica erede di tutti i suoi averi era la sorella (entrambi i genitori erano morti)
- Il suo unico conto corrente ammontava a 93.764 euro
- Possedeva inoltre titoli per ulteriori 130mila euro circa
- Calcolando il valore dell'abitazione, di sua proprietà, il totale dei beni del fu Palmentieri ammontava a circa 750mila euro

"Una bella cifra", commentò Elio dopo aver sparecchiato la tavola della iena. Erano le 15, tutti i clienti avevano lasciato la trattoria.
"Si - convenne Noce - ma possiamo già escludere che sia questo il movente. L'unica erede è la sorella e anche lei sta molto bene a quattrini".
"Dalla casa l'assassino ha portato via qualcosa?".
"Il giardiniere dice che apparentemente è tutto a posto, che non manca nulla, ma una risposta più esauriente potrò averla oggi pomeriggio quando arriverà la sorella. Proprio per questo motivo ho fissato l'appuntamento nell'abitazione di Palmentieri".
"Nell'abitazione avete trovato un portatile?".
"Si, ci sta lavorando la scientifica. Speriamo riescano a trovare qualcosa di utile".
Elio prese una sedia dal tavolo della iena, la rigirò e si sedette cavalcioni con le braccia sullo schienale. Era la sua posizione classica nei colloqui con Noce. In tono confidenziale chiese: "Ma lei che idea si è fatto?".
"Che tu sei completamente orbo. Non vedi che non c'è più nessuno? Perchè parli a bassa voce? Comunque, avvalendomi dei miei sacrosanti diritti di fedele cliente di questa bettola, non risponderò più ad alcuna domanda se non mi porterai immediatamente un'altra porzione di gelato a vaniglia, che ovviamente non metterai nel conto".
"Agli ordini, commissario. Ma lei continui pure, l'ascolto".
"Nonostante le tue scarsissime capacità intellettive - attaccò Noce - anche tu avrai capito che si tratta di un delitto premeditato: l'omicida ha portato con sè il veleno e al momento opportuno ha spedito Palmentieri all'altro mondo. Il rapporto tra i due può essere un'interessante chiave di lettura: secondo quello che ci ha fatto capire il giardinere, l'avvocato non era tipo da rapporti duraturi e forse quella che sarebbe diventata la sua ultima cena era il preludio ad una nuova relazione che, almeno nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto cominciare proprio quella sera. Lo lascia supporre anche la particolare cura del vestiario: Palmentieri indossava tutti indumenti firmati, anche le mutande, si era sbarbato di fresco e aveva fatto praticamente un tuffo nel dopobarba perchè profumava come una puttana. A proposito, è su questo che sta lavorando Donatella: sempre secondo quello che afferma il giardiniere, Palmentieri era dedito alla frequentazione di donnine a pagamento".
"E non è possibile - chiese Elio mentre metteva davanti a Noce la coppa di gelato - che sia stata una di queste gentildonne a spedire l'avvocato al creatore?".
"Ma che cazzo dici, Elio?!", sbotto la iena prima di affondare il cucchiaino nella vaniglia. Mandò giù un abbondante boccone ma poi non riuscì più a profferir parola: un fortissimo dolore tra orecchio destro e collo lo costrinse ad accasciare il capo sulla tavola. Eliò capì immediatamente, una scena già vista: "La deve smettere di ingoiare roba gelata con avidità, un giorno o l'altro ci lascerà la pelle".
Noce, capo reclinato, trovò la forza di alzare il braccio destro con l'indice rivolto verso Elio, che stava per accingersi a portare via la coppa di gelato. Ma la iena con un sussulto si risollevò immediatamente: "Fermo lì! Non è per via del gelato che mi è venuto il malore, è colpa tua, spari cazzate che non riesco a digerire. Ma quale puttana assassina! Ma ti sembra un'ipotesi ragionevole?".
"Ma se è stato proprio lei - ribattè Elio - a dirmi che state facendo un'indagine sulle prostitute frequentate da Palmentieri!".
"Si, ma soltanto perchè a qualcuna di queste gentili signore, come le chiami tu, l'avvocato potrebbe aver detto qualcosa di utile all'inchiesta". E si gettò a capofitto su quello che restava della porzione di gelato.

***

Pur avendo ormai alla spalle quasi quindici anni di servizio in Polizia, prima a Isola Liri, dov'era nata, e poi a Napoli, Donatella Dell'Angelo non riusciva ancora ad abituarsi alle strazianti scene di dolore che accompagnavano la morte di qualcuno. Tra una domanda e l'altra cercava di consolare Anna Palmentieri, ora con un sorriso, ora passandole un fazzolettino di carta. Mentre la iena setacciava l'abitazione alla ricerca di qualcosa che potesse fare un po' di luce sul delitto, era toccata a Donatella la pesante incombenza di raccogliere quante più informazioni possibili dalla sorella gemella della vittima.
Le domande di routine erano sempre le stesse, una procedura ormai consolidata: "Suo fratello aveva qualche nemico? Nei giorni precedenti le è sembrato preoccupato? Conosce qualcuno che poteva trarre benefici materiali o morali dalla sua morte? Suo fratello era dedito all'alcool? Aveva debiti di gioco? Si era messo nei guai per qualche motivo?".
Il vice commissario collezionò una sfilza di no assieme a qualche occhiataccia che già aveva messo in preventivo: succedeva sempre quando interrogava un congiunto, figuriamoci una sorella gemella.
Dopo aver guardato attentamente l'abitazione, Anna Palmentieri confermò l'impressione già manifestata dal giardiniere: "Che io sappia non manca nulla, ma non potrei giurarci: benchè io venissi spesso a trovarlo, almeno 5-6 volte l'anno, questa comunque non è casa mia. Poi si bloccò di colpo : "Un momento... che stupida! Come ho fatto a non accorgermene prima? Manca il gattino di cristallo! Era proprio lì", e indicò la mensola del caminetto".       
                     
 
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LA PRIMA PUNTATA
Mercoledì 21 settembre 2020 - Ore 21,30
Ferdinando Barbato impugnò il telecomando e pigiò sul tasto hold facendo rimanere a mezz'aria il pugno con il quale il buono stava per mandare a gambe all'aria il cattivo.
"Torno subito", disse il medico legale alla moglie Eva precipitandosi verso il bagno con una velocità e un'agilità sorprendenti per i suoi 112 chili. Non era alto, anzi non raggiungeva nemmeno il metro e settanta. La sua mole si sviluppava soprattutto in orizzontale causa la passione per la cucina nella duplice veste di cuoco dilettante e consumatore.
"La devi smettere di abboffarti di acqua gassata", gli urlò dietro la moglie, che quella sera aveva vinto il testa e croce sulla scelta televisiva. Ferdinando Barbato avrebbe voluto vedere una rubrica culinaria, lei il film che stavano guardando prima dell'interruzione.
Il ricorso alla monetina si era reso necessario per l'assenza della 23enne Teresa, l'unica figlia dei Barbato, quella sera fuori con amici. Avendo gusti televisivi che non coincidevano nè con quelli del padre nè con quelli della madre (prediligeva le serie televisive americane), quando c'era lei i Barbato effettuavano una sfida preliminare a tre a "scala quaranta": una sola mano per stabilire chi avrebbe avuto il diritto di scelta.
"Visto che i televisori in casa non vi mancano, perchè ognuno di voi non va a vedersi in separata sede quello che più gli aggrada?", chiedevano gli amici. La risposta era la seguente: "La sera, dopo cena, ci piace stare insieme davanti alla tv. E' un rito al quale non vogliamo rinunciare".
Più di una volta, tuttavia, il rito era stato interrotto per sopraggiunti improvvisi impegni di lavoro di Ferdinando Barbato: omicidi, suicidi e annessi. Lo sarebbe stato anche quel mercoledì 21 ottobre.
 
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Din-don.
Quando aveva messo su casa, si era raccomandata con la ditta che aveva fatto i lavori: "Faccio già una vita stressata, non voglio un campanello che mi faccia fare un salto ogni volta che lo premono. Voglio un suono dolce, armonioso".
Però, se stai chiuso nella stanza da bagno, magari col rubinetto aperto, un suono così non sempre riesci a sentirlo.
Din-don.
Stavolta lo sentì.
"Mai che suonino alla porta quando stai versando l'acqua nella vasca. Aspettano sempre che tu sia già dentro. Vengo, vengooooo", urlò.
Fece un lago davanti alla vasca, indossò le pantafole azzurre e l'accappatoio amaranto che suo marito le aveva regalato per il suo ultimo compleanno, il 38°, coprì con il cappuccio i capelli neri corti, allagò anche il corridoio, si avvicinò alla porta, strizzò l'occhio destro e con il sinistro guardò nello spioncino.
Era il marito.
Voltò le spalle, ripercorse il corridoio strofinandosi i capelli con il cappuccio e, mentre stava per rientrare nella camera da bagno, con la coda dell'occhio vide il bigliettino che lui aveva infilato sotto la porta.
Fece nuovamente dietro-front, ripercorse il corridoio e si chinò per prenderlo. Giallo limone, il suo colore preferito. Lo raccolse e lo lesse.
In rosso carminio stava scritto: Ti prego, amore mio, perdonami. Tuo Walter.
Il vice commissario Donatella Dell'Angelo andò in cucina, prese da un cassetto un pennarello nero, voltò il bigliettino, si appoggiò sul piano del tavolo della cucina, scrisse la risposta e infilò il bigliettino sotto la porta.
C'era scritto Vai a cagare.
 
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La scritta sul frontespizio della sede era "Arcobaleno Football Club". Completamenta granata, invece, la casacca delle calciatrici che brulicavano sul terreno di gioco, dal quale arrivavano nitide le urla delle ragazze. L'uomo chiuse la finestra del soggiorno e tornò a sedersi a tavola. Alto circa un metro e ottanta, biondo, sulla quarantina, indossava una camicia attillata bianca che lasciava intravedere una possente muscolatura.
"Se lo hai fatto per me, potevi tranquillamente lasciare aperto, non mi dava fastidio. Piuttosto, hai del parmigiano?".
"Vado e torno", rispose l'uomo mentre si dirigeva verso la cucina. Aprì il frigorifero, prese una busta di parmigiano e tornò a sedersi.
"Scusami, non l'avevo messo a tavola perchè non pensavo occorresse. Sai che ti dico? Voglio provare", e versò un abbondante dose di parmigiano sulla calamarata. Mescolò la pasta, prese una forchettata, masticò, ingoiò ma non ebbe il tempo di dire "Ma lo sai che avevi ragione?".
 
***
 
Mentre Donatella Dell'Angelo ripercorreva il corridoio per tornare in bagno, suonò il cellulare. Lo aveva lasciato sul vano oggetti della vasca. Con la massima calma rientrò nel bagno, prese il telefono e guardò il numero: era quello del marito. Senza pensarci un attimo interruppe la comunicazione. Fece per rientrare nella vasca, ma il cellulare suonò nuovamente. Stavolta rispose: "Adesso te lo dico a voce, così finalmente capisci: vai a ca-ga-re".
"Non ne sento il bisogno, e comunque non è il momento: hanno ammazzato un tizio, ti aspetto".
Era il suo capo, il commissario Arcangelo Noce.
 
***
 
Lo trovarono con la faccia nel piatto.
"Me la consente una cattiveria?", chiese Noce a Ferdinando Barbato.
"Una più una meno...", avrebbe voluto rispondere il medico legale. Ammirava Noce come investigatore, non come uomo, e trovava perfettamente appropriato il soprannome "la iena" che gli agenti del commissariato di Fuorigrotta avevano scelto per lui e che Noce aveva ampiamente meritato con cinque anni di maltrattamenti verbali nei confronti dei suoi subalterni.
"Dica pure", fu la risposta di Barbato.
"E' la fine che merita uno che mette il parmigiano sulla calamarata", disse la iena.
"Ma non è stato il parmigiano a mandarlo all'altro mondo", precisò Barbato e aggiunse: "Mi permetta in ogni caso di dissentire: sulla calamarata, e in particolare quella con polpo e crema di patate, il parmigiano è la morte sua". Ma per dimostrarglielo si guardò bene dall'invitarlo a cena, cosa che faceva frequentemente con il questore. Con Noce l'unica cosa che voleva continuare a dividere erano i delitti, e quello sicuramente lo era. "E' morto per avvelenamento. La persona che era di fronte a lui a tavola ha approfittato di un suo momento di assenza e gli ha versato nel piatto una dose di veleno talmente abbondante da provocarne la morte immediata. Dopo l'autopsia le farò sapere di che veleno si tratta".
"Nemmeno io ce lo metto il parmigiano sulla calamarata", disse la sua Donatella Dell'Angelo mentre quelli della Scientifica prendevano il posto del medico legale.
 
***
 
"E tu ce lo metti, Elio?".
"Sulla calamarata!? Per carità di Dio, commissario! Mi vuole far perdere tutti i clienti?".
Elio Parlato era il titolare dell'omonima trattoria di via Lepanto, a pochi passi dal commissariato di Fuorigrotta. Arcangelo Noce vi consumava invariabilmente tutti i pasti.
Elio era anche l'unico amico e confidente di Noce, che estendeva questa confidenza ben oltre il limite prescritto dal segreto professionale. Ogni giorno, a pranzo e a cena, dopo che tutti gli altri clienti avevano lasciato la trattoria, il commissario rendeva partecipe Elio degli sviluppi di ogni sua indagine in corso. Non era una scelta di puro stampo amicale, Noce aveva il suo tornaconto: più volte Elio aveva aiutato la iena a risolvere un caso con improvvise e opportune intuizioni che avevano indirizzato l'inchiesta sulla giusta strada.
Non che l'intuito mancasse al marchigiano Noce, tutt'altro. Era la dote principale che gli aveva consentito di ottenere, da quando era stato trasferito da San Benedetto del Tronto, il primato di casi risolti tra i commissariati di Napoli e provincia.
Si poteva tranquillamente dire, dunque, che le capacità intuitive facevano parte dei rarissimi aspetti che condividevano Arcangelo Noce ed Elio Parlato, entrambi scapoli e senza figli ma peraltro diversissimi. Se esistesse una carta d'identità fisico-caratteriale, su quella di Elio ci sarebbe stato scritto: 44 anni, un metro e 83, grosso, un po' goffo, abbondantemente sovrappeso, lineamenti regolari, capelli castani ricci e folti, carattere bonario, amante della lettura e delle donne. Su quella del commissario, invece: anni 56, 170 centimetri d'altezza, magro come un chiodo, radi capelli neri tirati all'indietro, lineamenti spigolosi, carattere di merda, appetito fuori dal normale e tendenze gay, dichiaratamente.
"Chi era il morto?" chiese Elio versando l'amaro nel bicchierino del commissario. Con tutto quello che aveva mangiato a pranzo (antipasto all'italiana, spaghetti alla carbonara, salsicce e patatine fritte, gelato alla vaniglia e due cestini di pane) era scontato che la iena più avanti avrebbe chiesto un secondo bicchierino, ma intanto mandò giù un paio di sorsi del primo e rispose: "Si chiamava Vittorio Palmentieri, aveva 42 anni, faceva l'avvocato ed era il presidente di una squadra di pallanuoto. E' stato ucciso nella sua abitazione di Agnano, una villetta con giardino sulla sommità di via Scarfoglio. Hai presente dov'è il campo di calcio?".
"No".
"Fa lo stesso. Ieri sera questo Palmentieri ha avuto la bella idea d'invitare a cena il suo assassino, che si è dileguato apparentemente senza lasciare tracce. In questo momento, quindi, non sappiamo neppure se si tratta di un uomo o di una donna, anche se la presenza di una candela rossa al centro della tavola lascia presupporre che non si sia trattato di una cena di lavoro".
"Delitto passionale?".
"E' ancora troppo presto per trarre conclusioni. Di certo ti posso dire che Palmentieri non era sposato nè aveva figli. Aveva una sorella gemella, che vive a Parigi: è stata lei, in pratica, a scoprire il cadavere".
"Come sarebbe a dire?", chiese Elio.
"Sarebbe a dire che un giorno si e un giorno no, cascasse il mondo, Vittorio Palmentieri alle 21 telefonava alla sorella. Erano molto legati. E poichè ieri sera non ha potuto farlo, la donna si è insospettiva e ha telefonato al giardiniere di Palmentieri, che possiede le chiavi di casa e l'ha trovato morto".
 
 
 
 
 

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