La giornata dedicata alle semifinali maschili si apre con il successo sul Montenegro di un ritrovato Settebello che ora sfiderà la Francia per il quinto posto. La Grecia travolge la Serbia e conquista la prima finale iridata della storia mentre l’Ungheria piega la Spagna di misura in un finale al cardiopalma.
“Iniziamo dal Settebello ritrovato, convincente in una delle partite più difficili da giocare per il calo delle motivazioni. Sono stati molto bravi soprattutto in quello i ragazzi del Settebello, Sandro Campagna e tutto lo staff a caricare i giocatori e a mandarli in acqua per dimostrare che la partita contro la Serbia era un inciampo, un episodio e non significava nient’altro che una prestazione non perfetta contro una squadra che invece è stata perfetta. Siamo stati molto bravi noi contro il Montenegro, tra l’altro bello segnalare la prestazione di uno di quelli che fino ad ora erano rimasti un po’ in ombra come Luca Damonte che segna anche un gol da cineteca con una palomba al volo fantastica sul controtempo per un Tesanovic che è uno dei migliori portieri del mondo. Segna tre gol Luca Damonte, fondamentale, lui come gli altri ragazzi che hanno dato il loro mattoncino in questa prova che ha visto l’Italia piano piano prendere il vantaggio, rimettere a posto la partita, dominarla, controllarla per una vittoria netta, rotonda contro un Montenegro che avrebbe potuto far paura perché ha fatto questo mondiale in crescita e probabilmente farà più paura avanti. Parliamo di una squadra molto giovane, pericolosa, che gioca molto bene. Contro di noi è stata dura, ci hanno provato ma il Settebello si dimostra squadra super, da prima fascia, peccato per l’errore contro la Serbia. Adesso andiamo a giocarci il quinto posto come vuole Campagna, come vogliono tutti i ragazzi. Fondamentale in questo il messaggio dato dal Ct che ha chiamato time-out a trenta secondi dalla fine, con la partita già vinta, per provare uno schema, per dare il segnale che bisogna mantenere alta la tensione fino alla fine, che i particolari fanno sempre la differenza”.
Dall’altra parte la controprova che per il Settebello si è trattato di un episodio negativo è la prestazione della Serbia. La Serbia che ha fatto il colpaccio, ha buttato fuori l’Italia e poi quando deve giocare per vincere qualcosa, con una grande responsabilità addosso non sa ripetersi, complice anche una Grecia che rasenta la perfezione e questo va detto. Merito di Vlachos, merito di una squadra inesauribile che ritorna al vertice, tra l’altro guadagna la prima finale mondiale della sua storia con percentuali meravigliose. I tredici gol arrivano con soli trentadue tiri effettuati. Kakaris al centro è devastante con 3/3, il portiere Zerdevas blocca tutto ed Argyropoulos in certi frangenti è davvero irresistibile, gli viene tolto anche il gol più bello del mondiale. Uomo in più si ritorna a quello delle Grecia, 6/7 per gli ellenici che sono davvero dei maestri. Consideriamo che in questa squadra manca Vlachopoulos. Applausi alla Grecia e la Serbia, fatto il suo colpaccio inatteso, non ha saputo mantenere il livello anche se era difficile visto che un po’ di stanchezza è affiorata.
L’ennesimo colpo di scena di questo campionato del mondo. Il grande equilibrio di questo torneo si va a dimostrare nel fatto che nell’altra semifinale, tutta europea tanto per cambiare, i detentori del titolo della Spagna devono abdicare e abdicano nel modo più rocambolesco possibile. Una partita che hanno sempre guidato, che pareva incanalata nei binari voluti dai ragazzi di Martin. Una Spagna che giocava molto bene, ripartiva, tirava al meglio da fuori, i due centri lavoravano bene e continuavano a colpire gli avversari. L’Ungheria ha avuto il merito di non sciogliersi, di non lasciar mai andare la Spagna troppo avanti. I magiari, sotto di due, sono stati in grado di recuperare il match e lo hanno fatto a meno di due minuti dal termine quando Vamos, fino a quel punto disastroso in difesa (aveva fatto più danni lui della grandine con difese molto passive) segna un gol fondamentale. Da lì poi arriva il colpo di scena quasi disegnato da una mano del destino incredibile. Unai Aguirre, uno dei portieri più forti del mondo, giovane lodato da tutti, si lascia sfuggire, ad un secondo dalla fine, la palla sull’ultima conclusione, gli passa sotto il braccio il tiro che altre cento volte avrebbe parato, questa di Manhercz gli passa sotto la mano, finisce in porta quando il tempo termina,
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