Attendere prego...

Editoriale

Barcelona 92. Il Settebello racconta…ecco Sandro Bovo

  Pubblicato il 12 Ago 2122  11:58
Difensore di razza che in acqua concedeva poco o nulla al diretto rivale. Tra le nuove leve scelte da Rudic per quella spedizione seppe in poco tempo diventare una colonna della squadra. Da giocatore ha vinto cinque scudetti, quattro coppe Italia e due coppe Len. Oggi figura, senza la minima ombra di dubbio, tra i migliori allenatori del panorama internazionale. Ha costruito, passo dopo passo, il miracolo AN Brescia. Torniamo ad immergerci nella magica atmosfera delle Olimpiadi di Barcellona 92 con Sandro Bovo, tecnico della formazione lombarda.
 
Sandro Bovo, il più giovane del gruppo insieme a Carlo Silipo e alla prima Olimpiade con la Nazionale. Quali sono le emozioni che si porta dietro da tutta quella esperienza olimpica?
Carlo era più giovane ma era parte della squadra già da un paio d'anni
Io avevo disputato un europeo e i giochi del Mediterraneo vinti ad Atene, ultima competizione a cui aveva partecipato la Jugoslavia unita.
Per me entrare in quella nazionale fu durissima anche perché quell'anno facevo il militare e perché la competizione era dura.
È stata sicuramente la gioia sportiva più grande della mia vita senza dubbio, un trionfo, per certi versi, anche inaspettato.
 
Giovane, ma già con l’esperienza di tanti campionati con la Rari Nantes Savona e con un palmares importante fatto di due scudetti e tre Coppe Italia. Cosa le disse Ratko Rudic prima di quella finale?
Non ricordo cosa disse ma ricordo che la mattina della finale era davvero arrabbiato perché aveva visto qualcuno, non ricordo chi, che faceva firmare i gagliardetti o comunque aveva percepito i   segnali di possibile distrazione.
Al di là delle parole lui ci ha trasmesso grande sicurezza e convinzione
 
Tanti momenti di lotta in acqua, ma il momento più importante è senza dubbio l’assist a Ferretti per il gol del 8-8, prima di tre tempi chiusi sullo 0-0. Quali pensieri sono passati nella sua testa in quel momento?
Massimiliano era un fenomeno. In quello spazio passava solo una palla e lui l'ha messa li. Non ho pensato a nulla, l'ho visto e gliel'ho data.
 
Vi ha mai sfiorato l’idea di non riuscire a battere gli spagnoli?
Loro erano una grande squadra che ha poi vinto Atlanta 96 e negli anni 90 ha disputato quasi tutte le finali delle competizioni internazionali. Sicuramente avevano una grande pressione giocando in casa e dopo l'uscita di scena della Jugoslavia erano loro i favoriti.
Noi sapevamo che sarebbe stata durissima
 
Il trionfo di Barcellona fu l’inizio di un ciclo memorabile per il Settebello. Quale era il segreto di quella Nazionale?
Non c'è un segreto particolare.  La qualità dei giocatori, la qualità dell'allenatore e dell'allenamento
Era una squadra molto unita in acqua con giocatori di grande personalità e intelligenza pallanuotistica. Non posso non menzionare, tra le chiavi che hanno portato quel gruppo sulla vetta del mondo, l’immenso lavoro svolto dal grande Gabriele Pomilio.
 
Quanto ha portato, nel suo lavoro quotidiano di allenatore, di ciò che ha appreso da Ratko Rudic?
Ratko Rudic è stato l’esempio e la fonte di ispirazione per tutti gli atleti che ha avuto alle sue dipendenze e che ora fanno gli allenatori. 
Ci ha insegnato la cultura, la sacralità e l’organizzazione dell'allenamento.
 
 A settembre uscirà nelle sale 42 Segundos, film dedicato alle vicende della vostra storica rivale. Che cosa potrebbe rappresentare per lo sport italiano un film sulla storia di quel Settebello?
Sarebbe bello raccontare la storia di un gruppo che da solo ha conquistato la metà di tutte le medaglie d'oro vinte dal Settebello nella sua storia