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Editoriale

Con il dialogo si può uscire dalla crisi

  Pubblicato il 24 Feb 2015  15:56
Non c'è bisogno di leggere tra le righe per interpretare lo stato d'animo che in questo momento alberga in uno dei più preparati e stimati tecnici italiani: Riccardo Tempestini. Le sue dichiarazioni (sono in home page nel dibattito sugli arbitraggi) testimoniano di una sfiducia pesante, che colpisce, che lascia il segno in chi legge quelle frasi, anche per il carisma di cui gode l'allenatore toscano. Un Tempestini che afferma "fare dibattiti sugli arbitraggi non serve a nulla, le cose non cambieranno mai" e che poi aggiunge "il mondo arbitrale è rimasto assolutamente inavvicinabile per noi tecnici" lancia un sasso nell'acqua con la forza di un gigante.
"Dialogo zero", sottolinea l'allenatore toscano. E' con il dialogo che si risolvono i problemi, con la collaborazione. Ma oggi la parola dialogo non è presente nel vocabolario della pallanuoto italiana, e non ci riferiamo soltanto al rapporto tra arbitri e allenatori.
Non c'è dialogo tra tutte le componenti più importanti della pallanuoto: Federazione, Società, Tecnici, Atleti, Arbitri. Sono tutte nella stessa barca, che sta affondando, che anno dopo anno presenta sempre più buchi sul fondo, che imbarca sempre più acqua.
Ma la cosa più preoccupante è che questa mancanza di dialogo, di collaborazione regna sovrana anche all'interno dell'unica componente che oggi ha veramente il potere di cambiare le cose, di far sì che la pallanuoto svolti verso la direzione opposta rispetto a quella che ha imboccato: le società.
Sono i club che economicamente fanno sussistere le altre componenti, sono i club che producono pallanuoto, eppure hanno scarso peso decisionale nella vita di questo sport, nelle scelte che vengono prese per il suo presente e per il suo futuro. Perchè? Perchè tra esse non c'è dialogo, non c'è la collaborazione che ha permesso ad altre discipline sportive che rispetto alla nostra vantano minore tradizione, oppure un numero di vittorie nettamente inferiore, di raggiungerci prima e sorpassarci poi nettamente nella classifica più importante che esista: quella della popolarità.
Questa mancanza totale di collaborazione tra i club ha arrecato al nostro sport danni incalcolabili. "La pallanuoto italiana è sparita dai giornali", ha detto Eraldo Pizzo durante la trasmissione "Controfuga" mettendo il dito nella piaga. Inutile lamentarsi, inutile prendersela con i media: hanno tutto il diritto di darci poco spazio se la nostra pallanuoto non produce più pubblico.
Invece di perdere inutilmente tempo a "truccare" le presenze di spettatori che poi vengono pubblicate sul sito web della Federazione, cominciamo a lavorare seriamente per portare in tribuna "fisicamente" gli appassionati di sport. Sono là fuori, dobbiamo soltanto prenderli. "La pallanuoto piace ancora al pubblico", ha detto Gianni De Magistris al nostro sito. E' una testimonianza importante, significa che siamo ancora in tempo.
Restituire alla pallanuoto il pubblico che ha perduto è un lavoro pesante, ma può diventare molto meno gravoso se le società decideranno una buona volta per tutte di collaborare, di lavorare insieme nella stessa direzione.
Muoviamo le braccia in quella barca che sta affondando e togliamo insieme tutta l'acqua che ci sta portando sul fondo.
Mario Corcione