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Waterpolo People

Dalla quinta all'ottava puntata

  Pubblicato il 02 Gen 2017  07:59
Chi aveva scattato la foto che ritraeva Bertan con le due donne ad Acciaroli? Era questa la domanda alla quale dovevano dare una risposta Ragozzino e Noce in attesa del tabulato telefonico di Fausto Corsi, il marito di Grazia Salzano, l'unico che avrebbe potuto avere un motivo valido per uccidere David Bertan.
Già, la foto. "Io sono certo che lei sta pensando esattamente la stessa cosa che penso io?", disse Ragozzino.
"Può darsi".
Fecero un gioco. Scrissero contemporaneamente il loro pensiero su un biglietto di carta e se lo scambiarono.
Sul biglietto di Ragozzino stava scritto: "Non è stata scattata dai fotografi di Salerno Day. E' stata fatta recapitare al giornale per inguaiare gli amici di partito di Maviglia".
Su quello di Noce: "L'hanno spedita al giornale per inculare la moglie di Corsi".
Chi aveva ragione?
"Lei dimentica - argomentò Ragozzino - che siamo in periodo di elezioni. Notizie scandalistiche e di intrallazzi vari, messe in freezer in attesa di scongelarle al momento opportuno, escono fuori a tutta forza per sputtanare i politici avversari".
La foto scattata ad Acciaroli, infatti, era stata pubblicata otto giorni dopo.
La iena si alzò e con aria meditabonda andò alla finestra dell'ufficio di Ragozzino. Il tempo, eccezionalmente bello dall'inizio della settimana, si stava guastando. Alla iena piaceva la pioggia, lo metteva di buonumore. Di botto si  girò verso Ragozzino: "Io penso che con quella foto qualcuno abbia voluto aprire gli occhi a Corsi".
"Sta pensando ai figli?".
"E a chi altri, se no. Lo sa tutta Castellabate che non hanno mai visto di buon occhio le seconde nozze del padre".
"Quindi, secondo lei, i figli di Corsi hanno incaricato un investigatore privato per seguire la donna e poi hanno inviato la foto ai giornali. Ma nella foto le persone sono tre e Salerno Day ha puntato tutto sulla moglie di Maviglia ignorando la Salzano".
"Certo, ma se nella foto ci fossero stati soltanto Bertan e la Salzano, i figli l'avrebbero data direttamente al padre, sarebbe stata una prova inoppugnabile. Invece l'hanno fatta pervenire a Salerno Day nella speranza che l'articolista, scavando a fondo nella vicenda, riuscisse a tirare fuori anche la storia tra la Salzano e Bertan. Invece quell'idiota non ha scavato un cazzo".
E qui Ragozzino salì un altro gradino nella stima del commissario: "Se questo investigatore privato esiste, potrebbe aver seguito Bertan e la Salzano anche sulla spiaggia. C'è solo un problema: come facciamo a scoprirlo?".
"Io un'idea l'avrei, ma ho bisogno che lei mi dia carta bianca".
"Se la prenda anche a colori, commissario, basta che raggiunga lo scopo".
 
***

"No, commissario, se lo può scordare".
"Ma che le costa, professore? Lei mi ha detto che parla il francese".
"Che parlavo, semmai. E chi se lo ricorda più?! E' passato un secolo".
Michele Sirago negli anni ottanta aveva vissuto per due anni a Parigi. Il francese glielo aveva insegnato Adeline insieme ad un sacco di altre cose.
"E poi non è tanto il problema della lingua, è farmi passare per un'altra persona che non mi va".
"Ah, se è per questo risolviamo subito: il nome non lo cambiamo, lo francesizziamo. Si presenterà come Michel Siragò, capocronista del "Les gens de Paris".
"Si, e quello è tanto fesso che se la beve...".
"Se la beve, se la beve... Lei telefonerà con una carta prepagata e sul display del cellulare del giornalista comparirà un numero francese, proprio come se la chiamata arrivasse da Parigi".
"Ma perchè non lo contatta direttamente la polizia?".
"Perchè non abbiamo nulla da proporgli in cambio di quelle informazioni. E non possiamo certo offrirgli del denaro. Michel Siragò, invece, ha delle notizie importanti sul conto di Bertan che darà al collega in cambio delle sue. Su, professore, mi faccia questo favore...".
"Ok, ma anch'io voglio qualcosa in cambio". E con le dita fece il segno 2.
"Sarebbe a dire?".
"Due biglietti per il concerto di domenica prossima di Ramazzotti a Paestum. Non si trovano neanche a peso d'oro".
"Perchè due? Mica ha intenzione di portarmi con lei?".
"Non ci penso nemmeno. Voglio portarci una bella signora, non un commissario frocio. A me Ramazzotti fa cagare, ma a questa signora piace da morire".
"Affare fatto, professore. Tempo mezza giornata e avrà i suoi biglietti".
"Quando devo telefonare a questo giornalista?".
"Tra un'ora e mezza, a mezzogiorno preciso".
 
***
 
"Bonjour, je m'appelle Michel Siragò. Je suis l'éditeur du quotidien Le gens de Paris. Vous parlez français?".
"No, I'm sorry", rispose Francesco Foggia, l'occhialuto giornalista di "Salerno Day" che aveva scritto l'articolo.
"Meglio così", pensò il professore. "Va bien, cerchierò di parler in italienne", e per poco non scoppiò a ridere per aver fatto involontariamente la rima.
Andò tutto liscio.
Siragò disse a Foggia che la famiglia di Bertan aveva chiesto alla polizia francese una seconda autopsia. Ovviamente era una balla. Foggia disse a Sirago, o meglio a Siragò, che le foto (11 in tutto) erano arrivate per posta al giornale dall'ufficio postale di Agropoli in via Benedetto Croce.
"Complimenti, professore, è stato bravissimo".
"Si, ma adesso quel poverino pubblicherà la notizia della seconda autopsia sul giornale e farà una figura di merda".
"Peggio per lui", disse Noce con il suo miglior ghigno da iena. Tutti i giornalisti gli stavano terribilmente sulle palle.
E anche gli investigatori privati.
Non fu difficile arrivare a Pasquale Sforzese, titolare dell'omonima agenzia d'investigazioni. Era l'unica di Agropoli. E, come spesso accade agli investigatori single come lui, l'agenzia fungeva anche da abitazione. O viceversa.
Ragozzino e Noce si presentarono alle 22 e seguirono alla lettera gli insegnamenti che avevano ricevuto all'Accademia di Polizia: "Non fate come nei telefilm americani, dove i poliziotti arrivano a sirene spiegate come per dire 'Siamo qui, scappate'. Una furbata  che li costringe fare inseguimenti di chilometri e chilometri a piedi per acciuffare il sospettato, il quale prima di imparare a delinquere ovviamente è stato campione regionale dei 400 ostacoli. E, soprattutto, non bussate al citofono del vostro uomo perchè, soprattutto se abita al dodicesimo piano senza ascensore, prima che voi lo raggiungiate avrà fatto sparire le prove che cercate".
L'agenzia-abitazione di Sforzese era al secondo piano di uno stabile di via Lanza, l'ascensore funzionava benissimo ma Ragozzino e Noce salirono a piedi. Erano riusciti ad entrare nel palazzo bussando al citofono di un altro inquilino dopo quattro tentativi a vuoto: tre senza risposta, l'altro accompagnato dalla seguente frase "Col cazzo che vi apro". Questo nel manuale dell'Accademia di Polizia ovviamente non c'era.
Nei telefilm americani c'è sempre il detective bullo che con una pedata sfonda la porta d'ingresso. Ma nella vita vera i poliziotti non possono farlo. Devono premere il campanello e, quando dall'altra parte della porta dicono "Chi è?", devono rispondere "Siamo della Polizia". Precisazione del tutto inutile: che vi presentiate in borghese oppure no, dallo spioncino vi riconoscono lo stesso. E può succedere, come accadde appunto quella sera, che un luogo di gente timorata di Dio come Agropoli diventi una cittadina a luci rosse.
"Un momento solo, vengo subito. Datemi il tempo di mettermi addosso qualcosa ", rispose Sforzese. Invece di vestirsi aprì la finestra e gettò nella strada sottostante sei book di foto porno dimenticando, nella fretta, che nella via c'era un bar con tanto di tavolini all'aperto.
"Che sta succedendo?" esclamò Ragozzino non appena misero piede nell'appartamento. Dalla finestra della camera che Sforzese utilizzava per ricevere i clienti dell'agenzia arrivò un trambusto che richiamò l'attenzione dei due tutori dell'Ordine. Noce aprì la finestra e...
 
 "Gesù, professore, in tutta la mia carriera non ho mai visto una cosa simile. Ragazzi e ragazze che tra i tavolini del bar si passavano decine e decine di foto porno urlando e ridendo, un signore di mezza età che sfogliava un book incurante delle cazziate della moglie, una giovane mamma che scappava in tutta fretta per impedire ai figli di guardare le foto e il proprietario del bar che l'inseguiva perchè non aveva pagato il conto".
"E come è andata a finire?, chiese Sirago.
"Ragozzino è sceso in strada ed ha recuperato a malapena un paio di book rischiando di essere menato da un gruppo di ragazzi che non credevano fosse un poliziotto".
 
Il  vice commissario mise sotto il naso di Sforzese la foto di una ragazzina di non più di 14 anni: "Allora, che mi dici di questa roba?".
"E io che ne so?", rispose Pasquale Sforzese con lo sguardo fisso sui suoi mocassini marrone. Dai piedi ai pochi capelli che gli erano rimasti la distanza era di 164 centimetri, ma in quel momento il 54enne Sforzese sembrava ancor più piccino.
"Ah, non ne sai nulla? Allora te lo dico io come sta la situazione - intervenne Noce -: tu arrotondi con le foto e i filmetti porno. E magari in quel computer - e il commissario indicò la scrivania di Sforzese - c'è pure l'elenco dei maiali per i quali organizzi gli incontri con queste ragazzine.
"Ma quali incontri?! Quali ragazze?! Queste foto non le ho fatte io".
"Ah no?". Noce afferrò la macchina fotografica professionale sulla scrivania di Sforzese, tolse la scheda della memoria e se la mise in tasca. "Adesso ce le andiamo a vedere insieme al commissariato".
 
"E le foto c'erano?", chiese Sirago.
"Ma chi se ne frega delle foto porno, professore? A noi interessavano soltanto quelle che Sforzese ha scattato il 12 novembre. Ed erano ancora lì, nella memoria della macchina fotografica".
 
"Guarda, guarda... Allora sei stato tu a scattare le foto pubblicate da Salerno Day". Ragozzino accese la stampante del computer e stampò tutte le fotografie dell'incontro ad Acciaroli tra David Bertan, Mariella Nardi e Grazia Salzano.
E Sforzese cominciò a capire ("Ecco perchè questi due stronzi sono venuti da me").
"Caro Sforzese, ti comunico ufficialmente che sei nella merda", disse Ragozzino.
"Pornografia con minorenni e, come se non bastasse, sei implicato pure in un omicidio", incalzò la iena.
"E allora voglio subito qui il mio avvocato!".
"Lo chiamerai quando parleremo delle foto porno. Per ora - precisò Ragozzino - sei seduto su quella sedia soltanto come persona informata di fatti riguardanti l'omicidio di David Bertan e...".
"...e se collaboro con voi - interruppe Sforzese - ne terrete conto per quanto riguarda la faccenda delle minorenni. Giusto?".
"Vedremo. Tu comincia a dirci tutto quello che sai sulle foto pubblicate dal giornale. Chi ti ha dato l'incarico?
"I figli di Fausto Corsi. Sono venuti da me agli inizi di novembre e mi hanno incaricato di pedinare Grazia Salzano: erano certi che la matrigna tradisse il marito, ma non avevano prove e le volevano da me. Ho cominciato a pedinarla subito, ma soltanto quando è andata ad Acciaroli con Mariella Nardi sono riuscito a ottenere qualcosa di concreto".
"Il pedinamento è finito ad Acciaroli o è proseguito?".
"E' finito lì. Alle 17 avevo un altro importante appuntamento di lavoro che si è protratto fino a tarda sera".
 
"Non era lui, dunque, la persona che quella sera era nascosta nello stabilimento mentre Bertan e la Salzano facevano l'amore", arguì il professor Sirago.
"Sulla spiaggia Sforzese non c'è andato, questo è certo. Altrimenti, bene o male, qualche foto sarebbe riuscita a scattarla e sicuramente sarebbe finita sul giornale".
"Ma perchè ha aspettato una settimana prima di spedirle a Salerno Day?", chiese il professore a Noce.
 
"Perchè speravo di trovare qualcosa di più compromettente", disse Sforzese a Ragozzino. "Invece nei giorni successivi la Nardi praticamente non si è mossa da casa".
"E i fratelli Corsi, non potendo disporre d'altro, ti hanno chiesto di inviare al giornale le foto scattate ad Acciaroli".
"Esatto. Ma quello stronzo del giornalista nell'articolo ha parlato soltanto della Nardi e del marito, l'ex deputato Maviglia. Tutta la fatica che ho fatto è andata sprecata".
"Non del tutto, professore, non del tutto - disse Noce sorridendo -. Stamattina, quando siamo andati a casa sua, Virginia Corsi aveva un occhio nero".
 
***

Lunedì 23 settembre - Ore 22
"Stasera si è superato, professore. Il suo polpettone di tonno era favoloso".
L'imperfetto adoperato da Noce fotografava... perfettamente la situazione. Sul piatto di portata non c'era più nemmeno una briciola degli 800 grammi di polpettone preparati da Sirago e polverizzati a tempo di record dal commissario e dal suo anfitrione.
"Poi mi dirà la ricetta, voglio passarla ad Elio. Mi aiuterà ad avere un ricordo ancor migliore di lei quando tornerò a Napoli".
Poi col palmo della mano il commissario si diede un colpo in piena fronte. "Che scemo! Non le ho ancora chiesto come è andata ieri sera con il concerto di Ramazzotti".
"Il concerto è stato insopportabilmente terrificante, il dopo-concerto invece...".
"La signora ha gradito, professore?".
"Ha gradito, commissario, ha gradito. Piuttosto eravamo rimasti all'occhio nero di Virginia Corsi. Ha scoperto l'autore?".
"No, ma è facile intuirlo. Si chiama reazione a catena: Antonello e Virginia Corsi fanno pubblicare le foto sul giornale, Fausto Corsi chiede spiegazioni alla moglie, Grazia Salzano s'incazza e fa un occhio nero alla figliastra".
"Donna di temperamento", sottolineò Sirago.
"E la signora che ha portato al concerto com'è?".
"Focosa pure lei, commissario. Molto focosa".
 
***
 
Il paio di occhiali neri con i quali Virginia Corsi si era presentata quella mattina a Ragozzino e Noce nella sua villa di S.Maria di Castellabate riusciva a nascondere, ed era un peccato, soltanto i suoi incredibili occhi celesti. L'occhio tumefatto s'intravedeva chiaramente, così come le rotondità della 34enne figliastra di Grazia Nardi dalle quali non riusciva proprio a togliere gli occhi il vice commissario, soprattutto quando la giovane donna si allontanò per rispondere al telefono di casa lasciando impressa nelle pupille di Ragozzino l'immagine del suo generoso lato B.
"Che si perdono i gay!", sussurrò a Noce ignorando i gusti del commissario. "Beato il marito, se ce l'ha".
Ce l'aveva, ma al momento era in Argentina ad occuparsi di ben altro tipo di carni, sicuramente di maggior gradimento da parte della iena.
"Dove eravamo rimasti?".
"Al suo fondoschiena", pensò Ragozzino. "Alle foto che sono state pubblicate su Salerno Day", rispose Noce.
"Non c'è molto da dire. Quella troia della moglie di mio padre lo tradisce da anni, l'unico che a Castellabate non lo sa è proprio lui. Vive da anni con il prosciutto davanti agli occhi, mio fratello ed io abbiamo pensato che era giunto il momento di toglierlo".
"Io, invece, ti toglierei per prima cosa quella camicetta bianca e poi...". "E poi - chiese Ragozzino - cosa è successo?".
"Nulla, purtroppo, perchè quel cretino di Sforzese non è stato capace di portarci una prova decente. Mio fratello aveva ragione: voleva rivolgersi ad un investigatore di Napoli, ma io mi sono opposta pensando che Sforzese fosse più adatto, conosce bene persone e cose del Cilento. E invece... Eppure io certa che c'è stato qualcosa tra Grazia Salzano e quel giovane francese".
"Cosa glielo fa pensare?", chiese Ragozzino.
"Sforzese mi ha detto che per tutta la durata del pranzo ad Acciaroli lui non le ha tolto gli occhi di dosso. E poi che ci faceva quella sera stessa il francese a Castellabate? Sicuramente si è incontrato con Grazia, ma quell'imbecille di Sforzese ha interrotto il pedinamento. Mi ha detto che gli era venuta una fortissima emicrania, ma secondo me era una scusa. Aveva altro da fare".
"Ma suo padre è al corrente di tutto questo?".
"Certo. Gli abbiamo anche fatto vedere le foto di Acciaroli e lui si è fatto una risata: "Non provano niente". Più volte abbiamo cercato di aprirgli gli occhi, niente da fare: si fida ciecamente di quella donna e non vuol sentire ragioni. Adesso, però, una domanda voglio farla io: perchè siete qui? Grazia Salzano c'entra per caso con il delitto?".
"Si, signora. Se lei ed io ci vediamo stasera sulla spiaggia del Pozzillo, le spiego per filo e per segno cosa è successo dietro lo stabilimento quella sera", pensò con estrema sincerità Ragozzino. "No, signora Corsi", rispose con accurata mendacia Noce. "Abbiamo aperto un procedimento nei confronti di Sforzese, ecco perchè l'abbiamo disturbata. La ringraziamo per la sua disponibilità e per il caffè".
"Davvero magnifica", esclamò Ragozzino dopo un ultimo malinconico sguardo alla scollatura di Virginia Corsi.
"Cosa?", chiese la donna al vice commissario con voluta malizia.
"La sua casa, signora, la sua casa".
 
***
 
Martedì 24 settembre - Ore 10
Grazia Salzano accolse Noce e Ragozzino con un sorriso. "Sono lieta di vedervi. Questa visita mi dà l'opportunità di ringraziarvi: siete stati di parola. Se proprio devo essere sincera, ne ho dubitato, soprattutto quando mio marito qualche giorno fa è piombato improvvisamente a casa. Lui non lascia l'azienda nemmeno se viene il terremoto. Temevo fosse venuto a conoscenza del mio incontro con Bertan sulla spiaggia e invece mi ha chiesto spiegazioni per la foto uscita sul giornale".
"E lei come si è giustificata?", chiese Noce.
"Gli ho detto la verità", e sorrise aggiungendo: "O meglio, la verità su quello che era successo ad Acciaroli. Gli ho detto che Bertan si era unito a noi al tavolo del ristorante e che avevamo fatto quattro chiacchiere. Chi poteva immaginare che quelle due carogne di Antonello e Virginia Corsi mi avessero fatto pedinare da un investigatore privato... Quando mio marito mi ha mostrato le foto, ho capito subito che erano stati loro: Fausto non si sarebbe minimamente sognato di fare una cosa così ignobile. E così sono andata a casa di Virginia e le ho lasciato un ricordino sull'occhio destro. Io faccio palestra tutti i giorni, lei non fa un cazzo dalla mattina alla sera. C'è altro che volete sapere?", e sfoderò nuovamente un ampio sorriso.
"Si - rispose Ragozzino -: lei pensa che possa essere stato suo marito ad ammazzare Bertan?".
"Non posso escluderlo. Anch'io mi sono fatta questa domanda e tuttora non sono in grado di dare una risposta".
 
***

Martedì 24 settembre - Ore 11
Il 12 settembre, la sera del delitto, il tabulato delle telefonate di Fausto Corsi riportava una sola chiamata. Fatta al numero della moglie alle 19,07. Dalle 19,44 in poi il cellulare risultava spento. "Mio marito quella sera aveva importanti impegni di lavoro fino a tardi", aveva detto Grazia Salzano alla polizia.
Ma era andata davvero così? Oppure Corsi, dopo aver mentito alla moglie, l'aveva seguita sulla spiaggia per poi uccidere David Bertan?
Ragozzino e Noce si presentarono nell'azienda vinicola di Corsi, in zona Alano, a due chilometri circa da S.Maria di Castellabate,  e furono accolti dall'imprenditore con un cordiale "In che cosa posso esservi utile?".
I due poliziotti partirono da lontano, con prudenza: "Lei conosce un investigatore di nome Pasquale Sforzese?".
"Mai sentito nominare". La cordialità era sparita dalla voce dell'imprenditore.
"E' l'autore della foto pubblicata qualche giorno fa dal quotidiano 'Salerno Day', foto che ritrae sua moglie e la signora Nardi in compagnia di David Bertan, il giovane francese ucciso il 12 settembre sulla spiaggia del Pozzillo".
"E allora?". Corsi cominciava a dare evidenti segnali di nervosismo. Aveva un tic all'occhio destro, in quel momento la palpebra si muoveva su e giù in continuazione.
"Stiamo cercando di appurare se esiste un collegamento tra Sforzese e il delitto".
Benchè fossero in un'azienda vinicola, Corsi non se la bevve: "E lo volete sapere da me?".
Alto quasi un metro e novanta, corporatura robusta, folti capelli ancora scuri nonostante l'età e penetranti occhi azzurri nonostante il tic, Corsi stava cercando di sfruttare anche le sue caratteristiche fisiche, oltre alla grande prontezza nel rispondere alle domande, per incutere soggezione nei due poliziotti. Ma non era certo l'atteggiamento aggressivo dell'imprenditore a mettere in difficoltà Ragozzino e Noce, ma il pesante handicap con il quale si erano presentati a quel colloquio: la promessa fatta a Grazia Salzano. Tutto sarebbe stato più facile se avessero potuto chiedergli: "Lei dov'era mentre Bertan si faceva sua moglie sulla spiaggia? Era sul posto a guardare lo spettacolo? Dopo se n'è andato zitto zitto con la coda nelle gambe oppure lo ha ucciso?".
E invece, per la promessa fatta alla moglie di Corsi, dovevano continuare a procedere molto alla larga: "Da quello che ci risulta, sono stati i suoi figli a dare l'incarico all'investigatore". Non era nemmeno una domanda, soltanto una constatazione che permise a Corsi di andare anche lui abbondantemente fuori dal seminato: "Sono anni che i miei figli cercano di convincermi che mia moglie mi tradisce. Ovviamente non lo fanno per affetto, non sono così scemo da farmi illusioni. Hanno solo il timore di perdere una bella fetta di eredità. Tutto qui. Non sono in grado di dirvi altro. Quindi, poichè il mio tempo è prezioso almeno quanto il vostro...". E si alzò dalla poltrona per congedare i due poliziotti.
"Si sieda, per favore. Non abbiamo ancora finito", intervenne Noce. Era giunto il momento di rompere gli indugi:  "Sua figlia è convinta che sua moglie ha avuto una storia con David Bertan".
"Mia figlia farebbe bene a fare qualcosa di costruttivo invece di perdere tempo. C'è un posto di responsabilità che da anni attende lei e il fratello in questa azienda, ma vengono qui soltanto per rompermi le scatole con le loro assurde supposizioni. Quello che mi sorprende è che diate credito a queste sciocche... Adesso ho capito: voi siete qui perchè pensate che il francese l'abbia ammazzato io per gelosia! E' talmente una stronzata che non vale neppure la pena di scomodare il mio avvocato".
"Diciamo - corresse Noce - che lei è l'unica persona che aveva un buon motivo per ucciderlo. Dove si trovava la sera di giovedì 12 settembre, dott. Corsi?".
"Di certo non sulla spiaggia del Pozzillo ad ammazzare quel francese".
 
"E' stato il marito!"

Questo il titolo con il quale uscì il giorno dopo il più diffuso quotidiano di Napoli.
 
***

"Mio caro Noce, credo che lei si sia riposato abbastanza".
"Per la verità, signor questore, le mie ferie ("O meglio le tue, perchè sei tu che me le hai imposte, grandissimo stronzo") si concludono il 30 settembre. Mancano ancora quattro giorni e io non vorrei perderli".
In realtà la iena non voleva perdere il caso Bertan, voleva andare fino in fondo. E aveva accolto tutt'altro che benevolmente l'invito del questore a rientrare a Napoli.
"Le recupererà più avanti, commissario, le sue ferie. Non appena avrà risolto questa faccenda". E mise sotto il suo naso il titolo del giornale che lo aveva indotto a richiamarlo d'urgenza.

“E' stato il marito!”

"Sicuramente avrà sentito parlare, commissario, della morte della signora Dolce, la moglie del vice presidente della Regione. La donna si è suicidata col gas di scarico della macchina nella villa di Posillipo mentre il marito era a Caserta per motivi di lavoro. Tuttavia - e battè con rabbia più volte il dito sul titolo del giornale - stamattina è uscito questo articolo nel quale Francesca Dolce, la sorella della morta, accusa il cognato".
"E tu, pezzo di animale, poichè siamo in periodo pre-elettorale, mi hai richiamato d'urgenza per tirarti fuori dagli impicci, cosa che sicuramente non avresti fatto se la donna finita all'altro mondo era la moglie del tuo barbiere".
Noce detestava qualsiasi tipo di natante: dai transatlantici alle barchette di carta che i bambini fanno scivolare sull'acqua. Soffriva di mal di mare. In maniera feroce. Quel giorno il primo treno disponibile per Napoli era alle 14 e, poichè il questore aveva fretta, fu costretto a prendere l'aliscafo. Il mare, per giunta, era mosso e il commissario arrivò al molo Beverello che era uno straccio. Prese un taxi per arrivare in questura e fece la cazzata di dire al conducente "Ho fretta". Zig-zagando nel traffico, il tassista lo portò a tempo di record a destinazione, ma con effetti ancora più devastanti per il mal di stomaco di Noce.
"E allora, commissario, posso sapere cosa ne pensa?".
La iena pensò per prima cosa di fare un salto al commissariato di Fuorigrotta, dove il suo vice Donatella Dell'Angelo lo accolse con un sorriso.
"Pensavo fossi incazzata".
"Lo sono, commissario. Quello stronzo del questore non si è neppure degnato di convocarmi. Mi ha telefonato e mi ha tolto il caso. Però nello stesso tempo sono contenta di rivederla. Lo sapevo che sarebbe tornato bianco così come era partito. Non ha fatto nemmeno un bagno, vero?".
"Uno sì. Ma dopo cinque minuti mi sono rotto le palle e sono uscito dall'acqua".
"Che mi dice del caso Bertan?".
"L'ho lasciato nelle mani di Ragozzino".
 
***
 
"Dottor Corsi, le ripeto, le conviene collaborare".
L'imprenditore aveva detto alla polizia che la sera del delitto aveva lasciato l'azienda per un appuntamento di lavoro, ma si era rifiutato di aggiungere altro. E adesso, seduto di fronte a Ragozzino in commissariato, insisteva nel suo mutismo.
Il gps del suo smartphone aveva consentito alla polizia di appurare che il 12 settembre Fausto Corsi era salito a bordo della sua Mercedes alle 19,38 e aveva preso la strada regionale 267. Dopo un paio di chilometri, però, l'imprenditore aveva fatto perdere le sue tracce spegnendo il cellulare.
"Dove è andato quella sera, dott. Corsi?".
Nessuna risposta.
"Si rende conto che il suo atteggiamento è assolutamente controproducente?".
Nessuna risposta.
"Lo vuol capire che questo suo silenzio ci induce a sospettarla fortemente dell'omicidio di David Bertan?".
"Voglio il mio avvocato".
 
***
 
L'avvocato di Gerlando Porro, il vice presidente della Regione, si chiamava Bernardino Esposito ed era il marito della sorella di Porro. Il suicidio di Mariolina Dolce (o si trattava di omicidio?) era diventato un caso di famiglia. Porro accusato dalla cognata e difeso dal cognato: una manna per i media. A un bravo reporter, inoltre, non sarebbe sfuggito un altro particolare: negli uffici della Regione lavoravano anche la sorella di Esposito, Anna Laura, e Benedetto Dolce, fratello di Mariolina e Francesca. Anna Laura Esposito possedeva un diploma d'infermiera, Benedetto Dolce neppure quello. Entrambi occupavano in Regione posti di responsabilità.
Bernardino Esposito piombò in commissariato e la prima cosa che disse a Noce fu: "Il mio cliente ha deciso di querelare Francesca Dolce per diffamazione".
"Ne sono lieto", rispose la iena. Si alzò dalla poltrona, passo davanti a Donatella Dell'Angelo, le sussurrò "Pensaci tu", apri la porta del suo ufficio, lasciò il commissariato e prese la Ferrovia Cumana per raggiungere l'Istituto di Medicina Legale del Primo Policlinico.
Entrò nella stazione della Mostra alle 10,47. Mezz'ora dopo era ancora davanti ai binari in attesa del treno per Montesanto. In compenso ne erano passati due sul binario opposto, praticamente uno dietro l'altro, intorno alle 11. Alle 11,20 la iena si chiese: "Dove cazzo sono andati a finire?".
Finalmente alle 11,24 arrivò il convoglio per Montesanto, ovviamente stracarico di gente. Alla fermata di Fuorigotta il treno si fermò per dieci minuti per aspettare, chissà perchè, il terzo treno proveniente dal binario opposto. Alle 11,38 alla fermata di Corso Vittorio Emanuele salirono marito, moglie, fisarmonica e amplificatore. Ovviamente nel suo vagone. Il concerto terminò al capolinea, a Montesanto. Mezzo rintronato, il commissario rimpianse di non aver mai voluto prendere la patente.
Fortunatamente il mal di stomaco era passato. A piazzetta Montesanto, colto da un improvviso attacco di fame (la mattina faceva colazione soltanto con un caffè), Noce non seppe dire no al profumatissimo richiamo proveniente da una rosticceria e prese una mini-margherita che chiuse a portafoglio per non imbrattarsi.
A mezzogiorno raggiunse Spaccanapoli, la lunghissima strada che partendo dai Quartieri Spagnoli arriva ai Tribunali, e stoicamente resistette alla tentazione di un cartoccio di alici fritte, la sua passione. Ma si arrese 50 metri dopo quando vide l'insegna "Scaturchio": entrò e fece fuori in rapida successione un babà con crema e una cassatina. Il caffè, il numero 4 della giornata, lo prese poco più avanti in un baretto di piazza San Domenico Maggiore prima di passare per Cappella Sansevero, dove una cinquantina di turisti facevano la fila per vedere il Cristo Velato. "Chi cazzo ha fatto un'opera così sublime?". Se l'era sempre chiesto, non l'aveva mai saputo.
A precisa domanda, venti minuti dopo rispose Ferdinando Barbato nell'obitorio dell'Istituto di Medicina Legale: "Trattasi di Giuseppe Sanmartino".
Il voluminoso medico legale, appassionato di arte e di cucina, provò a coinvolgere Noce ("Se vuole, le posso spiegare perchè è stato lui a fare il Cristo Velato", opera commissionata in un primo tempo ad Antonio Corradini), ma la iena aveva già la testa ad altro: "Magari un'altra volta, dottore. Piuttosto mi dica tutto quello che sa sulla morte di Mariolina Dolce... Si, lo so, ha già spedito al commissariato tanto di referto, ma scripta volant e verba manent, almeno per me".
Barbato non faceva eccezione: anche a lui Noce stava cordialmente sulle palle. Ma il commissario era uno dei pochi che faceva brillare, con un interesse più unico che raro, un lavoro sporco come il suo. E volentieri ribadì che la moglie del vice presidente della Regione era morta "per avvelenamento da monossido di carbonio. In precedenza, però, aveva ingerito un intero flacone di Tavor".
La boccetta vuota era stata rinvenuta nell'abitacolo della macchina, una Renault Kadjar. Secondo le conclusioni del Procuratore Distrettuale "la Dolce si è tolta la vita la sera del 22 settembre respirando il gas del tubo di scappamento. Al momento della morte, sopravvenuta intorno alle 22, nell'abitazione non c'era nessuno".
"Lei cosa ne pensa, dottore?".
"Forse la donna, prima di accendere il motore, ha ingerito il Tavor per stordirsi. Non è una cosa inusuale, mi sono già capitati casi del genere".
"Ma se la sentirebbe di escludere categoricamente che si è trattato di un delitto?".
"No. Proprio l'uso del Tavor induce a pensare che potrebbe non trattarsi di suicidio".
"Si spieghi meglio".
"Ammettiamo che si tratti di omicidio. Poichè la donna è stata uccisa in un garage al quale si può accedere anche dall'abitazione attraverso una rampa di scale, due possono essere i possibili scenari del delitto:
1. L'assassino fa ingerire il Tavor alla vittima in una bevanda, la donna si assopisce, lui la trasporta in garage, la sistema in macchina, lascia il flacone nell'abitacolo e con la mano destra della donna accende il motore. Nulla di più facile considerando che Mariolina Dolce pesava soltanto 52 chili.
2. L'assassino, per stordire la donna, invece del Tavor usa un corpo contundente, ma in questo caso avremmo dovuto trovare ematomi o ecchimosi che invece non abbiamo rinvenuto sul corpo della vittima".
"Un'ultima domanda, dottore: nel corpo della donna sono state rivenute tracce di alcoolici".
"Si, ha bevuto un bicchierino di amaro Boonekamp, l'ideale per occultare il Tavor, che ha un sapore particolarmente sgradevole. E non è tutto: quella sera Mariolina Dolce ha consumato una cena abbondante. Lei, commissario, prima di uccidersi mangerebbe ravioli, parmigiana di melenzane, insalata mista, un grappolo d'uva e una porzione di tiramisu?".
 
***
 
"Stasera mi mangerei per prima cosa un bella porzione di prosciutto e mozzarella". Non completò l'ordinazione ad Elio perchè voleva chiamare Ragozzino. Uscì dalla trattoria e telefonò.
"Novità?".
"Nulla di particolare, commissario. Corsi si ostina a non parlare. E allora due sono le cose: quella sera ha ammazzato Bertan oppure è uscito dall'azienda per incontrarsi in segreto con qualcuno".
"Sta pensando ad un'amante?".
"Si, ma non di sesso femminile, commissario. Se si trattasse di una donna, arrivato a questo punto Corsi parlerebbe per tirarsi fuori dai guai. Ma se invece si tratta di un uomo... Se lei fosse gay, commissario, in una situazione del genere come si comporterebbe?".
"Me ne fotterei e direi la verità, anche a costo di mandare a puttane la mia reputazione. Piuttosto, c'è una cosa che non abbiamo ancora appurato e che potrebbe essere importante: Fausto Corsi, quella sera, prima di salire in macchina ha parlato al telefono con la moglie. Grazia Salzano ci ha detto che il marito le comunicò che avrebbe fatto tardi per impegni di lavoro, ma non sappiamo cosa ha detto lei a Corsi".
"Giusto. Se gli ha detto che usciva con la macchina, Corsi potrebbe aver fatto altrettanto per pedinarla. La chiamo subito e le faccio sapere".
La telefonata di Ragozzino arrivò esattamente mentre Elio portava al commissario una frittura di gamberi e calamari: "Grazia Salzano quella sera ha detto al marito che sarebbe andata ad Ogliastro a trovare un'amica".
 
***
 
"Tagliati quei baffi, Elio. Sembri la copia riuscita male di Clark Gable".
"Se è per questo, commissario, fino a tre giorni fa avevo anche la barba. L'ho tagliata per motivi igienici".
"Hai fatto bene. Già si mangia uno schifo qui, ci manca pure che dobbiamo togliere i tuoi peli dalla minestra".
"Dica la verità, commissario: la mia cucina le è mancata...".
"Un po' si, devo ammetterlo. Ma fortunatamente non mi sono mancati i delitti. Dovevo starmene in vacanza e invece mi sono piombati addosso due casi".
Tutti gli altri clienti della trattoria erano andati via da un pezzo. Mentre prendevano il caffè, Noce raccontò a Elio gli antefatti: "A Castellabate ho lasciato un francese ammazzato sulla spiaggia e un marito forse assassino o forse ricchione come me. Qui ho trovato una moglie che prima di uccidersi con il gas del tubo di scappamento si è fatta fuori mezzo frigorifero. C'era bisogno, dico io, di preparare tutta quella roba da mangiare per poi andare ad ammazzarsi in garage? Bastava semplicemente che venisse qui da te e ordinasse la frittura che mi hai fatto mangiare stasera. Togliti quei baffi Elio, non ti si può guardare".
"Ma se è un suicidio, perchè il questore l'ha richiamata?".
"Perchè anche qui c'è di mezzo un marito che potrebbe aver fatto fuori la moglie. La cognata lo ha accusato apertamente, sostiene che la sorella non era tipo da ammazzarsi e che tra i due le cose non andavano più bene da tempo. Però la sera in cui è morta, il marito era a Caserta per impegni di lavoro".
"Avete già controllato l'alibi?".
"Non ancora. Il vice presidente della Regione viene domattina da me".
"Che c'entra il vice presidente della Regione?".
"E' lui il marito. Ma non li leggi i giornali, Elio?".
"E che li compro a fare? C'è lei che mi dice tutto, commissario, anche quello che sui giornali non c'è".
"E allora ti do una notizia in esclusiva: io questo caso lo risolverò a tempo di record perchè voglio tornare a Castellabate a scoprire chi ha ammazzato quel povero ragazzo".
 
***

Mercoledì 25 settembre - Ore 10
Si aspettava una donna sulla trentina. Francesca Dolce ne aveva 43 e ne dimostrava dieci di più. Noce si aspettava soprattutto una donna meno... abbondante.
Mariolina Dolce, la defunta, superava di poco i cinquanta chili. La sorella occhio e croce sfiorava gli ottanta, chincaglierie escluse. Donatella Dell'Angelo, in piedi sul lato destro della iena, contò sette anelli, quattro bracciali, due catenine e... un ombrello. Fiori pioveva che il padreterno aveva aperto a tutta mandata il rubinetto.
"Di suo, nella villa di Posillipo, quel verme non possiede nemmeno il portaombrelli", attaccò Francesca Dolce, la quale evidentemente riteneva che chili in eccesso e mezza bijoutteria ambulante non fossero sufficienti  per farsi notare. Aveva i capelli di un rosso che feriva la cornea.
"Ha presente, commissario, la catena di supermercati Super Food?". E senza aspettare la risposta aggiunse: "Sono della mia famiglia. Il verme ha cominciato lì come garzone e, come si dice a Napoli, è trasuto 'e sicco e s'è vutate 'e chiatto".
Il verme, ovviamente, era Gerlando Porro. "Ha puntato subito Mariolina e quella cretina, pace all'anima sua, c'è cascata come una pera cotta. Non so quante volte le ho detto: "Ha dieci anni meno di te ed è uno spiantato, ti dice qualcosa questo?". Niente, non sono riuscita ad aprirle gli occhi e quel figlio di puttana adesso glieli ha chiusi per sempre. E' stato lui, non so come ha fatto, ma è stato lui".
"E...". Il commissario provò ad aprire bocca, niente da fare.
"E poi, dopo averla sposata, con i soldi di Mariolina s'è fatto strada in politica e s'è fatto pure, una dopo l'altra, tutte le sue segretarie alla Regione. E voi credete che sia finita qui?".
"Io...". Altro tentativo a vuoto di Noce.
"Io ho scoperto che il signor Gerlando Porro piano piano si è mangiato mezzo patrimonio di mia sorella, lui e le sue amanti. Dopo di che Mariolina finalmente si è svegliata, gli ha sospeso i rifornimenti e lui l'ha ammazzata".
"Ho capito, ma...".
"Ma l'errore più grave mia sorella l'ha commesso tre anni fa, quando ha permesso a mio cognato di stipulare una doppia assicurazione sulla vita. E adesso quel verme intascherà qualcosa come 800.000 euro".
"Ed per questo che...".
"Ed è per questo che Gerlando Porro ha ucciso mia sorella. Domandi, domandi pure, commissario, cos'altro vuole sapere?".
Noce era marchigiano, le avrebbe voluto chiedere cosa significa "è trasuto 'e sicco e s'è vutate 'e chiatto". Ma lasciò perdere.
 
***
 
"Lasci perdere Fausto Corsi, Ragozzino. Ma le sembra mai possibile che un imprenditore del suo calibro, del suo spessore morale ("delle sue conoscenze politiche", avrebbe voluto aggiungere il vice commissario) si mette ad ammazzare l'amante della moglie?!".
"Signor questore, ma...".
"Ma un corno! Lei ha già oltrepassato il limite chiedendo il tabulato delle telefonate di Corsi. E sulla base di che, poi? Di semplici illazioni!". Dal rumore proveniente dal telefono capì che il questore aveva assestato un bel pugno alla scrivania.
Chiunque al posto di Ragozzino, in quel momento, avrebbe detto "Si, signor questore, ho capito signor questore, non si preoccupi signor questore". Invece il vice commissario non mollò la presa: "Se Fausto Corsi è innocente, perchè allora si rifiuta di collaborare? Basterebbe che dicesse dove è stato la sera del delitto, e invece...".
"Ci mancava pure questa storia dell'amante, Ragozzino! Il procuratore mi ha riferito le conclusioni alle quali siete giunti lei e il commissario Noce. A furia di frequentarlo, lei vede froci dappertutto!", e chiuse di botto la comunicazione.
"Oddio!", pensò Ragozzino, "Noce è gay e io...".
Lui gli aveva pure fatto la domanda "Se fosse gay, lei come si comporterebbe?".
"Oddio, che figura di merda!".
 
***
 
Mercoledì 25 settembre - Ore 16

"Si figuri, commissario, la mia faccia quando Walter si è inginocchiato davanti a me e mi ha fatto vedere l'anello".
"E tu che hai risposto?".
"Certo che sì, ci sposeremo a giugno!".
Per la iena era già incredibile che a qualcuno potesse piacere Donatella Dell'Angelo, il poliziotto-donna meno attraente che avesse visto in vita sua, ma sposarla addirittura... "E si tratta del proprietario di un beauty center! Un'idea della bellezza deve per forza essersela fatta!".
Pur essendo gay, Noce apprezzava la bellezza femminile e, come poliziotto, considerava la gelosia il principale movente per un delitto, anche superiore al denaro. Ma nel caso di Mariolina Dolce, se di omicidio si trattava, l'unico movente possibile erano i soldi.
"E' assurdo che mia cognata possa pensare che io abbia ammazzato mia moglie, ed è vergognoso che la polizia dia retta alle calunnie di quella pazza".
Nella speciale classifica di non-gradimento della iena al terzo posto c'erano i giornalisti, al secondo i delinquenti ("In fondo, sono loro che mi danno da mangiare, non posso metterli in vetta alla graduatoria"), al primo i politici, al primissimo i politici arroganti come Gerlando Porro. Assassino o no, l'avrebbe volentieri messo in camera di sicurezza ed altrettanto volentieri avrebbe buttato la chiave.
"Invece di molestare le persone perbene, fareste bene ad assicurare alla giustizia i veri delinquenti. Ma stia pur cento, commissario, che io mi farò sentire da chi di dovere".
Quante volte aveva sentito quelle frasi, e non solo nei telefilm polizieschi.
Alto, biondo, prestante, il 42enne vice presidente della Regione era decisamente un bell'uomo. "Ragione in più per sospettarlo dell'omicidio, mia sorella fisicamente era decisamente racchia", avrebbe detto Francesca Dolce se fosse stata presente in quel momento con Porro, Noce e la Dell'Angelo nell'ufficio del commissario.
Tuttavia Gerlando Porro aveva un alibi di ferro: "E' inutile che perda tempo con le domande, commissario. Al momento del delitto io ero a Caserta, in albergo, assieme al mio segretario Salvatore Bisogno. Lo chiami pure, confermerà tutto".
E per giunta il tabulato delle telefonate di Porro per la sera del 22 settembre mostrava due chiamate: alle 20,24 e alle 21,42. Entrambe della durata di un minuto circa, entrambe fatte da Caserta al cellulare di Mariolina Dolce, la vittima.
"Per quale motivo eravate là?", chiese Noce.
"Per un convegno del mio partito, all'Hotel Royal. Siamo partiti in macchina venerdì mattina alle 8 e contavamo di tornare sabato nella tarda mattinata, al termine dei lavori, ma ovviamente siamo rientrati non appena la polizia mi ha informato dell'accaduto".
"Vuole essere così gentile da raccontarmi per filo e per segno cosa ha fatto venerdì 22 settembre?".
"Siamo arrivati al Royal alle 9 circa, l'inizio dei lavori era previsto alle 9,30. Ho pranzato in albergo con gli altri partecipanti al convegno, alle 15 sono ripresi i lavori e si sono protratti fino alle 20. Poi sono salito in camera e ho fatto una doccia mentre il mio segretario è andato in un ristorante cinese che ci avevano indicato ed ha preso la cena per entrambi. A lei piace il cibo cinese, commissario?".
Se la domanda gliela avesse fatta il prof. Sirago, gli avrebbe risposto "Mi fa cagare". A Porro non rispose nemmeno.
"E comunque - riprese Porro - quella sera abbiamo cenato in camera. Ho visto un film in tv e sono andato a dormire, saranno state circa le 23".
"Perchè non avete cenato al ristorante?", chiese Noce.
"Perchè io sono un grande appassionato di film gialli. Quella sera c'era in tv "La donna del lago", l'avevo già visto al cinema dieci anni fa e ci tenevo a rivederlo".
"Perchè quella sera ha telefonato due volte a sua moglie?".
"Ah, vedo che avete controllato le mie chiamate...", e si lasciò scappare un sorriso ironico che Noce avrebbe volentieri spento con un cazzotto nei denti. "Ho telefonato la prima volta per sentire se c'erano novità e la seconda per ricordarle di dare una spazzolata al tappeto verde del mio tavolo da biliardo. Io lo faccio tutte le sere, ci tengo moltissimo. A lei piace giocare a biliardo, commissario?".
L'unica carambola che la iena conosceva era quella che volentieri avrebbe fatto fare a Corsi prendendolo a calci nel sedere.
 
***
 
La stessa cosa, ancor più volentieri, avrebbe fatto Ragozzino con il fondoschiena dell'autore del messaggio (ovviamente anonimo) che arrivò giovedì 26 settembre al commissariato di Castellabate.
 
IL FRANCESE E' STATO UCCISO
PERCHE' HA VISTO
QUALCOSA SULLA SPIAGGIA
SCAVATE QUI E TROVERETE

 
Il messaggio, spedito per posta con una comunissima busta gialla, era scritto con lettere ricavate dai giornali e incollate su un foglio A4. L'autore, bontà sua, indicava anche il posto esatto dove la Polizia avrebbe dovuto scavare, e precisamente a una ventina di metri dal punto dove era stato rinvenuto il cadavere di David Bertan.
"Che facciamo?", chiese il giovane poliziotto che aveva consegnato il messaggio al vice commissario.
"C'è una sola cosa da fare: prendi una vanga, vai sulla spiaggia e scava", rispose Ragozzino.
"Ok, vado subito".
 
"Se non lo avessi fermato, quell'imbecille ci sarebbe andato davvero".
"Non lo metto in dubbio. Piuttosto - aggiunse Noce - ci sono novità su Corsi? Si è deciso a parlare?".
"Si, ma con il questore. Ha mosso le sue conoscenze politiche e mi sono preso una cazziata. Ma forse il questore ha ragione: anch'io mi sono fatto la convinzione che non è stato Corsi ad ammazzare Bertan. Non ce lo vedo, non mi sembra il tipo che possa fare una cosa del genere. Io penso che Corsi sappia da tempo che la moglie lo tradisce ed ha sempre lasciato correre perchè lui fa altrettanto".
Memore delle figure di merda collezionate con Noce in precedenza, stavolta Ragozzino si guardò bene dal pronunciare la parola gay.
"E quindi cosa hai intenzione di fare?", chiese la iena.
"Non lo so, le giuro che non lo so. Visto che Bertan non può essersi ammazzato da solo, a questo punto sono davvero portato a credere che sia stato vittima di una rapina".

 
 

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