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Ecco la sesta puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 10 Apr 2017  08:27

Venerdì 27 gennaio - Ore 12,00
 
Erano trascorsi quasi quattro giorni dall'omicidio di Allyson Forbes e l'inchiesta non aveva fatto particolari progressi. Una situazione di stallo che non cambiò neppure con l'arrivo dei tabulati telefonici degli invitati alla festa di compleanno del presidente delle Yellow Tigers. Un altro buco nell'acqua. Nessuno dei 31 "candidati" al ruolo non ancora assegnato di amante di Miss Blue si era mai messo in contatto telefonicamente con Allyson Forbes nei giorni precedenti domenica 9 gennaio, il giorno in cui la pallavolista comunicò ai genitori che non sarebbe più andata a Los Angeles. E' chiaro che dopo quella data i due amanti avevano utilizzato per comunicare schede telefoniche intestate ad altre persone, ma prima dovevano pure avere avuto qualche contatto telefonico. E invece...
Arnò non ci poteva credere: "Gesù, questo è sparito. Si è dissolto, volatilizzato. Nessuno l'ha mai visto, eppure c'è, ne sono convinto".
"Certo che c'è, quel grandissimo fetuso. E appena lo acchiappiamo gli faccio un mazzo così! Ci sta facendo buttare il sangue per trovarlo", sbottò Alluzzo.
Non voleva farsi trovare. Era questa l'unica cosa certa sul misterioso amante di Allyson Forbes. E i motivi possibili erano sempre gli stessi: o era sposato o era l'assassino. Il che ovviamente non escludeva entrambe le cose.

***
 
Venerdì 27 gennaio - Ore 15,00
 
"Lo sa, avrei voluto fare il poliziotto anch'io... per arrestare la caduta dei capelli".
Un direttore di banca comico. Mancava solo questo ad Arnò.
E per giunta, oltre ai capelli, Cosimo Volpe perdeva forfora in abbondanza, che imbiancava la giacca blu e la scrivania di legno massiccio che lo separava dal commissario.
"Dunque, lei vuole sapere qual è la situazione bancaria di Mario Vecchi... Bene, bene... Lei avrà capito dall'accento che sono napoletano, quindi glielo dirò nel mio dialetto: sta nu poco 'nguaiatiello. C'è bisogno della traduzione?".
"No, vada avanti".
"Il conto di Vecchi era talmente in rosso che ci è voluta una trasfusione", e rise della sua battuta. "Quattro mesi fa ci ha chiesto un prestito di 30.000 euro: glie lo abbiamo concesso soltanto perchè c'era la moglie che garantiva. Tra conto corrente, fondi ed azioni, la signora Forbes ha un patrimonio bancario che sorpassa abbondantemente i centomila euro".
"Da quanto tempo il signor Vecchi è in questa situazione?".
"Da oltre un anno... Adesso le faccio fare subito un estratto conto sia della sua situazione bancaria sia di quella della moglie. Ha bisogno di altro?".
"No, la ringrazio". E mentre accompagnava il commissario fuori dal suo ufficio, il direttore disse: "Lo sa cosa fanno due Carabinieri in un armadio?"
"Si, la squadra mobile. E' vecchia, direttore".
Volpe ci rimase male.
 
***
 
Venerdì 27 gennaio - Ore 19,30
 
"Fate sconti per gemelle?"
"No, ma per i poliziotti si. Abbiamo una speciale convenzione con la Questura di Busto, non lo sapeva? I poliziotti e i loro familiari possono praticare qui da noi nuoto e tutte le altre attività che offriamo con lo sconto del 30%".
Salvatore Alluzzo era rimasto incantato dalla bellezza della piscina "Manara". Un gioiello. E, impulsivo com'era, il vice commissario si era subito precipitato nella segreteria della Rari Nantes Busto a chiedere informazioni dimenticando il vero motivo per il quale lui e Arnò erano là: avere chiarimenti da Vecchi sulla sua disastrosa situazione bancaria.
"Abbiamo fatto proprio bene a venire qui, Gianni. Hai visto che piscina?! Meno male che ti ho convinto, tu volevi per forza convocare Vecchi in Questura. Ma fortunatamente sono intervenuto io...", e spalancò il suo sorriso smagliante.
In realtà le cose erano andate in maniera diametralmente opposta. Era stato Arnò a convincere il collega ad andare alla "Manara" senza neppure avvertire Vecchi. Il commissario contava sul fattore sorpresa.
Arrivarono al termine dell'allenamento che la Rari Nantes aveva svolto assieme alla Sport Management, la squadra più importante di Busto. "Quello lì me lo ricordo, l'ho interrogato a Napoli per un altro caso. Si chiama Valentino, ma non ricordo se è il nome o il cognome", disse Arnò indicando ad Alluzzo un pallanuotista alto e bruno che, borsa alla mano, si avviava verso il parcheggio.
Dopo un paio di minuti sbucò dagli spogliatoi Mario Vecchi. "Buongiorno, signori. Cosa ci fate qui?".
"Volevamo parlare con lei, signor Vecchi. Venga, andiamo a sederci in quel salottino, potremo stare più tranquilli".
"Come mai non ci ha parlato dell'assicurazione sulla vita che lei e sua moglie avete stipulato?".
"Lei non me l'ha chiesto. E comunque non vedo che cosa c'entra questo con la morte di Allyson... Ah, capisco, voi pensate che possa essere stato io. Magari non direttamente perchè sapete benissimo che quando è stata uccisa io stavo giocando a carte. Diciamo come mandante, giusto? E magari siete anche andati in banca e avete scoperto che non me la sto passando bene... Vecchi è pieno di debiti perchè gioca a poker e perde, quindi cosa fa? Assolda un killer, fa ammazzare la moglie, intasca l'assicurazione e risolve tutto! Beh, se avete pensato questo, e sono certo che lo avete fatto, vi dico che siete completamente fuori strada. Mia moglie era a conoscenza della mia situazione, più volte è intervenuta per sanare i miei debiti e lo avrebbe fatto ulteriormente. Sono stato io a rifiutare, ho preferito chiedere un prestito alla banca".
"E come intendeva onorarlo?", chiese Alluzzo.
"Noi pallanuotisti prendiamo uno stipendio, se non lo sapete. Non sono più le cifre di una volta, ma c'è gente che con quei soldi comunque riesce a mantenere una famiglia. Soprattutto quelli bravi. E, scusate l'immodestia, io sono tra quelli. La mia società mi dà 32.000 euro l'anno, fanno circa 2700 al mese, mentre la rata per il prestito è di 1500. Posso farcela tranquillamente. Con Allyson viva avevo anche le spalle coperte in caso di bisogno. Quindi, come vedete, non avevo alcun interesse ad ucciderla".
"Fatto sta - disse Arnò - che lei si è recato con una certa fretta alla compagnia di assicurazione per riscuotere gli 82.000 euro che le spettano...".
"E perchè mai avrei dovuto attendere, per rispetto nei confronti di Allyson? Ma lei purtroppo non c'è più e me ne sono già fatto una ragione. Bisogna andare avanti".
 
***

Domenica 29 gennaio - Ore 20,20
 
"E tua moglie? Le gemelle?".
"Sono rimaste a casa, Giorgia ha la febbre. Peccato, ci tenevano tanto a vedere questa partita".
Prima di entrare nel Palayamamay per assistere al derby Uyba-Yellow Tigers, Alluzzo, Arnò e Silvia, la compagna del commissario, regalarono i tre biglietti-omaggio in più a un gruppo di ragazzi che non erano riusciti ad accaparrarsi gli ultimi preziosi tagliandi messi in vendita da Uyba, la società ospitante. C'era il tutto esaurito, e quando Silvia fece il suo ingresso nel Palasport (non c'era mai stata) sgranò gli occhi e disse: "Madonna santa!".
Uno spettacolo fantastico. Il Palayamamay era tutto bianco e rosso, i colori sociali di Uyba, tranne una delle due tribune centrali nella quale i tifosi dell'Unet Yamamay si mischiavano a quelli delle Yellow Tigers in un festante e pacifico miscuglio bianco, rosso e giallo. Proprio in quella tribuna Roberta Gallozzi, l'allenatore delle tigri gialle, aveva riservato al commissario posti eccellenti, in decima fila: una postazione dalla quale si potevano vedere bene sia le atlete sia lo sviluppo del gioco.
Sul parquet le mascotte giganti di gommapiuma delle due squadre - la farfalla biancorossa e la tigre gialla - stavano ingaggiando un amichevole duello in attesa dell'ingresso delle formazioni. "Che meraviglia!", esclamò Silvia accomodandosi in tribuna tra Arnò ed Alluzzo.
Un boato annunciò l'ingresso delle squadre. Le ragazze entrarono sul parquet una dopo l'altra accompagnate dalla voce dello speaker e da una valanga di applausi. Le Yellow Tiger portavano al braccio sinistro una fascia nera in segno di lutto. Un minuto di raccoglimento, seguito da un lungo applauso per Allyson Forbes, precedette l'inizio della gara.
"Ovviamente si fa il tifo per le Yellow Tigers", esclamò Alluzzo.
"Ci mancherebbe altro", lo spalleggiò Arnò.
"E le altre? Che vi hanno fatto di male? Vorrà dire che farò io il tifo per loro. E poi lo sai, Arnò, che il rosso è il mio colore preferito. Buona partita!", e stampò un bacio sulla guancia sinistra del commissario prima di lanciare l'urlo "Forza Uyba!".
Fu un derby a senso unico: 25-18 per l'Unet Yamamay nel primo set, 25-19 nel secondo. "E ti credo", disse Alluzzo, "la ricciolona nera è indemoniata. Avrà fatto almeno venti schiacciate vincenti finora".
Stessa musica nel terzo parziale, Uyba avanti addirittura 14-6. L'allenatore delle farfalle fece entrare anche le più giovani e la n. 9, una graziosissima mora con le treccine, mise a terra il pallone del massimo vantaggio: 17-8. C'era grande nervosismo sulle panchina delle Yellow Tigers, il dirigente accompagnatore prese il giallo. Gli sarebbe costato caro.
"Sapete chi è quel signore che è stato ammonito dall'arbitro?" chiese Arnò al ragazzo seduto alla sua destra, uno di quelli ai quali avevano regalato i biglietti.
"E' quel coglione di Flavio Manzi, il genero del presidente".
"Qualcosa mi dice che finalmente l'abbiamo trovato", disse il commissario al suo vice.
Mario Corcione
 

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