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Editoriale

Barcelona 92. Il Settebello racconta…ecco Marco D’Altrui

  Pubblicato il 18 Ago 2122  17:40

Da giocatore è stato una delle colonne di una delle espressioni storiche del panorama italiano, il Pescara Pallanuoto. Con la calottina della nazionale ha raggiunto il traguardo più ambito nella carriera di un giocatore, l’oro olimpico bissando così il successo ottenuto da papà Giuseppe nelle Olimpiadi di Roma 32 anni prima. Marco D’Altrui, oggi allenatore del Club Aquatico Pescara, ci riporta nuovamente nel clima dell’epica vittoria della Picornell.
 
Dici D’Altrui e parli di dinastia vincente. Un oro olimpico vinto da suo padre a Roma nel 1960, trentadue anni dopo arriva la medaglia più luminosa a Barcellona. Quali emozioni ha provato alla fine di quel match?
Forse non si realizza l'importanza della vittoria che comunque rimarrà per forza nella storia almeno del nostro ambiente perché penso che per la pallanuoto il torneo più bello e importante è proprio l’Olimpiade. Poi come dici bene tu personalmente la sentivo maggiormente per la storia della mia famiglia e perché sapevo che era l'ultima possibilità.

Una gara difficile, giocata davanti a un pubblico convinto di vincere e in un’atmosfera che vedeva la Spagna grande favorita. Cosa vi ha dato la spinta in più per portare a casa la vittoria?
Avevamo la piena coscienza del nostro valore e siamo stati bravi a trasformare quelli che potevano essere dei limiti in situazioni a noi favorevoli.

Lei faceva già parte dello zoccolo duro della Nazionale che aveva disputato i Mondiali del 1986, persi all’ultimo secondo in finale con la Jugoslavia. Quanto ha aiutato nel processo di crescita di quel gruppo una sconfitta così bruciante?
Sicuramente dopo i mondiali di Madrid erano passati sei anni durante i quali abbiamo disputato centinaia di partite e grazie a ciò abbiamo aumentato il tasso di esperienza dell’intero gruppo.
 
Quali erano le armi a cui un difensore poteva ricorrere per provare a “mettere la museruola” al fenomeno Estiarte, suo compagno di squadra nel Pescara?
Marcare Estiarte per me probabilmente è stato più facile perché lo conoscevo bene avendo giocato insieme nel Pescara per diversi anni. Quindi conoscevo meglio di altri i suoi movimenti improntati quasi sempre sulla velocità di esecuzione.
 
C’è stato un momento di cui avete temuto di non farcela?
No perché un punto importante della vittoria di Barcellona è stato, sempre a parere mio, la consapevolezza da parte nostra di poter arrivare fino in fondo.
 
Il trionfo di Barcellona fu l’inizio di un ciclo memorabile per il Settebello. Quale era il segreto di quella Nazionale?
Le varie vittorie in allenamento e nelle partite ufficiali giocate precedentemente alle Olimpiadi senza dimenticare la forza di carattere che sicuramente Rudic con tutto lo staff è riuscito ad imprimere in noi giocatori.
 
Credits: Pescarasport24.it