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Ecco la seconda puntata del nostro nuovo giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 07 Mag 2017  15:50
Martedì 21 febbraio - Ore 17
 
22 ottobre. Era quello il nome del club. Non ci voleva un genio per capire che si trattava del giorno della fondazione.
La iena dovette sorbirsi lo sproloquio del presidente:  "Deve sapere che nella pallanuoto i club di tifosi sono molto meno numerosi di quelli del calcio ("C'era bisogno che me lo dicessi tu!"), ma ci tengo a dire che in quanto a correttezza noi siamo di gran lunga superiori.  Il nostro è il club più antico di Napoli, lo abbiamo fondato nel 1968. L'anno prossimo festeggeremo i 50 anni di vita e faremo una grande festa, alla quale lei è invitato fin da adesso".
"Stai fresco", avrebbe detto la iena, ma stavolta prevalse il commissario e disse: "Verrò molto volentieri. Tra tutte le cose interessanti che lei mi ha detto, ha dimenticato quella essenziale: per quale squadra fate il tifo?"
"Mi scusi, pensavo fosse evidente che la nostra squadra del cuore è la Rari Nantes Vomero". E indicò gli striscioni rossoblu, i gagliardetti e le foto che ricoprivano l'intera parete alle sue spalle nella stanza delle riunioni del club. La sede, in via Cilea 87, non molto lontano dallo Stadio Collana, praticamente era tutta lì: un monolocale e un bagno talmente stretto che la iena, quando lo utilizzò, disse davanti allo specchio: "Quello come cazzo fa ad entrare qui dentro?!".
Quello, il presidente, si chiamava Federico Lamatita, e col cognome non aveva nulla in comune. Se fosse stato un bel pezzo di marmo, Michelangelo ci avrebbe potuto fare una navata. Dal commissario, che era esattamente la metà del presidente del club, al massimo avrebbe potuto tirarci fuori un fonte battesimale.
Ma non erano soltanto le dimensioni a fare di Federico Lamatita e Arcangelo Noce due uomini completamente differenti: il mastodontico presidente del club 22 ottobre aveva una criniera di capelli rossi e lineamenti regolari, il mingherlino commissario pochi ciuffi neri che portava all'indietro e tratti del volto spigolosi. E una ventina di anni in più rispetto a Lamatita.
Per giunta, al presidente del club le donne piacevano molto, al commissario decisamente meno. "Brutto frocio" era la scritta che stazionava un giorno si e un giorno no nei cessi del commissariato di Fuorigrotta-Soccavo. Il lunedì c'era, il giorno dopo gli addetti alle pulizie la cancellavano, il mercoledì era di nuovo lì e così via...
"Quest'anno - proseguì Lamatita -  grazie al blocco delle retrocessioni stabilito dalla federazione, le squadre di A1 sono diventate 16 e siamo stati ripescati nella massima serie. I ragazzi stanno facendo davvero un bel campionato, ci salveremo sicuramente".
A Noce non glie ne poteva fregare di meno. "Mi parli di Angela Salviati".
"Per noi lei è stato un colpo di fortuna. Fino a dieci mesi fa Angela non sapeva neppure cosa fosse la pallanuoto, poi per caso è andata a vedere una partita della nostra squadra alla Scandone e c'è stato il colpo di fulmine. Un amore a prima vista. Il giorno dopo si è iscritta al club e ne è diventata l'anima. Talmente brava e piena d'iniziative che dopo soli due mesi ho pensato di nominarla segretaria. Gli altri soci del club hanno approvato la proposta all'unanimità".
"Ma Angela come faceva a conciliare questo ruolo con il lavoro di commessa?".
"Nessuna difficoltà. Le nostre riunioni iniziano sempre a tarda sera. Ci vediamo tre volte la settimana, nei giorni dispari".
"Che le risulti, c'è qualcuno che potessi odiare a tal punto Angela da ammazzarla?".
"L'unica cosa che mi risulta è che tutto il mondo maschile della pallanuoto napoletana se la sarebbe portata volentieri a letto. La guardi, commissario", e indicò nuovamente la parete alle sue spalle, dove c'era una foto del presidente assieme ad Angela. "Lei aveva tutto quello che può far impazzire un uomo: bellezza, intelligenza, allegria, esuberanza, sfrontatezza".
"Il padre mi ha detto che è stata fidanzata per anni con un certo Nicola Abruzzese...".
"Si, ma negli ultimi tre mesi, dopo averlo mollato, Angela si è rifatta abbondantemente del tempo perduto. I suoi uomini duravano esattamente come un pacchetto di Marlboro nelle mani del sottoscritto. Io fumo sessanta sigarette al giorno, commissario".
La iena non aveva mai fumato in vita sua. L'odore del fumo gli dava fastidio, quello delle canne gli faceva schifo. Esempio di morigeratezza estrema, Noce era anche completamente astemio. Però prendeva come minimo 7-8 caffè al giorno. Si guardò intorno cercando disperatamente nella sede del club una moka, niente da fare  ("Me lo prendo al primo bar non appena esco da questa topaia"). 
Non potendo chiedergli un caffè, domandò a Lamatita: "Lei cosa fa per vivere?".
 "Sono fotografo, mi occupo soprattutto di cerimonie. A proposito  - e consegnò il suo biglietto da visita al commissario - se dovesse servirle un servizio fotografico...".
Le uniche foto che interessavano al commissario erano quelle segnaletiche. Non amava fotografare e detestava essere fotografato. Quando vedeva un turista giapponese prontamente girava al largo per evitare
che lo fermassero per chiedergli: "Scusi, signole, potlebbe falci una foto?".
Giapponesi... "Solo loro potevano inventare il sushi", diceva sempre ad Elio, il proprietario dell'omonima trattoria di Fuorigrotta dove il commissario consumava tutti pasti, pomeridiani e serali. "Il sushi è un bluff, uno dei tanti che ci circondano in questa epoca tutta apparenza e niente sostanza. La gente lo compra perchè va di moda, poi dopo averlo assaggiato fa come Alberto Sordi: lo passa al gatto e si avventa sui maccheroni".
Si era fatta quasi ora di pranzo, ma la tappa successiva di Noce non sarebbe stata la trattoria di Elio. Aveva dato appuntamento a mezzogiorno al padre di Angela Salviati per il sopralluogo nell'abitazione che non aveva potuto effettuare in nottata, e per due motivi: quello secondario è che voleva lasciare in pace Carmine Salviati, il motivo principale è che stava morendo di sonno. Anche le iene dormono.
 

Martedì 21 febbraio - Ore 12,30
 
E chi dorme... piglia fregature e poi se la prende con i poveri diavoli: "Maledizione, signor Salviati, le avevo raccomandato di non muoversi da casa. Che cazzo è uscito a fare?!".
Il pugno che Noce diede sulla scrivania della camera di Angela fece sobbalzare Carmine Salviati.
"Stamattina alle 10 mi hanno telefonato dal commissariato di Fuorigrotta e mi hanno detto che lei mi aspettava là".
"E lei ci è cascato come un pollo... Bravo, molto bravo davvero! Ha visto il risultato?!".
Il commissario era fuori dalla grazia di Dio, ma ce l'aveva soprattutto con se stesso: aveva rimandato il sopralluogo nella stanza di Angela e qualcun'altro lo aveva fatto al posto suo.
"Hanno sfasciato tutto...". Carmine Salviati piangeva.
"Ben le sta! Così impara a fare di testa sua!". Iena al cento per cento.
Nella stanza di Angela l'unica cosa rimasta al suo posto era il piccolo televisore a muro. Nei modelli di oggi, ultrapiatti, era impossibile nascondere qualcosa, quel qualcosa che l'ignoto visitatore cercava. Ma cosa? Sicuramente non il portatile della ragazza: era stato scaraventato sul pavimento, ma c'era.
"Chi abita sul pianerottolo accanto a lei?".
"Una giovane coppia, ma tutti e due la mattina vanno al lavoro".
Quindi l'ignoto visitatore, dopo aver spedito Salviati al commissariato con la telefonata, aveva potuto fare il suo lavoro senza timore di essere scoperto, facilitato anche dal fatto che l'abitazione era al primo piano.  
"E' stato l'assassino?", chiese Carmine Salviati con un sussurro.
"Ma non diciamo idiozie!", rispose Noce con un ruggito. "La serratura della porta d'ingresso non è stata forzata, sono entrati con le chiavi, e l'assassino le ha lasciate nella borsa di sua figlia in macchina. C'è qualcun altro che possiede una copia?".
"No, commissario".
"E allora non c'è altra spiegazione: è stata sua figlia a dare le chiavi a chi è entrato stamattina in questa casa. Adesso, mi raccomando, non tocchi nulla nella camera di Angela. E non si muova da casa, oggi pomeriggio verranno gli uomini della scientifica. Non servirà a un cazzo, lo so già: per colpa sua, quello che avremmo dovuto trovare ha già preso il volo".
 
***
 
Martedì 21 febbraio - Ore 17
"Su, giovanotto, non farmi perdere tempo! Sei stato tu ad entrare stamattina in casa dei Salviati".
"Io in casa Salviati? Ma cosa dice, commissario, per caso è impazzito?!".
Proprio mentre  la iena stava per azzannarlo, Nicola Abruzzese fu salvato in corner dal suono del telefono.
"Ok, passamelo".
"Buongiorno commissario, sono Alfredo Balestrieri, il presidente della  Rari Nantes Vomero. La chiamo perchè è accaduta una cosa incresciosa: il buon nome del nostro Circolo è su tutti i giornali, chiamato in causa per l'omicidio di questa Angela Salviati".
"Lei ha sbagliato numero, questo è il commissariato di Fuorigrotta".
"Come sarebbe a dire?".
"Sarebbe a dire che quello che scrivono sui giornali non ci riguarda. Si rivolga ai direttori dei quotidiani, non a noi".
"Guardi che io sono buon amico del Questore, è uno dei soci fondatori del nostro Circolo...".
"Mi fa piacere. Se lo vede, gli porga i miei saluti".
"Forse non mi sono spiegato bene, io sono...".
"...il presidente del Circolo Rari Nantes Vomero, ho capito benissimo. Aspetti un attimo, rimanga in linea".
Noce tappò con la mano destra il microfono e si rivolse ad Abruzzese: "Che tu sappia, Angela frequentava il Circolo?". Il giovanotto annuì con un cenno del capo.
"Mi stava dicendo, presidente?".
"Volevo dirle che mi piacerebbe discutere con lei di questa faccenda dei giornali. L'aspetto domani al Circolo a mezzogiorno".
"Le ho già detto che di questa storia dei giornali non me ne frega niente. Piuttosto, l'aspetto io in commissariato domani alle 8 in punto".
"Ma...".
"Niente ma. Se non la vedo alle 8 precise nel mio ufficio, la mando a prendere con una volante. Sono stato chiaro?". E chiuse il telefono in faccia al presidente.
Allora, giovanotto, è meglio per te che tu dica subito la verità. Perchè sei andato stamattina a casa dei Salviati? Cosa cercavi? E perchè hai fatto quella messinscena in camera di Angela gettando tutto per aria? Tu sapevi benissimo cosa cercare e dove trovarlo: te lo ha detto Angela prima di essere uccisa. E ti ha dato pure le chiavi di casa".
"Guardi che lei ha preso un abbaglio colossale. L'ultima volta che sono andato a casa di Angela è stato tre mesi fa, il giorno in cui mi ha lasciato".
"D'accordo, visto che vuoi fare il furbo, dov'eri ieri sera dalle 22 alle 22,30?".
"Al cinema con amici".
"Al cinema di lunedì sera?".
"Si, al cinema di lunedì sera! Perchè, è vietato? Ma andiamo, commissario, io Angela l'amavo ancora, forse più di prima. Come avrei potuto ammazzarla?! Guardi che al cinema ci sono andato per davvero... può controllare, le do il numero di cellulare dei miei amici".
"Controlleremo. Tu intanto dimmi perchè stamattina sei andato a casa di Angela...".
"Basta con questa storia!". Abruzzese si alzò in piedi di scatto e soltanto in quel momento Noce si rese conto di quanto fosse alto. Biondo, capelli cortissimi, corporatura snella, l'ex fidanzato di Angela Salviati sfiorava il metro e novanta.
Ma non fu certo la sua statura nè il suo atteggiamento a indurre il commissario ad interrompere l'interrogatorio. Noce era sicuro che era stato lui ad entrare in casa Salviati, ma non aveva le prove e - pertanto - nessuna possibilità di trattenerlo in stato di fermo. "Ok, puoi andare, ma ti avverto: stai facendo un gioco molto pericoloso".
 
***
 
Giovedì 23 febbraio - Ore 22,30
 
Seduto in poltrona nel suo appartamento di via Consalvo, Noce stava guardando un film. Squillò il cellulare.
"Commissario, hanno ammazzato un ragazzo a Fuorigrotta, nel parcheggio all'aperto di via delle Crociate. Si chiama Nicola Abruzzese".
Noce si alzò dalla poltrona, spense il televisore, s'infilò il cappotto e uscì di casa. "Io lo avevo avvertito".
 

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