Attendere prego...

Archivio News

Waterpolo People

Ecco l'ultima puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 23 Ott 2019  21:39
Prove no, indizi si:
- I frequenti viaggi di Alessanda Barile a Roma e di Michele Motta a Napoli nel mese di settembre.
- Due giorni trascorsi insieme a Otranto sabato 14 e domenica 15 settembre.
- La prenotazione di una crociera per i fiordi norvegesi per Pasqua 2020.
Come trasformarli in prove?
Ascoltando i diretti interessati, sperando che si tradissero. "Ma ci vuole prudenza, se si insospettiscono chiamano l'avvocato e siamo fottuti", disse Noce a Donatella Dell'Angelo prima di alzare la cornetta per parlare col tenente-colonnello Giuseppe Persico, il diretto superiore di Motta. Mise la chiamata in viva voce per consentire anche al suo vice di ascoltarla.
"Come posso esserle utile, commissario?", chiese Persico.
"Crediamo che uno dei suoi uomini, Michele Motta, sia in possesso di informazioni che possano aiutarci a fare luce su un omicidio avvenuto qui a Napoli. Vorremmo avere l'opportunità di ascoltarlo".
Noce aveva il forte timore che Persico respingesse immediatamente la sua richiesta. Non era la prima volta che s'imbatteva in carabinieri poco disposti a collaborare.
"Io la conosco di fama, commissario", esordì il tenente-colonnello. "Allora siamo fottuti davvero", pensò Donatella.
"L'eco delle sue inchieste - proseguì Persico - è giunto anche qui da noi e sono onorato che lei si sia rivolto a me. Purtroppo, però, prima di darle una risposta affermativa devo ascoltare i miei superiori. Le farò sapere al più presto. Mi dia, intanto, il suo numero di cellulare in modo da poterla rintracciare rapidamente qualora lei non fosse in ufficio".

***

"Cosa ne dici?", chiese Noce a Donatella.
"Il fatto che abbia una certa stima di lei mi induce ad essere ottimista, ma è pur sempre un carabiniere e lei sa benissimo quanto siano restii quelli dell'Arma a far trapelare notizie che riguardano i propri uomini".
"Insomma, la pensi come me: alzeranno un muro di omertà e da Motta non sapremo un cazzo".
Non ebbe neppure il tempo di terminare la frase che suonò il suo cellulare.
"Sono Persico, commissario. Data la delicatezza della questione, ho preferito interrompere la comunicazione per poi chiamarla con il mio cellulare. Io sono disposto ad aiutarla, ma lei deve dirmi tutto: Motta è coinvolto nell'omicidio?".
"Abbiamo forti sospetti che sia stato lui".
"Non è una cosa che mi sorprende: Michele Motta è un pessimo carabiniere e una brutta persona. Non le dico quante rogne mi ha dato da quando si è trasferito a Roma, c'è più di un procedimento disciplinare a suo carico per intimidazioni e percosse. Quindi non vedo l'ora di sbarazzarmi di lui e pertanto le offro la mia più totale collaborazione. Ma dobbiamo agire con prudenza, all'insaputa dei miei superiori, altrimenti c'è il rischio che possano insabbiare tutto per evitare di compromettere il buon nome dell'Arma".
"Cosa suggerisci?". Noce si sentì autorizzato a passare immediatamente al tu.
"La cosa migliore è mettersi in contatto con lui mentre non è in servizio. E per telefono, ovviamente, perchè se mandate qualcuno da Napoli sicuramente s'insospettisce, anche se fondamentalmente è uno stupido. Direte che lo volete ascoltare come persona informata sui fatti, le farò sapere oggi stesso quando potete chiamarlo".

***

"La cosa fondamentale - spiegò Noce a Donatella - è ascoltare Motta e la Barile contemporaneamente, in modo che nessuno dei due possa avvisare l'altro mettendolo in guardia".
"Quindi non potremo convocare Alessandra Barile in commissariato", puntualizzò Donatella.
"Esatto. Mentre tu telefonerai a Motta, io andrò a casa D'Amico a parlare con lei".

***

Tutto fu organizzato per la mattina di venerdì 11 ottobre. Alle 8.30, prima di presentarsi a casa D'Amico, con una telefonata Noce si accertò che Alessandra Barile fosse nell'abitazione. Due minuti dopo, prima di bussare al citofono, diede il via libera a Donatella per la chiamata a Motta.
Alessandra Barile fede accomodare il commissario in salotto. "Gradisce un caffè?".
Noce non ne aveva voglia, ne aveva preso uno al bar un quarto d'ora prima, ma accettò per dare alla conversazione un aspetto quanto più cordiale possibile.
"Sono spiacente, signora, di doverla importunare in un momento del tutto particolare per lei, ma abbiamo bisogno nuovamente del suo aiuto per l'omicidio di Li Rosi".
"Dica pure, commissario. Se potrò esserle utile in qualche modo, sarò felicissima di farlo".
"Venerdì 4 ottobre, quando è venuta per la prima volta in commissariato, lei ha affermato di essere certa che suo marito non aveva ucciso Edoardo Li Rosi. Dopo il suicidio, è ancora di questa opinione?".
"No, commissario. L'omicidio di Li Rosi è l'unico motivo che possa avere indotto mio marito ad ammazzarsi: si è pentito e si è tolto la vita. Ma perchè me lo chiede?".
"Nella mail di Li Rosi abbiamo trovato questo messaggio". Lo prese dalla tasca destra della giacca e lo mostrò alla donna.
"Lascia stare mia moglie o ti ammazzo", lesse ad alta voce Alessandra Barile. "A quando risale?", chiese.
"A pochi giorni prima del delitto. Li Rosi lo aveva cancellato, ma la polizia postale è riuscita a recuperarlo".
Il messaggio era falso, serviva a Noce per giustificare la visita alla donna. La iena proseguì: "Lei, tuttavia, ci ha detto che suo marito la considerava ormai alla stregua di un oggetto e che, pertanto, riteneva impossibile che potesse aver ucciso Li Rosi. E allora le chiedo: negli ultimi tempi i sentimenti di suo marito nei suoi confronti sono cambiati?".
"Non lo so, commissario. Apparentemente no, ma il suicidio adesso mi fa pensare il contrario".
"Ammettiamo per un momento che sia così. Suo marito scopre di essere ancora innamorato di lei, minaccia Li Rosi con la mail e poi lo uccide. Lei è sicura di non aver riacceso in qualche modo la sua gelosia? E' possibile che pochi giorni prima del delitto si sia vista con Li Rosi e suo marito, venendolo a sapere, abbia ritenuto che lei avesse riallacciato la relazione?".
"Li Rosi l'ho visto soltanto al Poseidon. Mio marito si è dimesso, ma sono socia anch'io e ho continuato a frequentare il Circolo. Però non mi sono mai intrattenuta a parlare con lui".
"E allora non c'è altra spiegazione: suo marito ha scambiato qualcun altro per Li Rosi".
"In che senso, commissario?", chiese Alessandra Barile.
"Sarò più chiaro: evidentemente lei si è vista con qualche altro uomo, suo marito ha pensato che si trattasse di Li Rosi, lo ha minacciato e poi l'ha ucciso. Mi scusi se glielo chiedo, ma è necessario: lei ha avuto qualche relazione nei giorni precedenti l'omicidio di Li Rosi?".
"No, commissario. Nè prima nè dopo. Questa vicenda mi ha scosso particolarmente".
"Ne è sicura, signora?".
"Assolutamente sì, commissario".
"A noi, invece, risulta il contrario. Noce prese dalla tasca sinistra della giacca una foto di Michele Motta e la mostrò alla donna.
"Lei conosce quest'uomo?".
Alessandra Barile impallidì e balbettò un "Ma allora lei non è qui per...". Non terminò la frase, non aggiunse altro.
"Cosa stava dicendo, signora? Non sono qui... per cosa?".
La donna si riprese immediatamente. "Nulla commissario. Si, conosco questa persona. Si chiama Michele Motta, è un carabiniere e un giocatore di pallanuoto. E' vero, abbiamo una relazione, non le ho detto nulla perchè Michele è sposato. Temevo di metterlo nei guai".
"A noi risulta che già due anni fa, quando Motta giocava nel Poseidon, lei ha avuto una storia con lui".
"Si, e l'ho interrotta proprio perchè Michele stava per sposarsi. Poi a giugno ci siamo rivisti per caso a Roma e... si, non escludo che mio marito possa aver scambiato in qualche modo Michele per Edoardo Li Rosi".
"Quanto è importante per lei la relazione con Motta?".
"Non vedo cosa c'entra questo con l'omicidio di Li Rosi".
Noce ignorò l'osservazione della donna e proseguì: "Importante al punto da fare una crociera assieme a lui?". La iena mostrò ad Alessandra Barile la copia della prenotazione.
La moglie di D'Amico rimase in silenzio.
"Dov'è finita - chiese Noce - tutta la sua prudenza, il suo riserbo per evitare che la moglie di Motta scoprisse tutto?".
Nonostante i ripetuti colpi messi a segno da Noce, che l'avevano chiusa in un angolo, Alessandra Barile continuò a mostrare grandi capacità di recupero: "La crociera è per la Pasqua del 2020, commissario. Michele mi ha promesso che dirà tutto alla moglie e lo lascerà".
"Si tratta, dunque, di una cosa seria tra lei e Motta?".
"Si, commissario, ma non vedo - ripeto - come questo possa aiutarla a risolvere l'omicidio di Li Rosi".
Anche stavolta Noce ignorò il commento della donna. "Visto che Motta aveva intenzione di lasciare la moglie, come mai non ha fatto altrettanto con suo marito?".
"Non ne ho avuto il tempo", rispose prontamente la donna.
"Quando ha visto l'ultima volta Michele Motta?".
"Venerdì 4 ottobre. Era venuto a Napoli per giocare una partita di campionato con la sua squadra, la Rari Nantes Roma".
"Come mai Motta ha deciso di anticipare la partenza? La squadra è partita per Napoli il giorno dopo".
"Per avere più tempo per stare con me. Al suo allenatore ha detto che doveva regolare alcune pendenze con la dirigenza del Poseidon".
"Tuttavia il 3 e 4 ottobre non risultano telefonate nè messaggi tra lei e Motta sul tabulato telefonico di entrambi. Vi sarete pur messi d'accordo per l'appuntamento".
"Abbiamo utilizzato carte sim anonime, sempre per evitare che la moglie lo scoprisse".
"Strano, perchè in precedenza - come risulta dai tabulati stessi - vi siete sentiti regolarmente utilizzando le vostre schede regolari".
Ancora una volta Alessandra Barile mostrò una prontezza fuori dal comune: "Quando Michele ha detto alla moglie che avrebbe anticipato la partenza per Napoli, lei gli è sembrata piuttosto turbata. Perciò si è procurato due carte sim anonime e da allora abbiamo comunicato così".
"Non le sembra, scusi se glielo domando, una precauzione eccessiva?".
"No, commissario. Più volte Michele ha sorpreso la moglie mentre trafficava con il suo cellulare alla ricerca di telefonate sospette".
"Beh, se per questo basta un paio di semplici operazioni sul cellulare e la telefonata sparisce dal display. Motta, che è un carabiniere, dovrebbe saperlo".
C'erano ormai tutti i presupposti affinchè la donna si rifiutasse di rispondere e interrompesse la conversazione per chiedere l'intervento di un avvocato, ma Alessandra Barile - per non insospettire la iena - preferì andare avanti e cercò di mantenere un atteggiamento il più pacato possibile. "Vuole un altra tazza di caffè, commissario?".
"No, grazie, va bene così. Venerdì 4 ottobre a che ora si è incontrata con Motta?".
"Ci siamo dati appuntamento alle 20.30, siamo andati a cena in un ristorante del lungomare".
"E poi?".
"Lo può facilmente immaginare, commissario".
Era venuto il momento di giocare a carte scoperte.
"Io, invece, credo che lei e Motta vi siate incontrati per pianificare insieme l'omicidio di suo marito. Evidentemente lei non se l'è sentita di farlo personalmente e lo ha coinvolto. Lui ha accettato, era un'occasione da non perdere: abbiamo preso informazioni sul suo conto, Motta è pieno di debiti. E non è stato lui a lasciare Il Poseidon, è stato il Circolo a mandarlo via perchè trascorreva le notti giocando a poker e saltava gli allenamenti. Ammazzare suo marito poteva essere la soluzione a tutti i suoi problemi: un delitto facile facile in cambio dei soldi di Giuseppe D'Amico, da godersi tranquillamente assieme a lei".
"Lei è pazzo, commissario. E si è comportato in maniera poco corretta facendomi credere di essere venuto qui per parlare del caso di Li Rosi. Io non risponderò più ad alcuna domanda, la prego pertanto di lasciarmi sola".
Non appena Noce fu uscito, Alessandra Barile chiamò Michele Motta sul cellulare. Troppo tardi.

***

A tradire Motta fu la voce di Donatella Dell'Angelo, l'unica cosa attraente che il vice commissario possedeva. Calda, profonda, sensuale. Provocò un'immediata erezione nel carabiniere non appena disse: "Siamo colleghi, possiamo darci del tu?".
Non si era mai fatto una donna-poliziotto.
"Ti ho chiamato per il caso Li Rosi. Forse ne hai sentito parlare".
"Certo. E' il socio del Circolo Poseidon ucciso qualche giorno fa a Napoli. Lo conoscevo bene, ho seguito attentamente la vicenda sui giornali".
"Ecco, è proprio per questo motivo che mi sono rivolta a te. Ho bisogno di una mano".
Il vice commissario tirò fuori una storia inventata di sana pianta: "Nel corso delle indagini abbiamo scoperto che Li Rosi ha avuto frequenti contatti con la malavita romana, e in particolare con il clan dei Ramella, che sicuramente tu conosci. Pare che volesse aprire un autosalone anche a Roma sfruttando proprio le sue amicizie con alcuni esponenti del clan e...".
"...tu sospetti che sia stato qualcuno di loro a farlo fuori. Giusto?".
"Hai indovinato. Di questi rapporti tra Li Rosi e i Ramella è giunta voce anche a voi a Roma?".
"Non saprei, ma posso informarmi. Dammi qualche giorno di tempo".
"Te ne sarei molto grata. Ma tu mi stavi dicendo che hai seguito attentamente la vicenda dell'omicidio di Li Rosi. Che idea ti sei fatto?".
"Sicuramente la dinamica del delitto lascia pensare effettivamente ad un omicidio di stampo mafioso. Tutti quei colpi con una mazza da baseball... Però non è neppure da trascurare la pista passionale: Li Rosi era un donnaiolo, al Circolo Poseidon non se n'è salvata una".
"Hai qualche suggerimento da darmi in proposito?".
"No, ma ti posso dare un nome: Francesco Rossi. E' un socio del Circolo che sa tutto di tutti".
"Ti ringrazio. Posso rubarti ancora un minuto?".
"Certo, ma soltanto a una condizione".
"Sentiamo".
"Nei prossimi giorni io verrò spesso a Napoli per sbrigare alcune faccende, potremmo andare a bere qualcosa insieme".
"E' questa la condizione? Pensavo peggio", rispose Donatella ridendo. "D'accordo, sai dove trovarmi".
"Bene. Cos'altro volemi chiedermi?".
"Tra i possibili sospettati per l'omicidio di Edoardo Li Rosi c'è anche Giuseppe D'Amico, il socio del Poseidon che si è suicidato. Sappiamo con certezza che la moglie di D'Amico ha avuto una relazione con Li Rosi e questo potrebbe aver indotto D'Amico ad ammazzarlo per poi togliersi la vita in preda a un forte pentimento. Cosa puoi dirmi sui D'Amico? Li conoscevi bene?".
"No, non so neppure chi siano. Perciò di questa relazione tra Li Rosi e Alessandra Barile non so assolutamente nulla: potrebbe essere successo recentemente, e io ho lasciato Napoli due anni fa".
"Come fai a sapere che la moglie di D'Amico si chiama Alessandra Barile se non sai neppure chi sia?".

***

Alessandra Barile e Michele Motta furono rinviati a giudizio per l'omicidio di Giuseppe D'Amico. Ma Arcangelo Noce non era soddisfatto: "Non siamo riusciti a raccogliere prove, Elio: sarà un processo indiziario e in questi casi non è escluso che si possa giungere ad un'assoluzione".
"E per giunta c'è di mezzo un carabiniere", aggiunse il ristoratore.
"E qui ti sbagli. Il fatto che Motta sia un carabiniere ha creato una certa indignazione nell'opinione pubblica, per cui un verdetto di non colpevolezza non sarebbe accolto di buon grado. Quindi, non è la posizione di Motta che mi preoccupa ma la conformazione della vicenda".
"Vale a dire?".
"La morte di Giuseppe D'Amico si è presentata come un suicidio. Per far sì che in aula questa situazione di partenza si trasformi in una condanna per omicidio ci vorrebbero indizi più consistenti di quelli che abbiamo raccolto. E' già tanto che Motta e la Barile siano stati rinviati a giudizio".
Si era fatta mezzanotte. Elio si alzò dal tavolo del commissario, si tolse il grembiale e andò a prendere la giacca. Era il segnale del "rompete le righe": la giornata era finita. Così come ogni sera, s'incamminò accanto a Noce, il percorso per tornare a casa era quasi identico. All'altezza di piazza Italia Elio avrebbe proseguito in direzione della galleria laziale, la iena verso via Consalvo.
A 50 metri da piazza Italia Elio riprese il discorso interrotto in trattoria: "Io non sarei così pessimista sull'esito del processo. I giudici capiranno che D'Amico non aveva alcun motivo per togliersi la vita, non era tipo nè da uccidere un uomo nè da ammazzarsi per averlo ucciso. E valuteranno che la moglie e il suo amante erano gli unici ad avere interesse a toglierlo di mezzo. Cui prodest, commissario. Cui prodest. A domani".
"Cui prodest un cazzo", pensò Noce avviandosi verso casa. Giunto davanti al portone tirò fuori il mazzo di chiavi, individuò nella semioscurità quella del portoncino e, mentre stava per infilarla nella serratura, si bloccò e rimase con il braccio teso a mezz'aria. "Cui prodest... Come cazzo ho fatto a non pensarci prima?!".
Si rimise le chiavi in tasca, fece dietro-front e si avvio verso il commissariato.

***

"Bastava un solo colpo e via, tanti saluti a quel pezzo di merda. Invece mi sono fatto prendere dalla rabbia e mi sono rovinato con le mie stesse mani. Tutto quel dna che gli ho lasciato addosso... Però ho sperato ugualmente che non sareste giunti a me, altrimenti avrei preso un aereo e sarei sparito dalla circolazione".
"Se la cosa può consolarla - intervenne Noce - io ero convinto che tutte quelle bastonate fossero soltanto una messinscena. Come vede, è riuscito ad ingannarmi, sia pure involontariamente. Mi racconti come è andata".
"Io non volevo ucciderlo, non sono andato in concessionaria con questa intenzione. Speravo di riuscire a convincerlo, ma è stato tutto inutile. Ho capito che era tutta fatica sprecata non appena mi ha aperto la porta dell'autosalone".

"Lo sapevo che prima o poi saresti venuto anche tu, ma perdi il tuo tempo, non cambierò idea".
Edoardo Li Rosi, seguito dall'uomo, entra nel suo ufficio e lo invita a sedere, ma lui allontana la sedia e, piangendo, si mette in ginocchio ai suoi piedi: "Ti prego, ti supplico. Sono disposto a fare qualsiasi cosa".
"Smettila con queste sceneggiate e alzati. Se credi d'impietosirmi così, hai sbagliato tattica: queste cose mi fanno solamente andare in bestia. E poi te l'ho già detto, stai perdendo il tuo tempo".
"Non è vero, non è possibile che tu sia così insensibile".
"E' la stessa cosa che ho detto io vent'anni fa, ma ho ricevuto la stessa risposta che sto per dare a te: "Mi spiace, non posso farci niente".
L'uomo si alza, volta le spalle all'ufficio e si avvia verso l'uscita. Ma dopo qualche metro si ferma, torna indietro e si scaglia addosso a Li Rosi.
"Che cazzo fai, sei impazzito?!". Un violento destro si abbatte sul volto di Edoardo Li Rosi, che sbatte la testa sul pavimento e perde conoscenza.

"Il resto lo sa, commissario".
"Quella frase "E' la stessa cosa che ho detto io vent'anni fa", Edoardo Li Rosi l'ha detta a suo padre, vero?".
"Si, vent'anni fa mio zio aveva bisogno di soldi per aprire l'autosalone, ma mio padre ne aveva pochi da parte, altrimenti non glieli avrebbe negati. Lui invece oggi ne ha tanti, cosa gli costava aiutarci? Ci ha dato un piccolissimo aiuto la prima volta che mio padre gli ha chiesto del denaro, una miseria, poi quando la situazione del nostro ristorante è diventata insostenibile si è rifiutato di aiutarci di nuovo e mio padre è stato costretto a rivolgersi agli strozzini".
"Suo padre, tuttavia, mi ha detto che negli ultimi tempi la situazione del ristorante era migliorata".
"Non è vero, commissario, glielo ha detto per allontanare i sospetti da me. Ma è stato tutto inutile", disse Federico Li Rosi.

Noce e Donatella Dell'Angelo lasciarono il commissariato di Sampierdarena. "Chiama subito un taxi, Donatella, non voglio perdere il treno. Forse ce la faccio in tempo a cenare da Elio, stasera fa il minestrone".
"Quanti anni crede che si prenderà Federico Li Rosi?", chiese il vice commissario.
"Una quindicina al massimo. Ma sono stati bene investiti: nonostante il delitto, tutti i soldi di Edoardo Li Rosi andranno ugualmente ai suoi genitori".
Quelle parole fecero venire i brividi a Donatella. Il vice commissario alzò il bavero del soprabito e si avvio verso il taxi assieme alla iena.

Federico Li Rosi prese 16 anni di carcere, la sua condanna scagionò Giuseppe D'Amico e fece crollare anche l'ipotesi del suo suicidio. Alessandra Barile e Michele Motta furono condannati entrambi a 28 anni di galera.
Mario Corcione
FINE

(la prima puntata del nuovo giallo sarà pubblicata martedì 29 ottobre)
 
LA DECIMA PUNTATA
Per scrupolo Arcangelo Noce ordinò a Donatella Dell'Angelo di controllare la veridicità delle affermazioni di Paolo Avvantaggiato e Michele Soviero con Danilo Morano, l'allenatore del Poseidon: "Era la prima di campionato, quindi ho chiesto alla dirigenza di partire il giorno prima e abbiamo pernottato a Firenze. Sabato ci siamo allenati in piscina alle 10, Avvantaggiato e Soviero erano con noi, non vedo perchè non avrebbero dovuto esserci".
"Neanche se avessero avuto le ali avrebbero potuto andare a Napoli, ammazzare D'Amico e tornare a Firenze", commentò Donatella Dell'Angelo dopo aver riferito a Noce il colloquio con Morano. "Se il Poseidon sabato scorso avesse giocato a Napoli, allora sarebbe stato tutto un altro discorso. Ma...".
"Che cosa hai detto?!", la interruppe la iena sobbalzando dalla poltrona dell'ufficio.
"Ho detto che materialmente nessuno dei due avrebbe potuto commettere il delitto".
"No, il resto, quello che hai detto dopo".
"Ho detto che se avessero giocato a Napoli ce l'avrebbero potuta fare ad ammazzare D'Amico. Ma non ci vedo nulla di strano".
"Questo lo dici tu...".
Si chiama illuminazione. Improvvisamente si accende la lampadina ed esci dal buio. Arcangelo Noce era particolarmente soggetto a questi sbalzi di corrente cerebrale.
"Dove hai detto che gioca quel Motta?".
"A Roma, commissario".
"In quale squadra, intendevo dire".
"Aspetti un attimo che do un occhiata ai miei appunti".
Il vice commissario prese il block notes, lo sfogliò e... "Rari Nantes Roma, commissario".
La iena accese il computer andò su Google e digitò "pallanuoto risultati di A1 maschile".
"Bingo! Forse ci siamo", esultò. "La Rari Nantes Roma sabato scorso ha giocato alle 18 a Casoria contro un'altra squadra napoletana, la Canottieri Partenope".
Donatella capì e suggerì a Noce: "Guardi se c'è il tabellino della partita".
"Che cos'è il tabellino?", chiese la iena.
"Guardi se ci sono le formazioni delle squadre", tagliò corto il vice commissario.
"No, qui c'è solo il risultato".
"Vada sul sito della federazione, allora".
Noce digitò "federazione pallanuoto".
"Non esiste. Qui c'è solo Federazione Italiana Nuoto".
"Non è possibile", esclamò Donatella. "Tutti gli sport del mondo hanno una federazione".
"E la pallanuoto no. Che cazzo ci posso fare io?".
"Clicchi su Federazione Italiana Nuoto", suggerì Donatella.
"E che ci clicco a fare?".
"Può darsi che siano la stessa cosa", insistè Donatella.
"Ma che cazzo dici? Perchè mai la pallanuoto dovrebbe far parte di un'altra federazione?".
"E che ne so io, commissario! Provi lo stesso".
Noce provò. "Hai ragione, qui ci sono tutti i risultati delle partite".
"Provi a cliccare su la partita Canottieri Partenope-Rari Nantes Roma".
"Ok, si sta aprendo. Ecco le formazioni! E Motta c'è... numero 5 Michele Motta".
 
***
 
Noce stabilì il piano d'azione.
1. Appurare sul tabulato telefonico del cellulare di Alessandra Barile e Michele Motta se esistevano chiamate tra i due negli ultimi giorni.
2. Localizzare dov'era il cellulare di Motta nell'arco di tempo in cui presumibilmente era morto Giuseppe D'Amico, cioè dalle 7 alle 8,30 di sabato 5 ottobre.
3. Appurare quando la Rari Nantes Roma era giunta a Napoli per la partita con la Canottieri Partenope.
Fu Donatella Dell'Angelo, ovviamente, ad eseguire il piano.
1. L' ultima telefonata tra i due, fatta da Alessandra Barile, era del 2 ottobre alle ore 22,04.
2. Il cellulare di Motta dalle 7 alle 8,30 di sabato 5 ottobre risultò irrintracciabile. Tornò rintracciabile alle 10,22 dello stesso giorno: il giocatore fece una telefonata ad un numero che poi sarebbe risultato di un amico.
3. La Rari Nantes Roma era partita per Napoli in pullman sabato mattina alle 10,30.
"E quindi non può essere stato lui ad uccidere Giuseppe D'Amico", sentenziò Donatella.
Noce si alzò dalla scrivania. Mani dietro la schiena si piazzò davanti la finestra, in meditazione, a contemplare il panorama: lo stadio San Paolo. Gli unici calci ad un pallone li aveva dati quand'era bambino, judo e karate gli unici sport che aveva praticato in vita sua. La iena si era fatto insonorizzare l'ufficio per non sentire il boato "di quei deficienti", come definiva coloro che assistevano alle partite. Detestava il calcio, che considerava "un'inutile perdita di tempo e di uomini". Ovviamente toccava al commissariato di Fuorigrotta il servizio d'ordine alle partite.
"Sto cazzo di stadio", borbottò Noce continuando a meditare. Donatella sperava che la iena uscisse al più presto da quel momento di riflessione, che durava ormai da abbondanti tre minuti. Ma Noce proseguì cambiando zona, si spostò al centro della stanza e - mani sempre dietro la schiena e testa bassa - cominciò a girare in tondo alla ricerca di un qualcosa che arrivò al quarto giro. "Hai chiesto, per caso, a quelli della Rari Nantes Roma se Motta sabato mattina era partito assieme a loro?".
"No, commissario, l'ho dato per scontato".
"E hai fatto male. Con chi hai parlato della squadra?".
"Con il direttore sportivo, un tale De Marino".
"Richiamalo e fatti dire se Motta era su quel cazzo di pullman. Cosa ti giochi che non c'era?".
Più di una vola Donatella aveva perso scommesse con la iena, stavolta non abbocco all'invito. E fece bene.
"Aveva ragione lei, commissario: Motta è partito il giorno prima per Napoli. Ha detto all'allenatore che doveva parlare con il presidente del Poseidon di certi arretrati mai ricevuti e ha ottenuto il permesso. Che faccio, controllo con il presidente?".
"E che stai aspettando, un permesso in carta bollata?".
 
***
 
Il presidente del Circolo Nautico Poseidon, Riccardo Obice, non diede a Donatella neppure il tempo di spiegargli il motivo dela telefonata. Attaccò subito con un "Per colpa vostra il nostro glorioso Circolo è su tutti i giornali. Abbiamo subito dalla stampa continui attacchi all'onorabilità del sodalizio, che è fuori discussione. Ma il questore mi sentirà. E' nostro socio, pretendo spiegazioni per tutto quello che sta accadendo".
Donatella non replicò. Sapeva per esperienza che era del tutto inutile cercare di far capire ad Obice che tutta quella pubblicità negativa intorno al Circolo era inevitabile: due uomini erano morti, uno era stato ammazzato, l'altro si era (apparentemente) suicidato, entrambi erano soci del Poseidon. "Come pretendi, pezzo d'idiota, che il tuo glorioso Circolo del cazzo venga ignorato dai media? E, pur ammettendo che i giornalisti avevano sguazzato ignobilmente nella vicenda, perchè cazzo te la prendi con noi della Polizia?".
Concluso lo sfogo, Obice diede finalmente a Donatella l'opportunità di entrare in argomento: "E' vero che Michele Motta, un vostro ex giocatore, è venuto a parlare con lei venerdì 4 o sabato 5 ottobre?".
"Motta? Ma se sono almeno due anni che non lo vedo... E perchè sarebbe dovuto venire a parlare con me?", chiese a Donatella.
"Per alcuni arretrati non corrisposti dal Circolo".
"Arretrati? Le faccio presente, dottoressa, che il Circolo Nautico Poseidon non ha pendenze economiche nè con i giocatori attuali nè con quelli precedenti. E poi, anche se fosse il contrario, mai e poi mai il Circolo si sarebbe indebitato nei confronti di un carabiniere".
 
***
 
Adesso sapevano anche come Motta si era procurato la seconda pistola. Il puzzle ormai era completo, Noce riepilogò come potevano essere andati i fatti "Alessandra Barile, che da anni passa da un amante all'altro, riallaccia la relazione con Michele Motta. Ma stavolta è qualcosa di più serio, almeno per la donna. Dopo essere stata interrogata in commissariato sul caso Li Rosi, matura la decisione di liberarsi del marito e si mette immediatamente in contatto con Motta. Non sappiamo come - chiamate tra i due non risultano sui rispettivi tabulati telefonici - ma è certo che il pallanuotista si precipita a Napoli. I due si vedono nella serata di venerdì 4 ottobre per mettere a punto il piano. Si può anche agire subito, non c'è bisogno che Motta faccia un sopralluogo, l'abitazione dei D'Amico la conosce: c'è già stato durante la precedente relazione con la donna. Alessandra Barile gli consegna le chiavi di casa, probabilmente ha un doppione, e gli spiega dove trovare l'arma del marito. La mattina dopo, mentre la donna porta a spasso il cane, Motta raggiunge l'abitazione, entra nell'appartamento, con la pistola di servizio costringe Giuseppe D'Amico ad andare nella sua camera da letto, chiude la porta, prende l'altra pistola nel cassetto del comodino, spara un colpo in testa a D'Amico e inscena il suicidio con tanto di impronte della vittima sul calcio dell'arma. Intanto Alessandra Barile, che è perfettamente a conoscenza delle abitudini degli altri condomini, è giù in strada per controllare se qualcuno entra o esce dal caseggiato e al momento giusto in qualche modo dà il via libera all'amante, forse con un walkie-talkie. Motta lascia l'appartamento e si dilegua. Tutto molto facile e rapido, probabilmente c'è voluto anche meno di un quarto d'ora. C'è soltanto un problema, ed è tutto nostro, Donatella: di tutto questo non abbiamo uno straccio di prova".
 
***
 
LA NONA PUNTATA
Arcangelo Noce detestava le frasi fatte, ma fu costretto ad ammettere: "Siamo in un vicolo cielo".
Davanti a lui, sul muro di quel vicolo, la scritta a caratteli cubitali "L'omicidio di Li Rosi e la morte di D'Amico sono collegati?".
Anche a quell'interrogativo finora non era riuscito a dare una risposta.
Di due cose, però, era certo:
 
- D'Amico non si era suicidato.
- Non era stato lui ad ammazzare Li Rosi.
 
Convinzione che ribadì a Donatella Dell'Angelo, seduta di fronte a lui nel suo ufficio: "Non può essere stato D'Amico, è un'ipotesi che non sta in piedi: la relazione tra Li Rosi e Alessandra Barile - ammesso che si possa definire tale qualche scopata - era terminata da quasi un mese. Perchè D'Amico avrebbe dovuto aspettare tanto tempo per ucciderlo? E poi sui tabulati telefonici non abbiamo trovato tracce di telefonate tra Li Rosi e la Barile nelle ultime tre settimane".
"Potrebbero aver utilizzato una scheda sim anonima", argomentò il vice commissario, ma anche questa ipotesi non convinceva la iena: "Perchè mai avrebbero dovuto farlo? Per parlarsi hanno sempre utilizzato tranquillamente le schede telefoniche regolari. Piuttosto, mi hai fatto venire in mente un particolare che potrebbe essere importante: venerdì 4 ottobre, quando è venuta in commissariato, se non ricordo male Alessandra Barile ha escluso categoricamente che il marito potesse aver ucciso Li Rosi".
Senza aggiungere altro, la iena si alzò e raggiunse il classificatore delle pratiche.
"Perchè non fa come tutti i commissari di questo mondo che le tengono a portata di mano sulla scrivania?", si chiese Donatella. "Ci scommetto che adesso dice...".
"...dove cazzo è andato a finire il verbale?".
"E' nel cassetto più sotto", suggerì Donatella.
"E come mai è finito là?", sbottò la iena.
"Ce l'ha messo lei, commissario".
"Non dire cazzate... perchè mai avrei dovuto cambiargli posto?... Ah, eccolo qua".
Noce prese la cartellina e tornò a sedersi.
"Ecco, ricordavo bene. Ha detto "si tolga dalla testa, commissario, che possa essere stato lui ad uccidere Li Rosi: non si rischia il carcere a vita per difendere un oggetto. Per mio marito non sono nulla di più. Forse un tempo a modo suo mi ha amato, ma oggi di quel sentimento è rimasto ben poco”.
"Tu lo avresti detto, Donatella, se avessi avuto intenzione di uccidere tuo marito inscenando un suicidio?", chiese Noce al suo vice. Il pensiero di Donatella inevitabilmente andò a Walter, la persona che amava più di ogni altra al mondo ("Io non potrei mai fargli del male"). Poi rispose: "No, commissario, avrei fatto esattamente il contrario. Avrei detto di avere forti sospetti sulla colpevolezza di D'Amico in modo che la Polizia potesse poi credere maggiormente all'ipotesi del suicidio, avvenuta magari in seguito ad un forte pentimento".
"E quindi cosa ne deduci?".
Noce si divertiva a stuzzicare Donatella con esercizi di deduzione stimolandola ad arrivare con il ragionamento dove lui era già giunto da tempo. Lo scopo non era didattico, la iena si serviva di questi giochetti soltanto per ribadire la superiorità intellettiva di cui riteneva essere in possesso. Tuttavia, il più delle volte Donatella gli faceva saltare i piani risolvendo prontamente il rebus: "Ne deduco che Alessandra Barile ha preso la decisione di togliere di mezzo il marito subito dopo aver parlato con lei in commissariato, sempre ammesso che sia lei l'assassino o il mandante del delitto".
C'era anche questo dubbio nell'elenco degli interrogativi senza risposta. Ma, a differenza del caso Li Rosi, per il quale la iena non aveva la più pallida idea di chi potesse essere l'assassino, per la morte di D'Amico i sospetti sulla moglie erano sempre più forti. "Io me lo sento che è stata lei - disse quella sera ad Elio in trattoria -, ma non ho uno straccio di prova, nemmeno un indizio".
"E il fantomatico amante che potrebbe aver commesso il delitto per lei?", chiese Elio.
"Abbiamo setacciato l'abitazione di D'Amico, nessuna traccia! Abbiamo controllato ogni numero telefonico che compare sul tabulato telefonico di Alessandra Barile, tutta fatica sprecata".
"Avete provato a cercare in quel covo di vipere, commissario?".
"Se stai parlando del Circolo Poseidon, la risposta è sì. Donatella ha trascorso tutta la giornata di oggi a parlare con il presidente e con gli altri dirigenti, ma non ha raccolto nulla che possa esserci utile".
"E quel Rossi, il compagno di burraco di Li Rosi?".
"Certo che abbiamo parlato anche con lui! Ma vuoi forse insegnarmi il mio mestiere, Elio?".
Il ristoratore si alzò in silenzio e si allontanò dal tavolo della iena.
"Cosa c'è, ti sei offeso per caso?", chiese il commissario.
"No, sto andando a prendere la bottiglia di amaro. Aiuterà a schiarirci le idee".
"Allora versamene una razione doppia, Elio, perchè non le ho mai avute così annebbiate come in questo momento".
Mentre versava l'amaro, Elio riprese il discorso con cautela per evitare di fare incazzare la iena: "Posso esporle brevemente quello che mi è venuto in mente?".
"Cosa vuoi, un permesso scritto? Su, forza, ti ascolto".
"Secondo quello che lei mi ha raccontato finora, appare evidente che:
- D'Amico è stato ucciso.
- L'unica persona che potrebbe avere avuto un motivo valido per toglierlo di mezzo è la moglie.
- Questo motivo valido potrebbe essere un altro uomo, nei confronti del quale Alessandra Barile nutre un sentimento talmente forte da corriere il rischio di finire in galera.
- Quest'uomo potrebbe essere suo complice nel delitto. Giusto, finora?".
"Giusto", rispose Noce. "Vai avanti".
"Ma se davvero esiste quest'individuo, qual è il luogo più probabile dove Alessandra Barile può averlo incontrato?".
"Il Circolo Nautico Poseidon, mi pare chiaro. Ma, come ti ho già detto, nulla è emerso dai vari colloqui che Donatella ha avuto nella giornata di oggi con la dirigenza e con i soci. Quindi stai sprecando il tuo fiato, Elio".
"Se non vado errato, però, lei mi ha detto che - secondo quanto sostiene Rossi, il compagno di burraco di Li Rosi - ad Alessandra Barile sono sempre piaciuti molto i pallanuotisti e si è fatta più di un giocatore del Poseidon. Quindi è nella squadra, io credo, che bisogna cercare il complice della moglie di D'Amico, a meno che non abbia commesso il delitto da sola".
Erano passate abbondantemente le 23, ma Noce prese ugualmente il telefono e chiamò Donatella Dell'Angelo.
Il vice commissario, nonostante le raccomandazioni del marito, non aveva staccato il cellulare prima di andare a letto e la iena la beccò mentre era particolarmente impegnata sulle parti anatomiche inferiori di Walter.
"Stavate dormendo, per caso?".
"No, commissario. Siamo entrambi svegli, soprattutto lui".
"Lui chi?", chiese la iena.
"Lasci perdere, commissario. Cosa posso fare per lei a quest'ora?", e calcò volutamente sulla parola ora.
"Ho bisogno di sapere i nomi dei pallanuotisti del Poseidon che si si scono scopati Alessandra Barile. Parla con Rossi, lui sicuramente lo sa".
"Vuole che lo chiami adesso?".
"Certamente. Altrimenti perchè mai avrei dovuto disturbarti. Ma sei sicura che non stavate dormendo?".
"Sicurissima, commissario. Mai stata così sicura in vita mia".
 
***
 
Francesco Rossi fece tre nomi: Diego Soviero, Paolo Avvantaggiato e Michele Motta. "Ma quest'ultimo - precisò - sono ormai due anni che non gioca più con noi. E' di Roma ed è tornato a giocare nella capitale".
Soviero e Avvantaggiato furono convocati martedì 8 ottobre in commissariato ed ascoltati rispettivamente da Noce e Donatella Dell'Angelo.
 
Conosce Alessandra Barile?
Soviero
: "Certo. E' la moglie del socio che si è suicidato".
Avvantaggiato: "E' su tutti i giornali, come vuole che non la conosca".
 
Ma lei la conosce personalmente?
Soviero
: "Tempo fa siamo stati insieme un paio di volte a cena".
Avvantaggiato: "Frequenta spesso il Circolo, viene sempre alle nostre partite, più di una volta ci siamo intrattenuti a parlare".
 
Tutto qui?
Soviero: "Beh, una delle volte che siamo stati a cena poi è venuta a casa mia".
Avvantaggiato: "Se mi avete convocato qui, già lo sapete. Quindi è inutile perdere tempo: quattro mesi fa siamo andati a letto insieme".
 
Oltre a questo, che tipo di rapporto ha avuto con lei?
Soviero: "Nessuno. Una scopata e via, amici come prima".
Avvantaggiato: "Nessuno. Era sposata, frequenta il Circolo, di comune accordo ci siamo detti che era meglio non vedersi più".
 
Lei dove ha trascorso la mattina di sabato 5 ottobre?

Soviero: "Il giorno in cui è morto D'Amico? Ero a Firenze con la squadra"
Avvantaggiato: "Proprio quel giorno è cominciato il campionato".
 
LE PRIME QUATTRO PUNTATE
http://www.waterpolopeople.com/news/waterpolo-people/le-prime-quattro-puntate1/?back=home
 
DALLA QUINTA ALL'OTTAVA PUNTATA

http://www.waterpolopeople.com/news/waterpolo-people/dalla-quinta-allottava-puntata2/?back=home
 
 
 
 
 
 

 

Inviaci un tuo commento!

(la tua email email non verrà pubblicata nel sito)
I dati personali trasmessi saranno trattati direttamente da A.S.D. WATERPOLO PEOPLE quale titolare del trattamento ed esclusivamente per lo scopo richiesto garantendo la riservatezza e la sicurezza dei dati.

I dati personali saranno conservati solo il tempo esclusivamente necessario. Ogni interessato può esercitare il diritto di avere informazioni sui propri dati ai sensi dell'art. 7 dlgs 196/2003.

La preghiamo quindi di fornire il suo consenso al trattamento dei dati cliccando sull'apposito riquadro.

* campi obbligatori
Attendere prego...

Grazie della collaborazione!
Il tuo commento è stato registrato in archivio e sarà visibile nel sito dopo l'approvazione amministrativa.

Ok