Attendere prego...

Archivio News

Waterpolo People

Ecco la quinta puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 24 Gen 2017  13:53
"Aspetti un attimo, torno subito". Giovanni Tozzi si allontanò, entrò in casa e dopo poco tornò con un cofanetto di legno. "Mi scusi, non le ho offerto nulla. Gradisce un caffè, qualcosa da bere?".
Gori rifiutò. In quel momento gli premeva soltanto una cosa: saperne di più sulla rivelazione che il padre di Siria gli aveva fatto. E Tozzi lo accontentò: aprì il cofanetto, prese un foglio di carta e lo consegnò a Gori: "E' un estratto della situazione bancaria di Siria".
Tra conto corrente, azioni e fondi d'investimento il patrimonio di Siria Tozzi ammontava a oltre centocinquantamila euro.
"E non è finita qui. Mia figlia il 14 gennaio 2015 aveva chiesto alla banca un mutuo per l'acquisto di una casa, per la quale aveva già versato un importo di settantamila euro. Ecco, guardi qui", e consegnò a Gori, dopo averli presi dal cofanetto, i documenti che attestavano l'operazione. Si trattava di un appartamento ai colli di Pescara il cui valore era indicato in 250mila euro.
"In banca - proseguì Tozzi - Siria aveva anche una cassetta di sicurezza. Dentro c'era questo", e mostrò all'investigatore una collana di perle e tre anelli di brillanti. "Li abbiamo fatti stimare, valgono ventimila euro".
Tozzi anticipò la domanda che Gori stava per fargli: "Non mi chieda dove mia figlia ha preso tutti questi soldi, non ne ho la più pallida idea. Quando, dopo la morte di Siria, la banca ci telefonò, mia moglie ed io siamo caduti dalle nuvole. Anche Giulia non sapeva nulla. Tutti eravamo convinti che Siria vivesse esclusivamente con lo stipendio che le passava la televisione, ma evidentemente aveva altre fonti di guadagno ben più remunerative. E non oso pensare quali".
Droga, prostituzione, estorsione: a quello stava accennando Tozzi? Ovviamente Gori si guardò bene dal chiederglielo. Ma adesso aveva una nuova pista da seguire: se Siria era entrata in un brutto giro, c'era anche la possibilità che qualcuno, per motivi che potevano essere i più disparati, avesse deciso di togliere di mezzo la giovane donna. Tre, dunque, erano le prossime cose da fare:
1) entrare in possesso del tabulato delle telefonate fatte e ricevute da Siria Tozzi, e ci sarebbe voluto qualche giorno.
2) ottenere dalla banca, grazie alla collaborazione di Giovanni Tozzi, l'estratto conto dettagliato di Siria per appurare con quale periodicità i versamenti erano stati effettuati dalla ragazza (anche per avere queste notizie sarebbero bastati un paio di giorni).
3) parlare nuovamente con Davide Giannattasio. Essendo dedito all'uso di stupefacenti, avrebbe potuto dargli qualche informazione utile.
Ma non gliela diede: "Siria non solo non si drogava, ma ha preso parte attivamente anche ad alcune campagne contro la tossicodipendenza. Ci ha provato anche con me, ma come può aver capito l'esito non è stato dei più brillanti", disse Giannattasio a Gori. Il luogo dell'incontro fu il medesimo, l'appartamento del ragazzo, e con un certo stupore l'investigatore notò che dall'ultima visita le cose era notevolmente cambiate: il soggiorno non era più un lurido campo di battaglia, qualcuno aveva provveduto a sistemarlo e aveva dato un look decisamente più decente anche all'arredamento con tende alle finestra di un bell'azzurro mare e con fodere dello stesso colore a poltrone e divani. "Due giorni fa è venuta a trovarmi mia sorella. Abita a Vasto con i miei, non ci vedevamo da un paio di anni. Quando è entrata qui per poco non le è venuto un colpo e ha minacciato di chiamare il padrone di casa se non le avessi permesso di mettere a posto l'appartamento".
Un colpo per poco non venne anche a Davide Giannattasio quando Gori lo informò delle rivelazioni che gli aveva fatto Giovanni Tozzi: "Siria piena di soldi? Ma vuole prendermi in giro? Ma se andava in giro con un ferrovecchio, una Ford che se ne cadeva a pezzi! Un momento! Adesso che mi ci fa pensare... tre giorni dopo che Siria mi ha mollato, l'ho incontrata sul lungomare di Pescara mentre stava parcheggiando una Golf nuova di zecca. Quando le ho chiesto dove l'avesse presa, mi ha risposto: non è mia, me la prestata un collega di canale 12, la mia Ford è dal meccanico".
Era di Siria, invece, e l'investigatore ne ebbe conferma telefonando a Giovanni Tozzi: "Si, quella macchina adesso la usa mia figlia Giulia. Mi scusi, signor Gori, mi sono completamente dimenticato di dirglielo. Assieme ai soldi, alla casa di Pescara e ai gioielli, abbiamo ereditato anche la Ford. Ma le giuro che farei volentieri di tutto un falò se, in cambio, avessi la possibilità di riavere per un solo giorno mia figlia".
In attesa di venire in possesso dei tabulati della scheda telefonica di Siria e dell'estratto conto della banca, Tozzi decise di fare un salto all'università di Pescara per parlare con Cesare Modario, il titolare della cattedra di Lettere Moderne. Paolo Di Michele, l'amico di Jonathan che era al volante della Renault precipitata nel burrone, era stato per un anno suo assistente universitario. Piccolo, insignificante, viscido e con un orribile riporto che aveva l'unico effetto di rendere ancora più sgradevole il suo aspetto, Modario dava a Gori l'idea di un rospo. "Dai, amico, prima di tornare nel tuo stagno, dimmi tutto quello che sai sul conto di Paolo".
"Era un ragazzo molto preparato, uno dei migliori assistenti che abbia mai avuto", esordì il docente. Anche la voce era perfettamente intonata all'aspetto e Gori si aspettava con profondo disgusto che da un momento all'altro Modario il Rospo con un balzo avrebbe saltato a piè pari la scrivania che li separava per piombargli addosso.
"Paolo - proseguì Modario - aveva un unico difetto: gli piacevano molto le ragazze. Ma a chi non piacciono? Il mio corso poi, caro Gori, è frequentato da sventole che non le dico. Prima di andarsene dia un'occhiata in giro e mi darà ragione. Comunque, Paolo era scapolo e le garantisco che non se ne faceva scappare una, la sua fama all'Università era nota. Però in sede di esami non guardava in faccia a nessuno: strappargli un bel voto era un'impresa, i 30 poi erano un'assoluta rarità".
Paolo Di Michele, dunque, aveva l'abitudine di portarsi il lavoro a casa, e precisamente in camera da letto. "Lezioni private" che avrebbero potuto suscitare nei suoi confronti qualche antipatia. Ne ebbe immediatamente conferma dal Rospo: "Un mese prima che morisse, successe un episodio molto spiacevole. Una sera, all'uscita dall'Università, Di Michele subì una violenta aggressione da due ragazzi. Lo presero a pugni e a calci. Fortunatamente intervennero alcuni studenti in suo aiuto e Paolo se la cavò soltanto con qualche livido. Uno dei due, lo si appurò successivamente, era il fidanzato di una studentessa del nostro corso. Non ci fu alcun seguito, cosa del resto prevedibile: intervenne il Rettore dell'Università e convinse Di Michele a non presentare denuncia per evitare che la cosa finisse sui giornali".
Una nuova pista da seguire per Gori. Forse quei due, non paghi del pestaggio, avevano deciso di salire su un camion e di chiudere il conto con Paolo Di Michele.
Mario Corcione
FINE QUINTA PUNTATA
(la sesta puntata sarà pubblicata lunedì 30 gennaio)
 

Inviaci un tuo commento!

(la tua email email non verrà pubblicata nel sito)
I dati personali trasmessi saranno trattati direttamente da A.S.D. WATERPOLO PEOPLE quale titolare del trattamento ed esclusivamente per lo scopo richiesto garantendo la riservatezza e la sicurezza dei dati.

I dati personali saranno conservati solo il tempo esclusivamente necessario. Ogni interessato può esercitare il diritto di avere informazioni sui propri dati ai sensi dell'art. 7 dlgs 196/2003.

La preghiamo quindi di fornire il suo consenso al trattamento dei dati cliccando sull'apposito riquadro.

* campi obbligatori
Attendere prego...

Grazie della collaborazione!
Il tuo commento è stato registrato in archivio e sarà visibile nel sito dopo l'approvazione amministrativa.

Ok