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Editoriale

Barcelona 92. Il Settebello racconta…ecco Francesco Attolico

  Pubblicato il 14 Ago 2122  16:57
Se la costruzione di una squadra passa, nella quasi totalità dei casi, dalla scelta degli uomini giusti a cui affidare i ruoli chiave con Francesco Attolico l’Italia della pallanuoto ha puntato sul sicuro. Il portiere, nativo di Bari, è stato, senza la minima ombra di dubbio, uno dei pilastri su cui Ratko Rudic ha costruito la formazione che ha vinto l’oro olimpico e, da lì, ha dato il via alla corsa verso il Grande Slam. Tocca proprio all’ex estremo difensore, tra le altre, di Volturno, Pescara, formazione con cui ha vinto due scudetti,Roma e Circolo Nautico Posillipo, secondo club con cui ha centrato la doppietta tricolore, accompagnarci nella tappa odierna dell’excursus dedicato agli eroi della Picornell.
 
Partiamo dalla fine, da quella traversa colpita da Oca a pochi secondi dalla fine. Cosa ha pensato in quel momento?
A quel punto ho pensato che finalmente era fatta, la vittoria era ormai nostra.
 
Qual è stata la parata più difficile di quella partita?
In una partita che ha ampiamente superato i toni della vicenda sportiva, se ne parla ancora dopo trent’anni, tutte le parate compiute nella lunga serie dei supplementari sono state certamente fondamentali.
 
Tra i tanti confronti meravigliosi di quel match, anche quello tra lei e il compianto Jesus Rollan. Che ricordo hai di lui?
Jesus era un ragazzo sempre sorridente e, non devo dirlo io, era un portiere fortissimo
 
Una gara infinita, fatta di rimonte e contro rimonte, e contro avevate il miglior giocatore al mondo, Estiarte. C’è stato un momento in cui avete temuto di non farcela?
No perché solo un arbitraggio scandaloso aveva trascinato ai supplementari una sfida che avremmo meritato di vincere prima per quanto visto in acqua.
 
Attolico-Rudic, un binomio vincente. Il mister fu infatti colui che la scelse come numero uno della Nazionale. C’è un ricordo in particolare che ha di lui?
Ricordo bene che, prima della finale, il mister ci disse che chi vince l’argento viene ricordato per due giorni mentre chi porta a casa il titolo fissa il proprio nome nella storia delllo sport di appartenenza e non solo.
 
Il trionfo di Barcellona fu l’inizio di un ciclo memorabile per il Settebello. Quale era il segreto di quella Nazionale?
Ognuno faceva il suo, eravamo una squadra di talento e personalità, sempre disponibili ad aiutare il compagno in difficoltà.
 
A settembre uscirà nelle sale 42 Segundos, film dedicato alle vicende della vostra storica rivale. Che cosa potrebbe rappresentare per lo sport italiano un film sulla storia di quel Settebello?
Sarebbe la rappresentazione più bella di un esempio di sacrificio, perseveranza e determinazione.