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Ecco l'ultima puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 10 Gen 2118  14:44
Mercoledì 2 ottobre - Ore 11,30
"Niente, commissario. Nè Gerlando Porro nè il suo segretario hanno noleggiato una macchina in quei giorni. Dopo aver setacciato tutti gli autonoleggi di Caserta, ho contattato quelli di Napoli e poi di tutta la Campania. Niente di niente".
"E allora non c'è altra ipotesi possibile: il vice presidente della Regione e il suo segretario sono andati al Convegno di Caserta con due macchine: una è rimasta nel parcheggio dell'Hotel Royal, l'altra l'hanno posteggiata altrove e con quella Porro è tornato a Napoli per uccidere la moglie. Bisogna controllare tut...".
"Già fatto, commissario. Mentre lei era a Castellabate, mi sono procurata l'elenco di tutte le vetture che Porro avrebbe potuto utilizzare, ma nessuna è transitata il 21 settembre al casello autostradale di Caserta Nord. E nemmeno negli altri caselli".
La iena sferrò un violento pugno sulla scrivania, stavolta Donatella Dell'Angelo non sobbalzò: ci aveva fatto il callo.
"Cazzo, eppure ne ero certo! Per forza Porro deve aver preso l'autostrada! Se quella sera fosse andato a Napoli per la statale, ci avrebbe messo almeno il doppio del tempo e sarebbe tornato al Royal oltre la mezzanotte mandando a farsi fottere l'alibi dell'acqua minerale!".
"Potrebbe essersi fatto prestare la macchina da qualche conoscente", azzardò timidamente Donatella.
"Giusto!", e la iena diede un altro cazzotto alla scrivania, ancora più pesante del precedente ("Sarà anche brutta come la morte - pensò la iena - ma vale più di tutti gli altri messi assieme in questo commissariato").
 
***
 
Giovedì 3 ottobre - Ore 10
Accolta l'istanza del procuratore, il Gip inoltrò alla magistratura francese la richiesta di rogatoria internazionale. "Che tempi ci vorranno?", chiese Ragozzino al procuratore.
"In Francia la burocrazia è decisamente più rapida della nostra, ma sicuramente passeranno almeno 15 giorni. La polizia francese deve svolgere tutte le indagini necessarie".
"E l'esito?".
"Sono ottimista - rispose il procuratore -. Anche se la polizia francese non dovesse trovare ulteriori indizi a carico del nostro uomo, approveranno la nostra richiesta, ne sono certo. Avrei avuto qualche dubbio se la vittima fosse stata italiana, ma poichè si tratta di un cittadino francese...".
 
***
 
Giovedì 3 ottobre - Ore 11
"Per risolvere un caso di omicidio particolarmente complicato - diceva spesso Noce ai suoi collaboratori - ci vogliono un 50% di perseveranza, un 40% d'intuito e un 10% di errore da parte dell'assassino. Più una buona dose di culo".
Che non mancò nel caso Dolce-Porro. Due sole macchine transitarono al casello autostradale di Caserta Nord la mattina e la sera del 21 settembre nelle ore in cui presumibilmente era passato Gerlando Porro: una Fiat Panda, che fu scartata immediatamente per la modesta velocità, e una Golf GT Turbo, che ripassò al casello anche la mattina dopo, cioè quando il vice presidente della Regione tornò a Napoli. La Golf era intestata a Giuseppe Modesto, 42 anni, imprenditore, domiciliato a Napoli in via Petrarca. 
Solita tiritera in commissariato: "Posso sapere perchè sono stato convocato? Ho dovuto lasciare improvvisamente il cantiere... quanto tempo ci vorrà?".
"Dipende", rispose Noce. Frase che aumentò visibilmente l'ansia del suo interlocutore. "Ha un'impresa di costruzioni, giusto?".
"Si, ma perchè... cos'è successo?".  Modesto impallidì, ormai convinto di essere stato  convocato in commissariato per qualche irregolarità nel suo lavoro.
"La sua impresa lavora soltanto per i privati oppure anche per le istituzioni?".
"Generalmente per i privati".
"Ha mai lavorato per la Regione?".
"Si, ma roba di poco conto".
"Di poco conto, dice?", e spinse verso di lui sulla scrivania un documento. "Solo per il 2017 lei ha ottenuto dalla Regione appalti per un totale di circa 850mila euro".
"Nel mio lavoro non sono cifre particolarmente elevate, commissario. Ecco perchè ho parlato di roba di poco conto". Intanto, sempre più preoccupato, Modesto pensava: "Vuoi vedere che sono venuti a conoscenza... ma no, non è possibile, mi hanno assicurato che per quell'appalto non c'era nulla da temere".
Mentre l'imprenditore si chiedeva se era il caso di chiamare il suo avvocato, Noce entrò in argomento: "Lei conosce Gerlando Porro, il vice presidente della Regione?".
"Di nome, ma non l'ho mai incontrato di persona".
"Però dal tabulato delle sue telefonate", e spinse un altro documento verso Modesto, "risultano una serie di chiamate ricevute dalla segreteria della vice presidenza regionale. L'ultima il 14 settembre. Con chi ha parlato?".
"Non ricordo, sono passate più di due settimane", rispose Modesto ("Ma se l'appalto non c'entra, cosa cazzo vuole la Polizia da me?").
"Ricorda dove è andato con la sua Golf GT Turbo venerdì 21 settembre?", chiese Noce. E immediatamente Modesto capì cosa cazzo voleva la Polizia da lui. Aveva letto i giornali, e le accuse fate a Porro dalla cognata. "Ma tu guarda in che guaio mi ha messo quello stronzo! E adesso cosa faccio?".
Decise di chiamare l'avvocato. E, dopo essersi appartato per consultarsi con lui, decise di inguaiare a sua volta il vice presidente della Regione: "Si, è vero, conosco molto bene Gerlando Porro, siamo amici, ci conosciamo dai tempi della scuola. Mi ha chiesto di prestargli la macchina per un paio di giorni e io glie l'ho data".
"Glie l'ha chiesta lui personalmente?".
"No, il suo segretario, Salvatore Bisogno".
"Le ha spiegato il perchè della richiesta?".
"No. Bisogno è venuto a prendere la macchina giovedì 20 settembre e me l'ha riportata sabato 22".
"Perchè ha mentito quando le ho chiesto se conosceva Gerlando Porro?".
"Non lo so neppure io, commissario", e abbassò lo sguardo.
"Lo sa, signor Modesto, che può essere incriminato per concorso in omicidio?".
"No, ma che dice signor commissario! Io non c'entro nulla".
"E allora mi dica tutto quello che sa".
"Porro mi ha telefonato giovedì 20 settembre e, nel ringraziarmi per il prestito della macchina, mi ha raccomandato di non dirlo a nessuno. Ecco perchè le ho detto che non lo conoscevo. Ma è stato davvero lui ad uccidere la moglie?".
La Corte d'Assise decise di sì e condannò a 30 anni di reclusione per omicidio premeditato Gerlando Porro e a 14 anni per concorso in omicidio il suo segretario Salvatore Bisogno.
 
***
 
Giovedì 10 ottobre - Ore 10
Il commissario che su richiesta della magistratura italiana si occupò a Tolosa delle indagini per l'omicidio di David Bertan si chiamava Francis Brochard. Il suo bisnonno aveva fatto il poliziotto, suo nonno aveva fatto il poliziotto, suo padre Alphonse era stato un ottimo poliziotto, il suo unico figlio non faceva il poliziotto. "Stai alla larga da questa divisa, Daniel Brochard: nel mondo ci sono un sacco di cose più belle da fare", gli aveva detto nel giorno del suo diciottesimo compleanno.
Il figlio lo aveva preso fin troppo alla lettera: aveva fatto sette figli con due mogli, aveva divorziato da entrambe e adesso, oltre che maledire in continuazione il padre per i suoi consigli, faceva il contabile di giorno e l'istruttore di nuoto la sera per poter pagare gli alimenti.
Francis Brochard pensò a proprio al figlio Daniel quando Martine Derveux, seduta di fronte a lui in commissariato, gli disse: "E' pur sempre il padre dei miei figli, al mio posto lei avrebbe fatto la stessa cosa".
Pur sapendo in cuor suo che era stato il marito ad ammazzare David Bertan, non lo aveva denunciato. E adesso, di fronte all'evidenza dei fatti, Martine dava sfogo ai suoi rimpianti: "E' tutta colpa mia se è successo. Non avrei dovuto...".
...finire tra le braccia di Bertan e dare il colpo di grazia ad un matrimonio che stava andando a rotoli.
"Da tempo non amo più mio marito, non è colpa di nessuno, è successo e basta. Lui, invece, dopo dieci anni di matrimonio mi ama ancora alla follia e, quando due anni fa ha scoperto la mia relazione con David, è andato a casa sua e lo ha riempito di botte. E' tutta colpa mia, dovevo essere più prudente, invece mi sono comportata come una ragazzina: mandavo messaggi anche di notte a David e...".
...la polizia francese, esaminando con attenzione il tabulato telefonico di Bertan, ha scoperto il movente dell'omicidio.
"In questi due anni lei ha continuato a frequentare Bertan?", chiese Brochard.
"No, abbiamo troncato il rapporto, poi due mesi fa ci siamo incontrati per caso e ci sono ricascata come una cretina".
"Suo marito lo sapeva?".
"Io pensavo di no. Stavolta ero stata più prudente, niente messaggi, niente telefonate. Ma evidentemente, se è successo quello che è successo, in un modo o nell'altro deve averlo saputo".
 
***
 
Martedì 15 ottobre
"E' stato lui a dirmelo".
"Quando glie l'ha detto?", chiese Brochard. All'interrogatorio nel commissariato di Tolosa era presente anche Salvatore Ragozzino.
"Saranno state le 15, io ero l'unico della squadra sveglio. Ero andato a fare quattro passi e l'ho incontrato sul lungomare di Acciaroli.
 
- "Stasera io non ci sono, vado a Castellabate. Se avete bisogno di me potete rintracciarmi sul cellulare".
- "Guarda che non comandi tu in questa squadra. Se vuoi fare i tuoi porci comodi, devi chiedere il permesso".
- "Di certo non a te".
- "E invece è proprio a me che lo devi chiedere. E sai che ti dico? Stasera non vai da nessuna parte".
- "Ci vado, eccome. Prova ad impedirmelo, se ne sei capace".
- "Tu adesso vieni con me in albergo e da lì non ti muovi più. Da questo momento sei sospeso".
- "Io, che tu voglia o no, stasera andrò sulla spiaggia di Castellabate e mi scoperò una bella signora esattamente come ho fatto domenica scorsa con tua moglie. Mentre portavi allo stadio i tuoi ragazzi a vedere la partita, io sono andato a casa tua e ce la siamo spassata. Ti devo fare i complimenti, Martine è ancora più bella di due anni fa".

 
"Cosa ha fatto quando glie l'ha detto", chiese Brochard.
"Niente. Ero impietrito. Non me l'aspettavo, pensavo che la storia tra Bertan e mia moglie fosse finita da tempo".
"Ha telefonato a sua moglie per chiedere spiegazioni? Bertan poteva averle mentito per il solo gusto di farle del male. Poteva essersi inventato tutto".
"No, purtroppo era tutto vero. Soltanto mia moglie sapeva che ero andato allo stadio con i ragazzi. E quello stronzo se l'è scopata a casa mia... capite, a casa mia! Perciò ho deciso di ucciderlo".
 
***
 
"E allora?", chiese Noce a Ragozzino?
"Tutto ok, ha confessato. L'avvocato ha provato a fermarlo, ma lui è andato avanti. Forse ha voluto liberarsi del peso insopportabile che aveva dentro".
"Secondo me, invece, si è reso conto che gli indizi erano troppo schiaccianti e ha preferito risparmiarsi qualche anno di galera con il rito abbreviato. Vuoi scommettere?".
"No, grazie. Mi basta la cena che ho perso l'altra volta. Pagherò il mio debito non appena rientro da Tolosa".
"Ok, facciamo domenica prossima. Ti spiace se viene a cena con noi anche il mio amico Sirago? Per lui pago io".
"No, mi spiace solo aver perso la scommessa. Ci avrei giurato che era stato l'altro".
Prima di mostrare al tassista le foto di Remy Dussolier e Laurent Grignon, nessuno dei due sapeva chi era il colpevole. "Facciamo una scommessa - aveva proposto Ragozzino -: io dico che è stato Dussolier".
"E io Grignon", disse con un ghigno la iena.
Mario Corcione
FINE
(Martedì 16 gennaio la prima puntata del nuovo giallo).
 
***
 
LA NONA E LA DECIMA PUNTATA
Venerdì 27 settembre - Ore 10

Inutile controllare l'alibi di Gerlando Porro con il suo segretario. Era scontato che avrebbe confermato la versione del vice presidente della Regione. Il commissario Noce, pertanto, decise di parlare con il direttore dell'Hotel Royal di Caserta.
"Si, commissario, venerdì 20 settembre ho seguito personalmente i lavori del Convegno".
"Può dirmi, dunque, se Gerlando Porro quella sera ha lasciato in anticipo la sala?".
"E chi sarebbe Gerlando Porro?".
"E' il vice presidente della Regione".
"Guardi, commissario, che al Convegno hanno partecipato un ministro, un sottosegretario, il segretario del partito e non so quanti altri pezzi grossi. Si figuri se posso ricordarmi della presenza di un vice presidente regionale, di questo... come ha detto che si chiama?".
"Porro, Gerlando Porro. Vuol vedere, cortesemente, se ha partecipato al Convegno?".
Il direttore diede una rapida occhiata al registro e confermò: "Camera 426, ovviamente una singola, come tutti i partecipanti al Convegno".
Come dire, tanto pagano i contribuenti.
"Prendete nota dei servizi in camera e di chi li ha effettuati?", chiese Noce.
"Certamente".
"Vuol controllare, per cortesia, se la sera del 20 settembre il signor Porro si è fatto portare qualcosa?".
"Un attimo solo... si, ha chiesto dell'acqua minerale alle 22,45".
"Ma non c'è il mini-bar in ogni camera?".
"Certo che si, ma lui ha chiesto una bottiglia da un litro".
"E' in servizio il cameriere che glie l'ha portata?".
"No, ma le posso dare il suo numero di cellulare. La prego soltanto di chiamarlo più tardi. Ha fatto il turno di notte, a quest'ora sta dormendo".
La iena lo chiamò immediatamente. Telefono staccato.
Si procurò il numero di telefono della sua abitazione. Staccato pure quello.
 
***
 
Il cellulare di Virginia Corsi non era staccato. Non lo era mai. Parlare al telefono era praticamente l’unica sua attività, cambiava soltanto la sede. In quel momento era in giardino, a bordi della piscina e indossava un bikini bianco che metteva in risalto il suo corpo perfetto e l’abbronzatura dorata. L’occhio nero era sparito, ma indossava ugualmente un paio di occhiali per proteggersi dal sole che continuava a picchiare forte anche a settembre inoltrato.
Al quarto squillo la bella figlia di Fausto Corsi allungo il braccio destro verso il tavolino dove aveva poggiato il cellulare e, senza neppure guardare il numero, schiaccio il pulsante verde.
Dalla sua voce roca partì un “Prontoooo” caldo e sensuale che avrebbe sciolto le nevi di un ghiacciaio. "Ah, è lei... no, mio marito non c'è, è ancora in Argentina... si, passi pure quando vuole, oggi pomeriggio non ho impegni, non mi muovo da casa".
 
***
 
Il cellulare di Patrizio Mollo, il cameriere del Royal, tornò ad essere raggiungibile alle 15,30. Il ragazzo era sveglio. In tutti i sensi.
"Certo che lo ricordo! Mi ha dato una mancia di 10 euro".
"Sapresti riconoscerlo vedendo la sua foto?".
"Si, penso proprio di sì. Vado subito su Google. Come si chiama?".
"Gerlando Porro. E' il vice presidente della Regione".
"Si, è lui".
"Ne sei sicuro? Hai guardato attentamente le foto?".
"Si commissario, è proprio lui. Desidera altro?".
 
***
 
"Desidera un caffè? Qualcosa di fresco?", chiese Virginia Corsi.
"Una limonata, grazie".
"Gliela vado a prendere subito, oggi è il giorno di festa della servitù. Siamo soli in casa, lei ed io".
 
***

Il direttore del Royal non era solo in albergo, ovviamente, ma aveva  un sacco di cose da fare. Non fu contento,  perciò, di risentire la voce di Noce. Stava per partire una nuova raffica di domande.
"I lavori del Convegno quella sera si sono conclusi in orario?", chiese la iena.
"Alle 20 precise, commissario. Alle 20,15 c'era la cena".
Come dire, figuriamoci se arrivavano in ritardo a tavola.
"L'uscita di sicurezza dell'albergo dove conduce?".
"Al parcheggio esterno".
"E vi si può accedere senza passare per la reception?".
"L'accesso all'uscita di sicurezza è presente ad ogni piano dell'albergo".
"Gli accessi sono controllati dalle telecamere?".
"No, commissario, ma ci sono due telecamere che controllano il parcheggio".
"Quindi, se qualcuno raggiunge il parcheggio passando per l'uscita di sicurezza sicuramente viene inquadrato dalle telecamere".
 Più che un’affermazione era ovviamente una speranza. Ma svanì.
"Viene inquadrato solo se si avvicina alle autovetture, commissario. Le telecamere puntano direttamente sul parcheggio".
"E' in grado di farmi pervenire le registrazioni delle due telecamere dalle ore 20 alla mezzanotte del 22 settembre?"
"Assolutamente sì".
 
***
 
"No, decisamente no, che le salta in testa? Mi viene da ridere solo al pensiero che mio padre... Non mi dica che è venuto fin qui per questo!".
Non era andato a casa di Virginia Corsi per quello.
 
***
 
"Donatella, chi è il guidatore più bravo del commissariato?, chiese la iena al suo vice.
"Dipende. Le serve uno che guidi senza farle venire il mal di stomaco oppure uno dalla guida spericolata?".
"Mi serve uno veloce".
"Allora c'è Presti, Stefano Presti. Ha fatto anche lo stuntman".
"Bene, stasera prendi questo Presti e...".
"Stasera veramente avrei un impegno". Piizza, cinema e gran finale a casa di Walter.
"Rimandalo, mia cara. Mi servi assolutamente, dobbiamo appurare se Gerlando Corsi avrebbe potuto materialmente lasciare l'albergo di Caserta, andare alla sua villa di Posillipo, ammazzare la moglie e tornare al Royal".
 
***
 
Il corpo completamente nudo di Virginia Corsi giaceva supino sul lato sinistro del letto matrimoniale. Una macchia rossa risaltava all’attaccatura del seno sinistro, gli occhi azzurri guardavano fisso il soffitto.
"Ma toglimi una curiosità: tutti i vice commissari di polizia sono intraprendenti come te".
Ragozzino non rispose. Baciò dolcemente la voglia di fragola e benedisse Fausto Corsi per aver fatto una figlia così bella e disponibile.
"Ma tu pensi davvero che mio padre abbia ammazzato quel francese?".
"No, ma qui le domande le faccio io. Quando rientra tuo marito dall’Argentina?”.
“C’è tempo, c’è tempo… abbiamo tanto tempo…”.
 
***
 
Donatella Dell’Angelo e Stefano Presti partirono dall’Hotel Royal alle 20,15. Presero l’autostrada al casello di Caserta Nord, uscirono a Napoli a via Acton, percorsero tutta la città e arrivarono alla villa dei Porro a Posillipo, dove li attendeva Arcangelo Noce. Attesero quel quarto d’ora necessario a Gerlando Porro per narcotizzare la moglie, poi - stramaledicendo il commissario perché la Dell’Angelo pesava 65 chili abbondanti - Presti prese in braccio il vice commissario e scese le scale che conducevano in garage. Attesero altri quindici minuti, tempo minimo utile a Porro per accertarsi che l’avvelenamento col gas di scarico procedeva senza intoppi, risalirono in macchina e fecero il percorso inverso per raggiungere l’Hotel Royal a Caserta.
“Pronto, commissario, ci siamo!”.
Erano le 22,28.
“Bene”, rispose la iena, “Gerlando Porro ha avuto tutto il tempo necessario per lasciare il Royal al termine del Convegno, andare a Napoli, ammazzare la moglie, tornare a Caserta, rientrare in albergo per la uscita di sicurezza con l‘aiuto del suo segretario, che glie l’ha aperta dal’interno, rientrare in camera e ordinare la bottiglia di acqua minerale. C’è un solo problema: la vettura con la quale Porro e il segretario sono andati a Caserta, la sera dl 20 settembre non è transitata ad alcun casello autostradale, lo abbiamo accertato mentre eravate in viaggio”.
No, brutto stronzo, dì piuttosto mentre questo pazzo per colpa tua mi ha fatto venire i vermi in autostrada correndo a 200 all’ora”.
“Quindi - aggiunse la iena - è chiaro che Porro quella sera è andato a Napoli con un’altra macchina”.
“Potrebbe aver preso un taxi”, suggerì Donatella.
“No, ma quale ta…”. E sparò un “Siiiiiiiiiii!” a diecimila decibel che stordì Donatella.
“Quindi ha davvero preso un taxi per andare ad uccidere la moglie?”, chiese il vice commissario.
“No, per andare ad ammazzare David Bertan!”.
 
***

Lunedì 30 settembre - Ore 9,30
"Che Porro vada a farsi fottere assieme al questore! Io torno a Castellabate a chiudere il caso Bertan".
Se avesse potuto, in quel momento Donatella Dell'Angelo lo avrebbe ucciso. La iena aveva mandato all'aria la sua serata con il fidanzato, l'aveva piazzata sulla volante a fare da navigatore a Presti nel rally Caserta-Napoli-Caserta e poi, sul più bello, aveva piantato il caso Porro per dare la precedenza all'assassinio del francese.
"Quello non è soltanto stronzo come io pensavo, è completamente fuori di testa!", avrebbe detto quella sera al promesso sposo Walter durante il "recupero" della serata andata a puttane per colpa della iena.
Davanti a Noce, però, Donatella fu costretta a fare buon viso a cattivo gioco: "In bocca al lupo commissario. Se chiama il questore, gli dico che lei è a letto con la febbre".
"Ok, ti ringrazio. Ci vediamo tra un paio di giorni. Il tempo di sistemare le cose a Castellabate e torno".
Intanto diede a Donatella l'incarico di contattare tutte le agenzie di autonoleggio di Caserta per appurare se Gerlando Porro o il suo segretario avevano noleggiato la macchina con la quale - Noce ne era più che convinto - il vice presidente della Regione il 20 settembre era tornato a Napoli per uccidere la moglie".

***

Che cos'è il genio? E' la capacità di arrivare in un attimo nello stesso punto che altri raggiungeranno con grande fatica o non raggiungeranno mai. Può essere sufficiente un luogo, un gesto, un semplice vocabolo e nella testa del genio si accende improvvisamente la luce.
Taxi era la parola che aveva "illuminato" Arcangelo Noce.
"Mi permetti, Ragozzino, di affermare che siamo due imbecilli?".
Nello stato di grazia in cui era piombato il vice commissario dopo l'incontro ravvicinato con Virginia Corsi, gli avrebbe permesso ben altro.
"Siamo due imbecilli perchè ci siamo ostinati a cercare il movente dell'omicidio di Bertan in un'unica direzione, quella di Grazia Salzano, e ci siamo concentrati sul marito. Io stesso ti ho detto più volte "Fausto Corsi è l'unico che aveva un motivo valido per uccidere il giovane francese", ma potrebbe non essere così. Anzi, mi sento di poter dire che non è così. Chiamala intuizione, chiamala come vuoi, ma se io fossi in te farei una bella telefonata al servizio di taxi che si occupa della zona del Cilento. Ma prima vai su Google e...".

***

Lunedì 30 settembre - Ore 21
Si chiamava Pietro D'Ausilio e mai cognome fu così indovinato perchè "caro professore, c'è stato davvero di grande aiuto. Grazie a lui siamo arrivati all'assassino".
Seduto quella sera nel giardino di Sirago davanti ad un'insalata di polpo che aveva un sapore ancora più gustoso del solito, il sapore del successo, la iena mise il professore a conoscenza degli ultimi sviluppi del caso Bertan... a modo suo.
"Non è stato facile, professore, parlare con questo D'Ausilio. Eppure, per una strana combinazione, lui ed io c'eravamo già incrociati a Napoli qualche ora prima. Mentre stamattina m'imbarcavo al Molo Beverello per prendere l'aliscafo per S.Marco di Castellabate, alla stessa ora D'Ausilio è arrivato a Napoli con un aliscafo proveniente dal Cilento. Aveva accompagnato la figlia, che sta per sposarsi, a scegliere l'abito da sposa nello stesso negozio dove trent'anni prima si era servita la moglie, che è morta l'anno scorso".
Sirago, che non vedeva l'ora di conoscere il nome dell'assassino di Bertan, cominciava a spazientirsi: "Non è da lei, commissario, perdere tempo con questi dettagli inutili... l'aliscafo... la sposa...".
Ma era da iena, però, tenere il suo interlocutore sulle spine allungando il brodo e facendo volontariamente tanta, tanta confusione: "Qualche giorno fa Ragozzino mi ha detto “Ormai sono certo che non è stato Corsi ad ammazzare Bertan, quindi credo proprio che il francese sia stato ucciso per rapina”. Anch'io, professore, con lo sviluppo delle indagini mi sono fatto la convinzione che Fausto Corsi è innocente. E vuole sapere perchè? Perchè non mi sembra un tipo così sanguigno e passionale da uccidere un uomo dopo averlo sorpreso con la moglie. Adesso lei mi chiederà: e allora Corsi dove si è recato con la sua auto la sera del delitto? E' andato dall'amante? E quest'amante è una donna oppure un uomo? Probabilmente non lo sapremo mai! Ragozzino, quindi, ha perfettamente ragione quando sostiene che non è lui l'assassino, ma assolutamente torto quando avanza l'ipotesi della rapina, che non sta nè in cielo nè in terra: perchè uccidere Bertan se l'aggressore l'aveva già tramortito con un colpo alla nuca? Bastava prendergli il denaro e le carte di credito e andare via. No, caro professore, non è stata una rapina finita tragicamente: Bertan è stato ucciso con premeditazione da qualcuno che voleva fortemente la sua morte. Ma chi? Per scoprirlo, stamattina Ragozzino ed io siamo andati ad Agropoli nella sede della compagnia di taxi che serve tutta la zona del Cilento. Fin qui tutto chiaro, professore?".
"Chiaro un corno! Io non ci sto capendo più nulla, commissario. Prima mi ha parlato di quel D'Ausilio e non mi ha ancora detto chi è, poi mi ha tirato fuori la storia della compagnia di taxi, e non mi ha detto perchè; infine si è messo ad analizzare le teorie di Ragozzino di cui, se mi consente l'espressione, non me ne frega una benemerita minchia. La vuole smettere di portarmi per vicoli e vicarielli? Si vuole decidere a dirmi chi è l'assassino?".
"Un po' di pazienza, professore, e ci arriveremo".
La iena si stava divertendo un mondo e non aveva alcuna intenzione di stringere i tempi: "Purtroppo alla compagnia di taxi siamo incappati in un autentico imbecille che ci ha messo una vita per risalire al nome del conducente (non era vero, ci aveva messo un paio di minuti, ma Noce voleva far "friggere" ancor di più Sirago). Poichè non sapeva dove mettere mano, ci ha pregato di tornare un'ora dopo e, per ingannare il tempo, siamo andati a prendere un aperitivo. Uno spritz. Buonissimo. Peccato che io non ricordi il nome del bar, ma se mi viene in mente glielo dico. Comunque non è difficile rintracciarlo: si trova proprio all'ingresso del paese, dove c'è il senso vietato e devi per forza fare tutto il giro per raggiungere il bar. Dove eravamo rimasti? Ah, si: a quell'imbecille della compagnia di taxi. Quando siamo ritornati da lui, non ce l'aveva ancora fatta a trovare il nome del conducente. Gli ho detto: "Si faccia aiutare da qualcuno" e lui ha chiamato un giovanotto con una faccia da culo esattamente come la sua e finalmente - dopo altri tre quarti d'ora - dai registri delle corse effettuate è spuntato fuori il nome del conducente: Pietro D'Ausilio".
"Ah, ecco chi è: un tassista! Ma non mi ha detto ancora cosa c'entra col delitto".
"Ma se lei m'interrompe ogni cinque minuti... Abbiamo provato a chiamare D'Ausilio sul cellulare, ma era spento (un'altra menzogna, il tassista aveva risposto subito), quindi abbiamo perso un'altra buona mezzora per rintracciare il numero di telefono della figlia e...".
...e Sirago finalmente mangiò la foglia e decise di passare alle maniere forti. "Per dessert ci sono i cannoli alla siciliana. Li ho fatti fare appositamente dalla migliore pasticceria di Castellabate perchè so che lei ne va pazzo. Ebbene, se non la smette di prendermi per il culo e non arriva al più presto al dunque, io i cannoli non li porterò a tavola. Nè stasera nè mai".
"Cedo alla violenza. D'Ausilio è il tassista che ha portato da Acciaroli a Castellabate, e ritorno, chi ha ucciso David Bertan. Lo abbiamo pregato di rientrare immediatamente da Napoli e quando è giunto al commissariato gli abbiamo fatto vedere le foto che Ragozzino ha trovato su Google: quella di Remy Dussolier, l'allenatore del Racing Tolosa, e quella di Laurent Grignon, il dirigente accompagnatore della squadra. E lui ha riconosciuto subito l'assassino".
"Chi dei due?".
"Porti immediatamente a tavola i cannoli alla siciliana e glielo dico".

***

Martedì 1 ottobre - Ore 11,30
"Ok, il tassista lo ha riconosciuto. Ed ha trovato anche della sabbia il giorno dopo sul sedile posteriore. Ed è verissimo che i tempi coincidono. Ma se io vado da lui soltanto con questa roba, col cavolo che il Gip chiede alla magistratura francese un mandato d'arresto europeo... m iriderà in faccia, ecco l'unica cosa che farà".
"Ma lo capirebbe anche un demente, signor procuratore, che è lui l'assassino. Cosa vuole che sia andato a fare sulla spiaggia di Castellabate, a guardare le stelle?".
"No, certo che no, ma per il Gip fino a prova contraria può anche essere andato a raccogliere funghi. Per ottenere un mandato d'arresto europeo, caro Ragozzino, servono prove... o almeno indizi più consistenti di quelli che mi ha portato. Una rogatoria internazionale, quella sì. Stia pur certo che il Gip acconsentirà".

***

Martedì 1 ottobre - Ore 21
"Cosa diavolo è una rogatoria internazionale?", chiese il prof. Sirago a Noce.
"Poichè il nostro uomo si trova in Francia, Il Gip chiede alla magistratura francese di sottoporlo ad interrogatorio con le domande inviate dalla magistratura italiana. All'interrogatorio può assistere anche il funzionario di polizia italiano che ha seguito il caso, con la facoltà di suggerire altre domande ma senza la possibilità di rivolgerle direttamente all'indiziato. Nel frattempo possono avvenire due cose:
1. la polizia francese, sempre su richiesta della magistratura italiana, effettua indagini per reperire prove a carico dell'indiziato.
2. l'indiziato prende il primo aereo per Timbuktu e chi s'è visto s'è visto".
"E il mandato d'arresto europeo?".
"Beh, quello è molto più efficace, e per noi sarebbe l'ideale. Se la magistratura francese dà l'ok, la polizia arresta l'indiziato, lo impacchetta e ce lo spedisce. In questo caso, poichè non è tenuta ad avvisarlo preventivamente, il nostro uomo non ha la possibilità di svignarsela. Nè a Timbuktu nè altrove".
Quella sera avevano deciso di andare a cena fuori, in un ristorante di S.Marco di Castellabate in prossimità della spiaggia del Pozzillo. Seduti sulla terrazza del locale, Noce e Sirago potevano vedere in lontananza il luogo del delitto.
"Ma lei che idea s'è fatto? Perchè lo ha ucciso?".
"Il motivo, almeno per il momento, lo sa soltanto l'assassino. L'unica cosa certa è che odiava Bertan. Probabilmente ha colto al volo l'occasione del suo incontro con Grazia Salzano per ammazzarlo. Per lui è stato una manna piovuta dal cielo. Avrà pensato: "Siamo in un paese straniero, in una piccola cittadina balneare con poliziotti che probabilmente non hanno mai visto un delitto in vita loro e che sicuramente indirizzeranno le indagini - cosa che effettivamente è avvenuta - nella direzione sbagliata, quella di Grazia Salzano. Intanto io me ne torno tranquillamente in Francia: e quando mi prendono!". E così, dopo essere venuto a conoscenza dell'appuntamento sulla spiaggia, noleggia il taxi di Pietro D'Ausilio e parte da Acciaroli mezzora prima di Bertan. Si fa lasciare alle porte di S.Marco di Castellabate e chiede a D'Ausilio come potrà procurarsi un taxi per tornare ad Acciaroli. D'Ausilio si offre egli stesso di riaccompagnarlo e nel frattempo va a cena in attesa del ritorno del cliente. Il nostro uomo raggiunge la spiaggia del Pozzillo e si nasconde nello stabilimento in attesa dei due amanti. Il resto lo sappiamo".
"D'accordo, ma chi gli assicurava che Bertan e la Salzano non sarebbero rimasti sulla spiaggia fino all'alba?", obiettò Sirago.
"Bravo professore! Ecco perchè io sono certo che Bertan, per vantarsi, ha raccontato all'assassino ciò che sarebbe accaduto quella sera firmando così la sua condanna a morte. La cosa che più mi fa incazzare - e strinse il pugno in direzione del luogo del delitto - è che sappiamo il nome dell'assassino e non possiamo sbatterlo in galera, almeno per ora. Ho un fegato così".
Ciò non impedì alla iena di ordinare frittura all'italiana, impepata di cozze, frittura di paranza e, per dessert, una doppia porzione di ricotta e pera.

 

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