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Waterpolo People

Dalla quinta all'ottava puntata

  Pubblicato il 01 Gen 2018  16:20
Martedì 8 maggio - Ore 16,30
Arcangelo Noce esternava vari gradi di cattiveria in base alle circostanze, ma soprattutto a seconda degli individui. Con i subalterni cialtroni, ad esempio, poteva anche essere iena all'70%, percentuale che scendeva notevolmente se il poliziotto in questione era giovane e bello.
Pedofili, violentatori, gente che uccideva per avidità facevano impennare la cattiveria di Arcangelo Noce ad altissimi livelli. Se il pedofilo era un prete, e nella sua carriera ne aveva incontrati più di uno, la percentuale raggiungeva il top: 100%.
Nell'ascoltare Alessandra Romano, quel pomeriggio in commissariato, la cattiveria della iena si era azzerata. Quella ragazza, distrutta dal dolore per la morte della compagna di squadra, gli faceva tenerezza al punto da indurlo a pronunciare una frase che mai Donatella Dell'Angelo aveva ascoltato da quando aveva messo piede nel commissariato di Fuorigrotta: "Vuole che le faccia portare un caffè?".
Il vice commissario addirittura trasalì quando Noce aggiunse: "Ovviamente non quello della nostra macchinetta, assolutamente imbevibile. Glielo faccio portare dal bar".
 
"Non credevo alle mie orecchie", disse Donatella quella sera al marito mentre preparava la cena. "A proposito, lo sai chi era la ragazza? Quella con i capelli rossi che è venuta stamattina da te".
"Chi, quella che non ha detto una parola per tutto il tempo? Io pensavo fosse muta", commentò Walter.
"Altro che muta! Non puoi nemmeno immaginare cosa si è fatta uscire oggi pomeriggio davanti a Noce. Ha scoperchiato tutti gli altarini della sua squadra, a cominciare dall'allenatore".
 
"Angelo Brini e Carolina da più di un anno avevano una storia. Lo sapevano tutti. Forse è per questo che è stata uccisa. Per gelosia. In squadra ci sono due ragazze che stravedono per Brini, innamorate perse: Barbara Fattore, il nostro portiere titolare, e Grazia Esposito, la mancina. Odiavano Carolina, mai però quanto Francesca Tozzi. E' il nostro centroboa ed è stata fidanzata per cinque anni con un certo Giulio Corsale. Poi una sera, durante una festa, Francesca lo ha presentato a Carolina e lei glielo ha portato via, per poi scaricarlo dopo una settimana. Da allora sono trascorsi quattro mesi e Francesca più volte ha detto pubblicamente che prima o poi glie l'avrebbe fatta pagare. Due mesi fa, dopo l'allenamento, c'è stato un litigio feroce negli spogliatoi. Francesca, più grossa e più forte, ha scaraventato Carolina per terra e poi l'ha trascinata per i capelli. "E questo è niente!", le ha promesso lasciandola dolorante per terra. Più volte, inoltre, e anche recentemente, Francesca ha inviato a Carolina sms che non lasciavano dubbi: con il passare del tempo l'odio nei suoi confronti non era scemato, tutt'altro".
Il cellulare di Carolina non era sul luogo del delitto. Sparito. Noce se l'aspettava. Ma a breve avrebbe ricevuto il tabulato dell'attività telefonica della vittima, comprese le chiamate fatte e ricevute dal telefono dell'abitazione, nella quale Donatella Dell'Angelo martedì mattina aveva effettuato un sopralluogo senza particolari risultati. Il computer della ragazza, di cui i genitori ignoravano la password, era stato inviato alla scientifica e, anche attraverso la collaborazione della polizia postale, Noce sperava di poter ottenere al più presto qualche informazione utile alle indagini.
"Lei conosce un certo Gabriele Marino?", chiese ad Alessandra Romano.
"Mai sentito nominare. Di chi si tratta?".
La iena non rispose. "Carolina la metteva a conoscenza delle sue relazioni amorose?".
"Non ce n'era bisogno. Se ne fregava della riservatezza e, se fosse stato per lei, anche il rapporto con Brini sarebbe avvenuto alla luce del sole. Era lui, per motivi facilmente comprensibili, ad imporre la riservatezza. Perchè mi ha chiesto di questo Gabriele Marino?, riprovò la Romano.
Anche stavolta la iena passo oltre. "Chi altri frequentava Carolina negli ultimi tempi?".
"Un pallanuotista della nostra squadra maschile, Sergio Dell'Annunziata, e un meccanico che lavora a Fuorigrotta, Antonio Buonfante. Niente di serio, commissario. Che io sappia, si vedeva con queste persone al massimo una volta la settimana".
 
"Se passava da un uomo all'altro, non mi meraviglia che abbia fatto una brutta fine", esclamò Walter quella sera sul divano del soggiorno.
"E' la stessa che farai tu se non la smetti di fare zapping", minacciò Donatella mentre prendeva una manciata di popcorn.
"Questa sera in televisione non c'è un cazzo", si giustificò il marito. Poi, riprendendo la discussione interrotta, aggiunse: "Secondo me è stato uno degli amanti. E' pura fantascienza che sia stata uccisa da una compagna di squadra, come sostiene quella Romano".
"Tu dici?", replicò Donatella prendendo un'altra manciata di pop corn. "Ho visto donne uccidere per molto meno, Walter. Tu non hai neppure la più pallida idea di quello che la gente è capace di fare per amore, per gelosia o per denaro".
 
"Buonfante e Dell'Annunziata - proseguì Noce - lei li conosce bene?".
Alessandra Romano rispose con un'altra domanda: "Mi sta chiedendo se sarebbero stati capaci di uccidere Carolina?".
Noce annuì con un cenno della testa.
"Tutto può essere, commissario. Ma nessuno mi toglie dalla testa che Carolina è stata ammazzata da una di noi".
"Tutta questa sua certezza da dove deriva?".
"Dal fatto che Carolina è stata uccisa durante la gita. Un'occasione unica, irripetibile per chi avesse voluto farle del male. Un paese fantasma, tante case abbandonate, la possibilità di agire senza che gli altri si accorgessero di quello che stava succedendo grazie a un passatempo innocente che si è trasformato in un gioco mortale. E' stata proprio Francesca Tozzi a proporre di giocare a nascondino".
"Si, ma da quello che il vostro allenatore ha dichiarato ai poliziotti la sera del delitto, risulta che Carolina non ha preso parte al gioco".
"E cosa cambia, commissario?".
"Se non è andata a nascondersi, come mai è stata uccisa al secondo piano di una casa abbandonata?".
 
"Forse ce l'hanno portata di forza dopo averla strangolata", disse l'uomo di sopra. "Anche questa è un'ipotesi possibile, ma nessuno l'ha presa in considerazione".
"Ciò presuppone - replicò l'uomo di sotto - che gli assassini dovevano essere almeno due. Nessuno, da solo, avrebbe potuto trasportare il cadavere al secondo piano".
Erano ormai le 3, ma il sonno continuava ad essere il grande assente nella cella 26 del Padiglione Genova a Poggioreale. L'uomo di sopra aggiunse: "Forse sono state due compagne di squadra ad ucciderla, forse anche tre. Ricordati che mezza squadra odiava Carolina. I fatti possono essere andati così: dopo essere scesa dalla mia macchina, Carolina è rientrata nel paese e, visto che gli altri stavano continuando a giocare a nascondino, è andata a fare un giro. Le compagne di squadra l'hanno seguita e, dopo averla immobilizzata, l'hanno uccisa. Non potendo lasciare il cadavere in giro, l'hanno portata nella casa abbandonata. Frugando nelle tasche hanno trovato l'accendino e per sviare le indagini l'hanno gettato assieme al cadavere nel buco del pavimento".

 
Noce aprì il cassetto della scrivania e tirò fuori un accendino grigio metallizzato con una testa di serpente verde disegnata su uno dei lati. "L'ha mai visto questo?", chiese ad Alessandra Romano.
La ragazza prese l'accendino dalla mano di Noce e lo guardò attentamente. "No. Perchè me lo chiede?".
Stavolta la iena rispose: "Perchè quest'accendino è stato trovato sul luogo del delitto".
Noce alzò il coperchio, diede un colpo e... "come vede è perfettamente funzionante e in ottime condizioni. Sicuramente è stato lasciato sul posto, inavvertitamente o meno, quando Carolina è stata uccisa. Qualcuna delle sue compagne fuma, signorina Romano?".
"No, commissario, il nostro allenatore lo ha vietato categoricamente. Predica bene e razzola male, in tutta la squadra l'unico che fuma è lui".
 
***
 
Martedì 8 maggio - Ore 18,30

"E' suo questo accendino?".
"Non l'ho mai visto", rispose Angelo Brini.
"E' stato trovato vicino al cadavere", precisò Noce.
L'allenatore dell'Aquatic Napoli si accigliò: "Me lo dica subito, commissario. Lei pensa che possa averla uccisa io?".
Noce lo guardò con il suo miglior sorriso da iena e rispose: "Si, ma non è l'unico ad essere sospettato, signor Brini: lei è in abbondante compagnia. Quel giorno eravate in 15 a Roscigno, oltre a Carolina".
"Ma è assurdo! - sbottò il tecnico -: è assurdo il solo pensiero che uno di noi possa averla ammazzata".
"Mi parli della sua relazione con Carolina Mazzi".
"Ah, ho capito: è stata Alessandra Romano a dirglielo", e sorrise. "L'ho incontrata mentre usciva dal commissariato. Ma non si può parlare di relazione, commissario: Carolina ed io ci vedevamo ogni tanto a casa mia, giusto il tempo di...".
Brini non ultimò la frase.
"Cos'è, si vergogna di dire che se la scopava, signor Brini?".
"No, era solo per una questione di rispetto nei confronti di Carolina, commissario. Ma, le ripeto, non si poteva assolutamente parlare di relazione. Nessun sentimento, solo il piacere di stare insieme. Non si uccide una persona con la quale si fa soltanto del sesso".
"E' vero che Carolina non era ben vista dalla gran parte delle sue compagne?".
"E' un'esagerazione. Soltanto con un paio di loro Carolina non era in buoni rapporti. Ma da qui ad ucciderla...".
A proposito, ho intenzione di fare un sopralluogo con tutta la sua squadra a Roscigno. E' per giovedì prossimo alle 17, ci pensi lei ad avvertire gli altri. Un'ultima domanda: lei conosce un certo Gabriele Marino?".
"Mai sentito nominare, commissario".
 
***
 
Gabriele Marino scese dal letto e prese una sigaretta dalla tasca del jeans. "Ti spiace se fumo?".
"Basta che apri la finestra. A me non dà fastidio, ma tra poco passa la ronda e se sente puzza di fumo sono cazzi. Sono le 4 di notte e siamo ancora svegli".
"Potevi dirlo prima che avevi sonno... Ok, finisco la sigaretta e andiamo a dormire".
"Non ho sonno, è solo che non voglio prendere cazziate inutilmente", replicò l'uomo di sotto. E, per dimostrare il suo invariato interesse alla conversazione, aggiunse: "Quindi, da quello che ho potuto capire, nè l'allenatore nè le compagne di squadra di Carolina sapevano chi eri. Non so perchè ma mi ero fatto la convinzione che tu avessi conosciuto Carolina ad un incontro di pallanuoto".
"Mai visto una partita in vita mia". Gabriele Marino sorrise. Un sorriso amaro. "La vita è davvero incredibile. Ti bussano al citofono e ti becchi sedici anni di galera". Per la rabbia stava per sferrare un pugno all'armadietto metallico, si fermò in tempo e riprese il racconto: "Carolina distribuiva depliant pubblicitari nelle cassette delle lettere, è così che l'ho conosciuta. Poichè nel mio palazzo non c'è il portiere, ha premuto un pulsante a caso e mi ha rovinato la vita. Non so che mi è preso, forse è stata quella voce così decisa e nello stesso tempo sensuale. Sta di fatto che sono uscito sul pianerottolo e mi sono affacciato dalla balaustra. Stava di spalle, per farla girare le ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente: "Il mio cognome è Marino, è l'ultima cassetta sulla sinistra". Lei si è voltata, ha guardato su e mi ha detto: "Beh, cosa aspetta, signor Marino, perchè non scende a darmi una mano?". La sera stessa l'ho portata a cena e poi abbiamo fatto l'amore a casa mia".

 
***
 
Mercoledì 9 maggio - Ore 10,30
"Cosa fa per vivere, signor Marino?", chiese la iena.
"Lavoro per una ditta di ascensori, mi occupo della contabilità".
Altezza media, fisico palestrato, capelli neri cortissimi, tagliati quasi a zero, il 29enne Gabriele Marino portava un orecchino d'oro al lobo sinistro. Pronte a morderlo, un centimetro più sotto, le fauci di un sottile coccodrillo verde tatuato sul collo.
Ad Arcangelo Noce non piacevano i tatuaggi e non giudicava positivamente coloro che si facevano dipingere la pelle, ma dovette ammettere che quel coccodrillo era riuscito davvero bene.
In quel momento, però, il commissario doveva occuparsi di un altro rettile: la testa di serpente, verde anche quella, sull'accendino trovato accanto al cadavere di Carolina Mazzi.
"Si, è mio", disse Marino senza lasciare a Noce il tempo di fare la domanda. "Dove l'avete trovato?".
"Dove l'ha perso?", rilanciò la iena.
 
"E tu?", chiese l'uomo di sotto.
"Gli ho detto la verità. A che serviva mentire? Se mi avevano convocato in commissariato, era chiaro che avevano scoperto chi aveva inviato quel messaggio a Carolina la mattina del delitto. "Non vedo l'ora di metterti le mani addosso". Sapendo di essere completamente inguaiato, mi sono giocato la carta della sincerità. Ma, come vedi, non mi è andata bene: sull'altro piatto della bilancia quel pezzo di merda di commissario ha messo una tale quantità di roba che tutte le mie buone intenzioni sono andate a farsi fottere".

 
"Lei ha precedenti per rissa". La iena prese la cartellina e la sbattè sotto al naso di Gabriele Marino.
"Legittima difesa, commissario. Hanno offeso la ragazza che stava con me in discoteca...".
"...e lei ne ha mandati due all'ospedale, uno con lesioni guaribili in trenta giorni", aggiunse Noce. "Indagini che abbiamo fatto sul suo conto, inoltre, la dipingono come un tipo che alza spesso le mani, e senza particolare motivo. E' vero che ha picchiato un suo collega perchè le aveva fatto uno scherzo sul posto di lavoro?".
"Mi aveva nascosto documenti importanti facendomi perdere mezza giornata per trovarli. Lei me lo chiama scherzo? E comunque questo non vuol dire che abbia ucciso Carolina. Lei mi piaceva molto, stavamo bene insieme. Perchè avrei dovuto ammazzarla?".
"Per gelosia, signor Marino. Lei non era l'unico uomo della vita di Carolina Mazzi. Non mi dica che non lo sapeva".
 
"Certo che lo sapevo", disse all'uomo di sotto. "Carolina è stata subito chiara con me: "Questa storia tra noi non durerà molto. Preferisco avvertirti prima che ti metta strane idee in testa. E mi vedo anche con altri uomini. Prendere o lasciare".
"E tu hai preso senza fiatare, giusto?".
"Tu cosa avresti fatto al mio posto?". Gabriele Marino accese il cellulare, smanettò per qualche secondo e lo mostrò all'uomo di sotto. "Ecco, questa era Carolina".
"Cazzo! E poi dicono che lo sport fa male al fisico delle ragazze".
"Tutte stronzate. Tre anni fa mi sono fatto una che faceva atletica, lancio del giavellotto. Guarda un po' qua", e mostrò la foto di una bruna sulla pista dello stadio Virgiliano. "Con lei sono stato un paio di mesi, poi l'ho scaricata. Troppo azzeccosa. Anche a me non piacciono le storie durature e impegnative".

 
"Perciò, commissario, ho accettato di buon grado il tipo di relazione che Carolina mi offriva. Una scopata ogni tanto, niente telefonate, messaggi d'amore o stronzate del genere".
"Eppure - obiettò Noce - pur di vederla lei ha fatto 200 chilometri e l'ha seguita fino a Roscigno. E in un giorno feriale, Marino".
"Ho chiesto un permesso in ufficio, uno dei tanti che mi spettano per contratto e che non ho mai sfruttato. 200 chilometri, dice? Certo, perchè no, mi eccitava l'idea di un incontro clandestino mentre era in gita con le compagne di squadra. L'ho scritto anche nel messaggio".
"Non vedo l'ora di metterti le mani addosso".
 
***
 
Donatella Dell'Angelo le avrebbe messe molto volentieri sul collega che si era infilato nei bagni delle donne per scrivere con un pennarello blu, sul muro accanto alla finestra "Ti piacerebbe essere spertosiato, grandissimo frocio, ma non farti illusioni: anche i pappici ti schifano".*
Non essendo napoletana, ma laziale di Isola Liri, il vice commissario - pur intuendo il destinatario - non capì il significato del messaggio. Quando il centralinista del commissariato glielo spiegò, la rabbia per l'intrusione svanì di colpo e Donatella si piegò in due per le risate. Ci vollero cinque minuti buoni perchè si ricomponesse, ma entrando nell'ufficio del commissario, e guardandolo, fu costretta a fare rapidamente dietro-front per evitare di ridergli in faccia".
La iena non fece caso alle goffe manovre del suo vice. Era al telefono con il medico legale. Una chiamata a sorpresa: "Non ho ancora effettuato l'autopsia, commissario, ma nell'esaminare il corpo ho notato alcuni particolari che, credo, potranno esserle utili. La vittima è stata presa a calci. Ci sono lividi in tutto il corpo, sulle gambe e sui fianchi in particolare".
(* "Dicette ‘o pappice vicino ‘a noce, damme ‘o tiempo ca te spertose” è un proverbio napoletano. La traduzione è la seguente: "Disse il verme alla noce: dammi tempo che ti perforo".)
 
***
 
"Tutta questa rabbia, commissario, cosa le suggerisce?", chiese quella sera Elio al commissario.
"Stai parlando di quella dell'assassino o della mia? La mia, vista l'ignobile pasta fagioli e cozze che mi ha fatto mangiare, mi suggerisce di cambiare trattoria".
Elio scostò una sedia dal tavolo e si sedette accanto alla iena. "Sono io adesso che le faccio una domanda: se lei fosse al mio posto, cercherebbe di accontentare il gusto della maggior parte della clientela o quello di un unico avventore? Non è colpa mia se la pasta fagioli e cozze lei la preferisce brodosa e tutti gli altri no".
Noce allargò le braccia: "D'accordo, sia fatta la volontà degli stupidi. Continua pure a farla azzeccata come la colla, io mi regolerò di conseguenza".
"Cambierà trattoria?", chiese Elio tutt'altro che preoccupato. Era abituato alle sceneggiate di Noce e sapeva benissimo che il divorzio non ci sarebbe mai stato.
"No, ma d'ora in poi - e fino alla risoluzione del caso - terrò per me ogni informazione e ogni considerazione sull'omicidio di Carolina Mazzi".
"Questo è uno sporco ricatto. Non pensavo che la sua cazzimma potesse arrivare a tanto, commissario. E va bene, vorrà dire che quando farò pasta fagioli e cozze, metterò da parte un po' di brodo per lei. Contento? E adesso risponda alla mia domanda".
"E' chiaro, Elio, che ci troviamo di fronte a un delitto passionale. Che il movente sia l'odio o la gelosia, non mi sorprende che l'assassino - o le assassine - abbiano infierito sul colpo di Carolina Mazzi".
"Perchè ha fatto questa distinzione?", chiese Elio dirigendosi verso la cucina per spegnere il fuoco sotto la moka.
"Se è stata uccisa per gelosia, l'assassino non può che essere unico, e cioè Gabriele Marino o uno degli altri amanti della ragazza. I due salgono nella casa abbandonata per fare l'amore, ma l'incontro si trasforma in tragedia. L'uomo perde la testa, strangola Carolina, prende a calci il corpo e lo getta nel buco del pavimento. Se invece la ragazza è stata uccisa per odio, è improbabile che ad ammazzarla sia stata una sola compagna di squadra. Non ce la vedo proprio Carolina che sale al secondo piano di una casa abbandonata assieme ad una persona che le è tutt'altro che amica. Lo scenario che si prospetta, quindi, è completamente diverso: due compagne di squadra, forse anche di più, hanno già deciso di uccidere Carolina. Dopo il suo incontro con Gabriele Marino all'entrata del paese, attendono il suo ritorno, la bloccano e l'ammazzano. Consapevoli del fatto che non possono lasciare il cadavere per strada, dato che successivamente tutta la squadra si mobiliterà per cercare Carolina, trasportano il corpo al secondo piano della casa abbandonata e, prima di gettarlo nel buco del pavimento, in un ultimo impeto di rabbia lo prendono a calci".
"Ma c'è anche una terza ipotesi. Te la dirò non appena avrò finito di bere il mio caffè".
"Provo a indovinare", disse Elio mentre Noce grattava il fondo del caffè con il cucchiaino.
"Sentiamo", invitò la iena.
"La terza ipotesi potrebbe essere questa: Carolina raggiunge Marino che l'aspetta in macchina poco fuori il paese fantasma. L'uomo, per provare nuove emozioni, convince la ragazza a fare l'amore in una casa abbandonata, dove succede qualcosa: Marino s'incazza di brutto, picchia la ragazza e se ne va. Le compagne di squadra, che avevano seguito Carolina, salgono al secondo piano e completano l'opera. Giusto?".
"Giusto un cazzo. Se avevano visto Carolina assieme a Marino, non l'avrebbero seguita. Come potevano immaginare che i due avrebbero litigato e che la ragazza sarebbe rimasta sola? La terza ipotesi è questa: "Carolina raggiunge Marino in macchina, ma improvvisamente lo pianta e, prima di scendere dall'auto, s'impossessa dell'accendino".
"Cioè la versione dei fatti di Marino".
"Esatto. Ma ti prego di non interrompermi. Piuttosto, vammi a prendere un pezzetto di parmigiano, mi è venuto il desiderio".
"Il parmigiano dopo il caffè?".
"Perchè, non si può? E' forse vietato dalla legge? Ecco, per sparare le tue cazzate, come al solito mi hai fatto perdere il filo del discorso... Dov'ero rimasto? Ah, si... Carolina scende dalla macchina e pianta Marino, ma non perchè abbia timore di fare incazzare l'allenatore: la ragazza non è proprio il tipo da preoccuparsi per queste cose. Ha fretta perchè deve vedersi con qualcun altro. I due raggiungono la casa abbandonata e fanno l'amore, ma prima di andare via Carolina dice qualcosa che fa incazzare l'uomo, forse gli annuncia che la loro storia è finita, come ha già fatto tante altre volte con i suoi amanti. Lui però non la prende bene, perde la testa, picchia la ragazza e l'ammazza. Poi fruga nelle tasche del jeans della ragazza per prenderle il cellulare e trova anche l'accendino. Sa che non può essere di Carolina, perchè lei non fuma, e allora per sviare le indagini lo getta nel buco del pavimento assieme al corpo".
E qui Elio si guadagnò i complimenti della iena: "L'assassino non può essere stato tanto fesso da gettare l'accendino nel buco dopo averlo toccato. Sicuramente ha cancellato le sue impronte".
"Giusta osservazione la tua, non ci avevo pensato". Noce tirò fuori l'accendino dalla giacca e lo mise sul tavolo. "La scientifica lo ha già esaminato, non è stato pulito. Sopra ci sono le impronte di Carolina e quelle di un altro uomo, sicuramente Marino, il quale ha ammesso che l'accendino è suo. E dunque l'ipotesi n. 3, alla luce della tua considerazione, necessita di una variazione: è stata Carolina, per qualche motivo che non conosciamo, forse semplicemente per mostrarlo all'uomo, a tirare fuori l'accendino. Poi lo ha rimesso in tasca e l'assassino, dopo averla ammazzata, se n'è impossessato avendo cura di non lasciarci sopra le sue impronte. Bravo Elio, sei meno fesso di quello che pensavo".
Il ristoratore, tutto eccitato, decise di festeggiare: "Col parmigiano un goccio di spumante ci sta benissimo". Prese bottiglia e calici e chiese: "A chi brindiamo?".
"A questa cazzo di testa di serpente", e rimise l'accendino nella tasca della giacca.
 
***
 
Era passata da poco l'1 di notte. Mentre Elio mandava giù la saracinesca del locale, la iena si avviò a piedi verso casa. Abitava a non più di mezzo chilometro dalla trattoria, all'inizio di via Consalvo. "Aspetti, commissario, l'accompagno".
"Che vuoi sapere ancora a quest'ora?", chiese la iena.
"Abbiamo parlato di questa terza ipotesi, ma una cosa non mi ha detto: in questo caso, chi potrebbe essere l'assassino?"
"Un bel po' di gente, Elio. Innanzitutto i tre che quel giorno erano a Roscigno: l'allenatore, il vice allenatore e l'addetto stampa. Sappiamo per certo che Carolina Mazzi aveva una relazione con l'allenatore, ma al momento nulla esclude che ad ammazzarla possa essere stato uno degli altri due. Anche per questo ho organizzato un sopralluogo per domani pomeriggio nel paese fantasma. Ci saranno tutti, voglio ricostruire con i loro aiuto, nel limite del possibile, quello che è successo il giorno del delitto a Roscigno".
"Non pretenderà che l'accompagni anche stavolta? Domani devo lavorare".
"Non preoccuparti, andrò con Donatella Dell'Angelo. E che Dio me la mandi buona", esclamò la iena occhi al cielo".
"Ma davvero fa tanto schifo come autista?".
"Guida a scatti come la maggior parte delle donne, e non sa prendere le curve. Ti basta come spiegazione?".
"Mi basta. Non mi ha ancora detto chi altri potrebbe aver ucciso Carolina secondo la terza ipotesi.
"Ci sono quei due che la ragazza frequentava, Buonfante e Dell'Annunziata. Li attendo in commissariato domani mattina... Anzi, stamattina", si corresse guardando l'orologio.
Erano giunti in via Consalvo, strada tappezzata per tutto il suo percorso da una quantità incredibile di tombini. "Adesso te la faccio io una domanda: perchè voi napoletani li chiamate saettelle?".
Non glielo aveva chiesto a caso. Quando non cucinava o non s'intratteneva con qualche bella signora, Elio leggeva. Libri sulla storia di Napoli. Ne possedeva oltre trecento. "Se muoio prima di lei, commissario, glieli lascio in eredità".
Noce, quindi, era certo che il suo amico avrebbe dato una risposta alla sua domanda. "Ma senza antefatti, per favore. E' tardi e voglio andare a dormire".
"Sarò brevissimo. Pare che il termine saettella, ma sarebbe più corretto dire saittella, abbia origini toscane. Viene da saiettiera: nel medioevo chiamavano così  lo spazio tra i merli del castello".
"E sai spiegarmi perchè in questa cazzo di via Consalvo ce ne sono centinaia?".
"No, commissario. Domani provo a fare una ricerca e giuro che la chiamo proprio mentre sta interrogando la squadra di pallanuoto a Roscigno".
"Ed io ti arresto per intralcio alle indagini". E, ridendo, gli augurò la buonanotte.
 
***
 
Il tabulato del cellulare di Carolina Mazzi presentava una quantità impressionante di telefonate. Con grande fatica, e ovviamente con l'aiuto del gestore telefonico, Donatella Dell'Angelo risalì a tutti i nominativi. Nell'elenco c'erano anche il vice allenatore Franco Silvestri e l'addetto stampa Giuseppe Troccola.
Silvestri giustificò così la telefonata fatta a Carolina lunedì 23 maggio, due giorni prima del delitto: "L'ho chiamata per comunicarle l'appuntamento per la trasferta, l'ho organizzata io. Ho telefonato a tutte le altre ragazze, potete controllare". Sul tabulato non c'erano nè altre telefonate nè messaggi provenienti da quel numero.
Troccola, l'addetto stampa, negli ultimi due mesi aveva telefonato a Carolina più volte, l'ultima martedì 24 maggio, il giorno prima del delitto: "Tutte telefonate di lavoro - spiegò a Donatella Dell'Angelo -: Carolina era il portiere di riserva, questo è vero, ma io la chiamavo spesso quando dovevo fare i comunicati di presentazione delle partite: a differenza della maggior parte delle sue compagne di squadra, non diceva mai cose banali. E poi era una bella ragazza, faceva presa sia sulla tifoseria sia sui colleghi della stampa".
Donatella Dell'Angelo controllò la veridicità delle affermazioni di Silvestri e Troccola. "Ciò non toglie - disse alla iena - che l'addetto stampa possa aver parlato con Carolina anche di questioni private. Tuttavia Alessandra Romano, l'amica del cuore di Carolina, ignora che tra i due possa esserci stata una relazione. "Carolina non me ne ha mai parlato".
"Telefonate di Buonfante e Dell'Annunziata?", chiese il commissario.
"Tantissime, ma nessuna nei giorni immediatamente precedenti il delitto", rispose Donatella. Piuttosto, c'è una valanga di chiamate senza risposta di un certo Arturo Coviello. Alessandra Romano non sa chi possa essere, neppure i genitori di Carolina l'hanno mai sentito nominare".
 
***
 
"E' uno sfigato che andava dietro a Carolina da un paio di mesi", disse Sergio Dell'Annunziata alla iena. "Ho fatto l'errore di presentargliela ad una festa, da quel momento non le ha dato tregua tempestandola di telefonate. E quando è venuto a sapere che Carolina ed io avevamo una relazione, ha cominciato a tormentare anche me. E' arrivato perfino ad aggredirmi nel parcheggio della piscina Scandone: è successo la domenica prima del delitto, dopo il derby femminile vinto dall'Aquatic Napoli".
La iena andava per simpatie e antipatie. Quel giovanotto dai capelli rossi non appena mise piede nel suo ufficio finì nella parte di destra della lavagna, quella riservata ai cattivi. E senza aver fatto nulla per meritarlo.
Anzi, il giovane pallanuotista della squadra maschile dell'Aquatic Napoli per tutto il colloquio mostrò grande spirito di collaborazione e non battè ciglio quando la iena gli chiese senza il minimo tatto o preavviso: "Lei dov'era il giorno del delitto?".
"A casa, a studiare, e non mi sono mosso da lì. Sono iscritto alla facoltà di Ingegneria e stavo preparando un esame particolarmente impegnativo, che ho dato proprio ieri prendendo 28".
"Dei suoi voti universitari non so che farmene", commentò acido la iena. Mi dica piuttosto: al di là dei suoi familiari, la cui testimonianza lascia il tempo che trova, c'è qualcuno che può confermare il suo alibi?".
"No, commissario. Ma la mia macchina in quei giorni è stata dal meccanico, ho fuso il motore. E l'unica altra vettura esistente in famiglia, quella di mio padre, era con lui fuori Napoli. Fa il rappresentante per una grossa azienda vinicola. Quindi, non vedo come avrei potuto raggiungere Roscigno".
"Controlleremo. Un'ultima domanda: secondo lei Arturo Coviello potrebbe essere stato capace di uccidere Carolina Mazzi?".
"Non lo so, commissario. Non lo conosco sufficientemente per darle una risposta. Una cosa è certa, però: più di una volta gli ho raccomandato di lasciar perdere Carolina, stava rischiando una denuncia per stalking. Ma non mi è stato a sentire".
 
***
 
"Che mi dici di questo Coviello? Potrebbe essere sta lui?", chiese l'uomo di sotto.
"Ti posso dire questo - rispose Gabriele Marino -: suo padre è un politico di destra molto noto a Napoli, più volte indagato per intrallazzi vari. I media ci hanno ricamato un bel po' sul figlio, nullafacente e viziato. Poi, improvvisamente, la stampa non ha più parlato di lui ed è tornata ad accanirsi sul sottoscritto. A fregarmi, te l'ho già detto, è stato quel maledetto accendino".
"A me i serpenti fanno schifo", commentò l'uomo di sotto.
"Anche a me, infatti non l'ho scelto io. E' un regalo di quella pazza con la quale sono stato prima di Carolina. Quella che fa atletica al Virgiliano. Me l'ha dato per il mio compleanno con questa dedica: "Così pensi a me quando ti striscio sopra".
"E che cazzo vuol dire?", chiese l'uomo di sotto.
"Francesca - si chiama così quella spostata - aveva l'abitudine di legarmi a letto mani e piedi. Una sera ha preso proprio l'accendino con la testa di serpente, ha acceso una candela e mi ha fatto colare la cera bollente su tutto il corpo. Più urlavo per il dolore e più si eccitava. Siamo stati insieme per sei mesi, poi non ce l'ho fatta più: possessiva, gelosa, completamente fuori di testa. Ho sopportato la sua invadenza soltanto perchè era una femmina pazzesca".
L'uomo di sotto si alzò, si affacciò sul letto di sopra e disse a Gabriele Marino: "E se fosse stata proprio lei ad uccidere Carolina?".
Gabriele Marino ebbe un sussultò. "Ripeti un attimo, per favore".
L'uomo di sotto prese una delle sedie della cella 26 del Padiglione Genova di Poggioreale e si sistemò a cavalcioni, con il mento appoggiato alle braccia conserte sullo schienale. "Potrebbe essere stata lei, non credi? Possessiva, gelosa, fuori di testa. Ed è anche un'atleta, quindi sufficientemente forte per strangolare un'altra donna. Nessuno ha preso in considerazione questa ipotesi durante l'inchiesta?".
Gabriele Marino si drizzò a sedere sopra il letto: "No, nessuno! Colpa mia che non ci ho pensato, e colpa soprattutto di quel coglione del mio avvocato. Eppure abbiamo parlato non so quante volte di quel dannato accendino, ma a nessuno - neppure durante le udienze - è venuto in mente di chiedermi chi me l'avesse regalato. Qui ci vuole un'altra sigaretta".
Marino scese dal letto e aprì nuovamente la finestra. Erano le 4,32 del 30 settembre 2019. Aveva smesso di piovere, anche il vento si era calmato. "Oggi avremo una bella giornata di sole", pronosticò con entusiasmo, che scemò immediatamente: "Si, ma anche se è stata lei, come faccio a dimostrarlo? Ormai è troppo tardi".
"Quando hai scaricato questa Francesca?", incalzò l'uomo di sotto.
"Fammici pensare... a marzo del 2018. Proprio in quei giorni quella pazza era andata in un'agenzia per prenotare un viaggio in India per Pasqua da fare assieme al sottoscritto. E senza dirmi nulla. Ho preso la palla al balzo, ho fatto finta d'incazzarmi e l'ho piantata".
"E lei come ha reagito?".
"Per più di una settimana mi ha tempestato di telefonate e messaggi, ai quali non ho risposto. Poi mi ha lasciato un ricordino. Aveva le chiavi di casa, purtroppo. E' entrata mentre ero al lavoro e per dispetto ha collegato il mio telefono di casa con un numero porno a pagamento. Uno scherzetto che mi è venuto a costare più di settecento euro. Più altri duecento per cambiare la serratura della porta d'ingresso. Da quel giorno, fortunatamente, ha smesso di perseguitarmi".
"Ma questo non vuol dire che si sia messa l'anima in pace. Potrebbe aver cominciato a pedinarti, potrebbe aver scoperto la tua relazione con Carolina, potrebbe averti seguito a Roscigno e...".
"...potrebbe aver gettato quel maledetto accendino assieme al cadavere per inguaiarmi. Certo...".
Gabriele Marino accese un'altra sigaretta, andò a sedersi sul letto di sotto e, guardando il suo compagno di cella, scosse la testa: "Pensandoci bene, è una storia che non sta in piedi: che ci facevano Carolina e Francesca insieme al secondo piano della casa abbandonata? Carolina non sarebbe mai salita lassù assieme a una persona che non conosceva. E se Francesca l'ha ammazzata altrove, come ha fatto a trasportare da sola il cadavere al secondo piano? Tirandola per i capelli? No, è un'ipotesi che non regge. Carolina è stata ammazzata dalle compagne di squadra oppure da uno degli altri suoi amanti".

 
***
 
"E' stata ammazzata senza aver avuto la possibilità di difendersi". Subito dopo aver effettuato l'autopsia del cadavere di Carolina Mazzi, Guido Torchia chiamò il commissario Noce. La iena fu felicissimo di ascoltare la voce del giovane e avvenente medico legale.
"Ha sputato in faccia all'assassino, o ha tentato di farlo. E' stata l'unica reazione della vittima", precisò Torchia. "Abbiamo trovato tracce di saliva sia sulla parte inferiore del volto della ragazza sia sugli abiti. Niente frammenti di pelle sotto le unghie, l'assassino non le ha dato nè tempo nè modo di graffiarlo. Forse, prima di strangolarla, le ha sbattuto la testa sul muro per stordirla, il cadavere presenta un grosso ematoma sulla parte posteriore del capo. Ho detto forse perchè l'ematoma potrebbe essere conseguenza della caduta: il corpo ha fatto un salto notevole quando è stato gettato nel buco del pavimento".
"La ragazza era incinta?", chiese Noce.
"No, e prima di essere uccisa non ha avuto rapporti sessuali completi", precisò Torchia, aggiungendo poco dopo un "Cosa è stato?".
"Nulla, vada avanti", rispose la iena dopo aver sferrato un violento cazzotto sulla scrivania. "Nessun rapporto sessuale completo", una grande fregatura per il commissario. Se Carolina prima di essere uccisa avesse fatto l'amore con l'assassino, la iena avrebbe potuto escludere l'ipotesi n. 2: quella che attribuiva l'omicidio alle compagne di squadra della ragazza.
"Non ho altro di rilevante da aggiungere", disse il medico legale. "C'è qualcos'altro che vorrebbe chiedermi?".
"Un appuntamento", pensò la iena. Invece domandò: "Lei ha detto che la ragazza è stata presa a calci. Non potrebbe essere stata la caduta nella legnaia a provocare queste contusioni?".
"Assolutamente no - rispose con fermezza il medico legale -: l'assassino ha infierito ripetutamente sul corpo della vittima, non c'è alcun dubbio".
"E, dopo aver gettato il cadavere nel buco del pavimento - aggiunse telefonicamente un tecnico della scientifica - l'assassino utilizzando uno straccio ha provveduto a cancellare tutte le impronte lasciate dalle suole delle scarpe nella stanza del delitto, sul pianerottolo del secondo piano, sulle scale e nell'ingresso della casa abbandonata. Ovviamente ha cancellato le impronte anche alla tavola di legno che copriva il buco. L'abbiamo trovata poco distante dalla casa".
 
***
 
Antonio Buonfante, il giovane meccanico che aveva avuto una relazione con Carolina Mazzi, avrebbe potuto essere un assassino perfetto.
Il movente c'era: "Ero geloso di Carolina". disse a Noce". Ma sopportavo, facevo buon viso a cattivo gioco. Altrimenti lei mi avrebbe mollato".
Anche le capacità fisiche erano all'altezza della situazione. Alto e robusto, Buonfante aveva un paio di mani enormi che avrebbero potuto strangolare il sottile collo di Carolina Mazzi senza darle alcuna possibilità di reagire.
E inoltre, dal garage-officina presso il quale lavorava, Buonfante avrebbe potuto prendere in prestito più di un'autovettura per raggiungere Roscigno senza esporsi a rischi utilizzando la sua 500.
Però... "non posso essere stato io a uccidere Carolina. Per tutta la giornata di mercoledì 25 aprile ho lavorato alla trasmissione di una Passat. Non c'è soltanto la testimonianza del mio datore di lavoro, ma anche del proprietario dell'autovettura: alle 17,30 è venuto a riprenderla, glie l'ho consegnata proprio io".
 
***
 
"E quindi - disse Elio - dobbiamo togliere Buonfante dalla lista dei possibili autori del delitto".
La iena guardò l'orologio. Erano le 14,50 di giovedì 10 maggio. Alle 15 Donatella Dell'Angelo sarebbe passata a prenderlo con la sua Golf per portarlo a Roscigno, dove alle 17 avrebbero effettuato il sopralluogo nel paese fantasma con gli allenatori, l'addetto stampa e le giocatrici dell'Aquatic Napoli.
"Oggi devo mantenermi leggero", aveva detto ad Elio alle 13,10 sedendosi al tavolo n. 5, sempre lo stesso da quando per la prima volta aveva messo piede nella trattoria di via Lepanto.
Ordinò, e fece fuori senza lasciare una briciola, frittura all'italiana, rigatoni alla salsa di noci, arrosto di vitello con patate al forno e due porzioni di tiramisu.
"Si, Buonfante possiamo tranquillamente cancellarlo. Abbiamo controllato il suo alibi, non può essere stato lui", confermò Noce.
"Devo portarle il caffè e l'amaro oppure non c'è tempo?", chiese Elio.
"Porta, porta. Tanto, anche se partiamo in ritardo, quella pazza lo recupera immediatamente. Sull'autostrada non va mai sotto i 160". E, dopo aver provveduto ad una abbondante grattata, aggiunse:  "Qualora per sopraggiunto decesso durante il viaggio non dovessimo vederci, ti nomino sin da ora commissario ad honorem e ti affido il prosieguo delle indagini. Sicuramente ne capisci più tu di tutte quelle teste di cazzo del commissariato di Fuorigrotta messe assieme".
"Per me è un onore. Per la mia investitura, al posto della spada, suggerisco il coltellaccio da cucina. Vado tosto a prenderlo assieme al caffè e all'amaro".
Alle 15, in perfetto orario, la Golf di Donatella Dell'Angelo comparve davanti alla vetrina della trattoria. Il vice commissario annunciò il suo arrivo con un colpo di clacson, Noce rispose con un cenno della mano sinistra mentre con la destra provvedeva a mandar giù l'ultimo sorso di amaro. "Ti saluto, Elio. Ah, dimenticavo: sotto il tovagliolo ho lasciato una piccola busta, casomai non dovessimo vederci più. Non farti illusioni, non sono soldi, c'è soltanto un biglietto con il nome dell'assassino".
Elio, che stava riportando in cucina la moka con il caffè, per poco non la fece cadere. "Come sarebbe a dire, il nome dell'assassino? Quindi lei sa già chi è stato".
"Per ora è soltanto una sensazione, Elio. Una scommessa con me stesso. Ovviamente, se torno vivo dal viaggio con quella pazza, guai a te se apri la busta. La guarderemo insieme alla fine dell'inchiesta".
 

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